41º

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Alex pov

"Mamma mi manchi così tanto. "

Le ultime settimane erano state un calvario, vedere la sofferenza sul viso di mia madre era straziante, le stavamo sempre accanto soprattutto Joanne.
Già Joanne, dalla sera della festa non le avevo più parlato, come al solito l'avevo trattata male e lei mi aveva mandato a quel paese ma non avrei mai immaginato che arrivasse al punto di buttare via l'anello che mi aveva comprato.
Mike era venuto sopra con un vassoio di ordini e mi aveva portato la scatola ,me l'aveva data e mi aveva intimato di non far soffrire Joanne o me la sarei vista con lui.
Quando gli avevo chiesto perchè l'avesse lui mi aveva detto che dovevo ringraziarlo di aver guardato nella scatola dopo che Joanne gli aveva chiesto di buttarla via.
Ero stato un grandissimo stronzo e lo sapevo ma in quel momento mi ero giustificato dicendomi che l'avevo fatto per punirla.
Il declino improvviso della salute di mia madre non mi aveva dato modo di riuscire a scusarmi con lei, nonostante avessi tentato in tutti i modi di avvicinarla e di parlare con lei ma non mi aveva mai degnato di uno sguardo ,di una parola o di un abbraccio.
No tutto questo lei l'aveva riservato a Ken , per Ken erano le parole di conforto, per Ken erano le carezze, per Ken erano gli abbracci, per me niente e solo dio sa quanto ne avessi bisogno.
Poi quando finalmente era tornata a rivolgermi la parola le avevo riversato addosso tutto il mio risentimento, le avevo detto tante di quelle cattiverie che l'avevo lasciata stordita e senza parole.
Non mi aveva risposto, non aveva pianto, non aveva fatto niente tranne togliersi l'anello che le avevo dato ed era andata via.
L'avevo trattata male, l'avevo ferita ancora e ancora ma questa volta nessuno avrebbe messo pace tra noi neanche lo stesso Dio.
Alla fine lei non aveva nessuna colpa, in fondo anche lei aveva perso da poco suo padre ,per non parlare della madre mai conosciuta , cazzo maledizione avevo combinato un gran casino e dovevo porvi rimedio da solo perchè se ancora Ken non era venuto a prendermi a pugni significava solo una cosa: lei non aveva detto niente.

Era tutto pronto, tutto sistemato per la mia partenza, Julyet oltre a Daniel era a conoscenza adesso dei miei piani ,durante tutta la settimana aveva cercato mille possibili soluzioni per venire con me o per indurmi a non partire, ne aveva escogitate di diverso tipo dalle suppliche alle minacce, dal senso di colpa al diventare mia acerrima nemica.

Alla fine aveva rinunciato perchè non era riuscita a scalfire la mia determinazione ma mi strappò il consenso di poter venire una volta ogni tanto a trovarmi a patto che seguisse esattamente le mie istruzioni o non se ne sarebbe fatto niente.

Ero nell'ufficio di Daniel e aspettavo che finisse di parlare con Pierre Manon che mi avrebbe ospitato a Chicago, dalle grandi vetrate che davano sul giardino potevo vedere Alex che se ne stava seduto sempre li sulla panchina, era passata una settimana dalla sua sfuriata contro di me e non avevo la benchè minima intenzione di avvicinarlo era stato più che chiaro ma accidenti a me nonostante questo avevo tanta voglia di rifugiarmi tra le sue forti braccia, scossi la testa per allontanare quel pensiero, erano stati giorni difficili per tutti, Daniel era sconvolto e parlava pochissimo, Ken dopo i primi giorni era tornato all'attacco e dovetti confessare che i miei piedi erano neri e scorticati perchè ero tornata a piedi dal Dark, gli propinai l'ennesima bugia per non farlo litigare con Alex, non mi resi conto che intanto Daniel aveva terminato la chiamata e mi fissava .

"Lo ami vero? "

Quelle parole mi destarono dal mio stato di trance ,era così evidente? Decisi di negare.

"Scusa zio Dan ero sovrappensiero e non ho capito, dicevi? "

"Joanne ti ricordo che ti ho vista crescere e anche se non ti sono stato vicino come la mia cara Emilia sappi che nel corso degli anni ho imparato a leggere le sfumature dei tuoi sguardi. Quindi so perfettamente quando cerchi di prendermi in giro, ora dimmi lo ami vero? "

Era vero per quanto cercassi di raccontargli una qualsiasi frottola lui aveva sempre capito quando mentivo e a quanto pare negare con lui l'evidenza dell'amore per Alex sarebbe stato inutile.

"È proprio così evidente? Ho cercato di non permettere al mio cuore di innamorarsi di lui ma sembra che sia dotato di una volontà propria e incurante del mio ordine mi ha cacciata in un pasticcio di dimensioni stratosferiche. "
spiegai continuando a guardare fuori Alex seduto sulla panchina.

"Perchè dici che è un pasticcio? Non pensi che anche per lui potrebbe essere la stessa cosa? "

Oh caro zio Dan se solo tu sapessi quanto rancore e odio Alex mi ha riversato addosso, come può essere innamorato di me?
Scossi la testa

"No zio Dan, può darsi che a modo suo mi voglia bene, in fondo siamo cresciuti insieme ma di sicuro non mi ama. Piuttosto cambiamo discorso ,Pierre che ti ha detto? Quando posso partire? "

"Sei sicura di voler mettere in atto il tuo progetto? Se vuoi con Alex posso parlare io e tentare di capire"

"No zio Dan, nel modo più assoluto, non voglio che tu parli con lui, si sentirebbe in un certo senso obbligato e non è questo che mi aspetto. Lascia che la vita percorra il suo corso e sarà quello che il destino vorrà. "

"Sai Joanne tante volte l'età anagrafica non conta ,tu dimostri molti più anni di quelli che hai quando parli, se non vuoi che io interferisca non lo farò. Ora parliamo del tuo progetto, Pierre è disponibile anche da subito, non dovremo far altro che avvisarlo del tuo arrivo in modo che venga a prenderti dall'aeroporto. Ha una stanza libera nel suo albergo anche se a me da più l'impressione di un B&B o di un ostello per ragazzi, comunque se vuoi può darti un lavoro al bancone del bar oppure trovarti altro, quando sarai lì sarai tu a scegliere e sono sicuro che non mi deluderai. Ora resta da decidere quando vuoi partire e fare le valige."

"Zio Dan a proposito di partire avrei un paio di richieste da farti"

"Dai, chiedi quello che vuoi vedrò come posso accontentarti."

"Se fosse possibile vorrei spostarmi in elicottero e vorrei partire di notte, per quello che riguarda le valige non porterò via niente, quello che mi serve sta benissimo in un borsone. A Chicago comprerò ciò di cui ho bisogno, inoltre ho bisogno di soldi liquidi non della carta di credito. Non voglio altro. "

Le mie richieste provocarono una risata a Daniel che mi guardò con una certa ammirazione .

"Bhe tesoro devo dire che mi saresti molto più utile qui per i miei affari che altrove, la tua arguzia mi sorprende e credo che al momento opportuno potrai tornarmi utile anche a Chicago. Non c'è che dire sei tale e quale al tuo caro padre, ah se solo potesse vederti! Se ho capito bene le tue intenzioni non vuoi lasciare alcuna traccia giusto? "

L'accenno alla somiglianza con mio padre mi fece sorridere.

"Esatto"

"Ma dimmi vale solo per Alex o anche per Ken perchè a Julyet l'hai detto dove vai, quindi suppongo che solo loro due non devono sapere dove vai? "

"E poi sono io l'arguta eh? Comunque per il momento non voglio che nessuno dei due sappia dove sono, io e te ci sentiremo alla solita ora che stabiliremo più in la. Quando me la sentirò mi farò io viva con loro ma lo deciderò io. "

"Sai che Ken soffrirà molto la tua assenza, ti chiedo solo di non metterci molto. Non voglio perdere più nessuno. "

"Tranquillo zio Dan, non perderai più nessuno. Allora per il mio trasferimento? "

"Fammi sentire un mio amico che mi deve un favore, se è disponibile stasera vuoi già andare? "

"Se fosse possibile si, ne approfitto che Ken è fuori zona ,Alex non è un problema perchè passa tutte le notti fuori. Per questo di notte è il momento giusto. "

"Ok, spero che tutto questo non mi si ritorca contro, sei ancora una bambina. Chiamo Jared "

Intanto che Daniel chiamava il suo amico rimuginai su quella che era stata la mia vita fino ad ora, se tutto andava bene già da domani sarebbe incominciata la mia nuova vita.

Una vita dove solo io ero la padrona del mio destino.

My Life           My DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora