Possiamo farcela.

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"Mi dispiace tanto Harry, adesso è in un posto migliore" Bill rassicurava il ragazzo con forti pacche sulle spalle e calorosi abbracci. Louis non sapeva, come un uomo tanto innamorato riuscisse a mantenere tanto controllo.

"L'ho amata con tutto me stesso, mancherà anche a me, ci faremo forza insieme" sorrise amaro asciugandosi una lacrima ed afferrò il volto ancora sconvolto di Harry, mentre fissava il vuoto, stampandogli poi un bacio tra i capelli.

Louis li fissava a pochi metri di distanza, con le braccia attorno al corpo e lo sguardo basso. Aveva avuto agio di conoscere Anne, prima che lei morisse, maledetta malattia.

Una donna forte, come anche hanno detto i dottori, ha lottato per tanti anni, ma alla fine ha ceduto anche lei. Bill ha raccontato ai due ragazzi come si fosse spenta con il sorriso sul volto, mentre dormiva, una morte indolore.

Louis era sicuro che Anne stesse sognando il suo bellissimo riccio.

"Tu hai la possibilità di avere Louis con te, lui si prenderà cura di te, okay? Adesso vai, puoi rimanere da lui se vuoi o lui può dormire da noi" gli sorrise un ultima volta e sorrise anche verso Louis, il quale si avvicinò ad Harry cingendogli la vita con un braccio salutando l'uomo, uscendo dall'ospedale.

Che casino, che orribile casino.

"Louis, non mi sento be-" Harry sussurrò per poi accasciarsi al suolo e prendere a vomitare anche l'anima.

"Sono qui, calmo" il ragazzo dagli occhi blu si accovacciò al suo fianco, spostandogli ciuffi dal volto e baciandogli la fronte.

Poco dopo erano all'impiedi ed Harry si sorreggeva disperato all'altro.

"Andiamo a casa mia, okay?" Sussurrò Louis, ma non ricevette risposta, lo prese come un si e in pochi minuti erano in auto. Non una parola, non uno sguardo, solo tanta tristezza nell'aria e poca voglia di combattere contro un doloroso destino.

Arrivarono a casa ed era già buio, Harry guardava verso il basso, costantemente distratto, non alzava nemmeno i piedi dal pavimento per camminare, li trascinava con fatica.

Era distrutto, mentalmente e fisicamente.

Si può dire che l'unico spiraglio di luce, l'unica sua forza era Louis.

Quest'ultimo aprì la porta e fece entrare prima Harry, seguendolo velocemente. Accese le luci, gli afferrò le grosse mani fredde e tremolanti e si avviarono verso il piano superiore.

"Vuoi mangiare qualcosa?" Chiese dolcemente prendendo il pigiama più grande che avesse, per farglielo indossare.

Harry ancora una volta non parlò, ed il suo silenzio valeva più di mille lacrime, colpiva Louis nel cuore e nel petto più forte di un pugno, di un colpo di pistola.

Era devastante, vedere tanto dolore in un paio d'occhi così belli, adesso così sofferenti.

Louis non credeva in Dio, non poteva far accadere una cosa tanto orribile ad un ragazzo tanto buono come Harry, lui non meritava di soffrire, nemmeno la più potente delle entità aveva il permesso di far spegnere la fiamma brillante che alloggiava nelle iridi chiare del riccio.

Anche quando era triste, arrabbiato, deluso o imbarazzato, in ogni sua sfumatura, quella fiamma era sempre accesa, al massimo più debole, ma mai spenta come ora.

Harry si limitò ad indossare il suo pigiama, si spogliò senza vergogna dinanzi Louis, che semplicemente si era voltato di spalle, imponendosi di non guardarlo.

In un certo senso, Harry non pensava più lucidamente.

Un singhiozzo fece riscuotere Louis dai suoi pensieri, Harry aveva ripreso a piangere, ancora. Gli afferrò un polso ed insieme si distesero sul letto, il più basso coprì entrambi con una coperta, nonostante il soffocante caldo, nei cuori di entrambi tutto era gelido.

Mask.|| Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora