La fermata

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Quando mi sveglio mi ci vuole un attimo per capire dove mi trovo.
Anima è crollato con la testa sul tavolo, deve aver lavorato fino all'alba.
Mi alzo del letto e vado in bagno per sciacquarmi la faccia e riavviare un po' i capelli.
Dopo aver optato per una coda, vado da Sascha e gli metto una coperta sulle spalle.
Lo osservo per qualche minuto mentre dorme con un sorriso beato sul volto e poi decido di uscire. Per non allarmarlo gli lascio un biglietto dove gli scrivo che sto andando a casa prendere dei cambi di vestiti.

Dopo tanto camminare arrivo alla fermata del bus, quella dove avevo conosciuto Marco.
Mi siedo e aspetto pazientemente che arrivi il mio.
Ne arriva uno, che purtroppo non mi serve per la mia destinazione, e scende una moltitudine di gente.
All'ultimo, prima che le porte si chiudano, scende un ragazzino dall'aria familiare.
"Ehi ciao" mi saluta imbronciato.
È Marco, e deve essere arrabbiato per il mancato saluto dell'altra volta.

"Scusa" gli dico imbarazzata "Non avevo voglia di parlare con nessuno quel giorno, non volevo ignorarti. Insomma pensaci, non avrebbe senso! Perché dovrei ignorare una delle poche persone sulla faccia della terra che mi rivolge la parola? Sarei matta!"
Marco scuote la testa e poi ridacchia.
"Che c'è? Sono divertente? "
"No no, cioè un po si ma non è questo il fatto. È che per farmi questo bel discorso hai perso il tuo autobus"
Sconcertata lo vedo ripartire proprio davanti ai miei occhi.
"Oh cavolo! Non potevi avvertirmi? "
Marco non risponde alla mia domanda ma dice una cosa strana: "Non volevo rimanere solo".

Obbligata a rimanere alla fermata per aspettare un altro autobus utile, inizio a conoscere davvero Marco.
Ha 14 anni, anche se ne dimostra meno, vive con gli zii, ha una gatta di nome Kira, adora i Mates e viene alla mia stessa scuola.
"Cooosa? E come mai non ti ho mai visto?"
"Perché non vengo molto spesso, ho..dei problemi. Io però ti ho vista, eri con un tipo"
Edoardo.
"Tutti abbiamo dei problemi"
Gli sorrido e poi gli do un bacio sulla fronte.
"Ti va di scambiarci i numeri?"
Alla sua richiesta mi sento irrigidire.
Non ho mai dato il numero neanche a Edoardo, e di lui mi fido ciecamente.
Dopo un attimo di esitazione però decido di darglielo e lui mi sorride riconoscente.
Per fortuna a salvarmi dall'imbarazzo arriva il mio autobus.

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