(24. pausa)

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Il Silenzio nacque per far compagnia alla Solitudine. Fu accolto da una sorella a volte indifferente, altre grata. Gli occhi puntati al cielo lasciavano cadere gocce di pianto, troppo salate per dissetare il seme nella sua culla.

"Silenzio, credi che il Cielo ci ascolti? Credi che possa comprenderci?"
Dal fratello nessuna parola in risposta. La Solitudine, che cercava il suo affetto, poteva sentire conforto solo dalle proprie mani, carezze che non colmavano mai il vuoto lasciato dalle lacrime, per quanto potessero diventare dolci.

Né dolce né salato serviva alla terra. L'agonia si fece amara, poi invisibile.
"Se parlo tu te ne vai e mi lasci sola. Ma è il mio unico modo per sapere che ci sei, per trovarti. Perché solo la tua muta risposta mi avverte della tua presenza" sospirò Solitudine, rivolta al fratello.

Amava la propria voce. Grazie a lei le sembrava di poter raggiungere il Cielo.
Odiava la propria voce. Con lei si sentiva sola. Se taceva, però, il fratello tornava a parlarle.  

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