40. Lager

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Parola tristemente famosa, il cui suono dolce si storpia per portare tra i denti sensazioni amare.
Parola quantomai attuale, non solo per i libici.
Pare un'assurdità, ma veramente c'è gente che fugge dai lager e gente che se li costruisce mentalmente per la falsa comodità di non pensare.
Si fa molto presto a parlare di sé e per sé, ma poi i vestiti rimangono stretti e l'uomo, di suo, ha bisogno di allargarsi, ha bisogno di spazio, altrimenti non respira. È avido, paventa l'aria, urla per i suoi diritti e per l'ingiustizia di essere nato senza poter fare ciò che vuole. Deve lottare per giungere ai suoi obiettivi e non è detto che la sua battaglia la vinca, perché è debole, le sue forze da sole non bastano.
Ecco che allunga il braccio per guadagnare un altro punto di approdo e toh... c'è qualcun altro che sta facendo lo stesso.
L'altro però è debole, forse anche più debole, perché le condizioni che la vita gli ha imposto alla nascita non sono state altrettanto generose.
E allora perché non scansarlo, sopprimerlo, farlo tacere, visto che la sua richiesta dà fastidio e l'uomo ha già da pensare ai suoi casini? Sì, perché chi gli risolve i suoi se si dà ascolto a quell'altro? Mica è scemo, ci pensi qualcun altro, per carità.

Egoista, sprovveduto, cieco.

Così si diventa quando si è prigionieri di un lager mentale, dove tutti gli sforzi sono incanalati per la sopravvivenza del proprio io.

Eppure anche nei lager c'è chi sovverte la "normalità" in "umanità".
Ciò che è norma, è prima di tutto legge. Se la legge non è umana, allora non lo è neanche la normalità, che semmai è divenuta uno stato di torpore.
Vogliamo svegliarci e vedere cosa è giusto fare in quanto esseri umani?
Quanta umanità c'è rimasta, quanto cuore?
Sì, è una questione di pancia, di pelle, ma anche di testa. Ognuno è capace ed è libero di pensare. Il "conformismo" si addice a chi delega anche questa minima fatica, a chi si lascia suggestionare da una retorica che batte ferro su quattro chiodi messi in croce perché lusinga il malessere dell'uomo e ci naviga attorno, senza mai toccare porto, perché in quelle acque "sicure" può continuare a nuotare...

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