36. Della libertà di opinione

12 1 0
                                    

Mannaggia.

Siamo in un mondo in cui a parole si celebra la bellezza della diversità e la si rivendica con decisione.
E poi arriva un tizio a cui gli si chiede un parere, magari prevedendone già la possibile constatazione. Proprio per questo ci si rivolge a lui.
E questo povero cristo risponde esattamente come ci si aspettava, ossia andando contro l'opinione condivisa da gran parte del mondo. Magari aprendo gli occhi dei ciechi.
Perché è facile riferire quanto si è già sentito e dato per vero, è comodo, è accettabile.
Ecco, contro costui che si è espresso su richiesta, si scagliano le maledizioni più crudeli, i tweet più volgari (chissà perché ai pigolii si presta così tanta attenzione e autorevolezza), i commenti più critici.
Oh, ha solo detto la sua ed è pure stato interpellato.
Niente da fare, boom di attacchi personali. Tutto il parentado viene coinvolto verbalmente. Anche le ceneri degli avi vengono setacciate. Dei futuri pargoli nessuna traccia.
Dicesi, di questo atteggiamento atto a cancellare commento e persona, "censura". Corredata di gratuita "condanna a morte estesa ai famigliari".
Vive la liberté!
Ma c'è modo e modo di esprimersi, vero.
Ciononostante i post riducono le nostre competenze sociali e non andiamo più incontro con il pensiero, ci scagliamo a parole. Che vengono tutte minuziosamente registrate e messe ai verbali.
Oh, yes.
Nessuno escluso.
Chi di parola ferisce...

Perle del giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora