Lunatica.

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Passata la soglia della grande vetrata, venimmo abbagliati da un fascio di luci bianche psichedeliche ed investiti da un arcobaleno di maglie l' una diversa dall' altra.

"Vieni da questa parte"- disse James prendendomi la mano.

Attorno, dei ragazzi ballavano senza nascondere le loro intenzioni carnali, strusciando i corpi con il partner ed a volte scambiarsi dei baci non innocenti.

Passammo davanti a degli stand in cui una donna, dalla testa rasata e un abito a rete giallo fluorescente, cercava di vendere dei vestiti molto provocanti e delle scarpe simili a quelle di Ethel.

"Vedi con questi pantaloni riuscirai a muoverti come se fossi nuda"-spiegava ad una ragazza dai capelli rossi ricci-"Inoltre, hanno polvere di ossa di fata, questi non si sbrindellano quando ti trasformi. Immaginati di trovarti a combattere contro un elfo oscuro...".

Il mio orecchio e il mio cervello volevano stare ancora ascoltare il resto della conversazione alla quale, raccogliendo tutto il mio coraggio, avrei potuto partecipare con delle domande.

Tutti in quel posto sapevano perché si trovavano lì. Il motivo della loro presenza ed il perché fossero speciali.

Fino a qualche ora anch'io conoscevo la mia persona ed il mio posto era sotto le coperta nella casa, in cui avevo vissuto sotto una campana di vetro, ignorando tutto quello che mi circondava, compresa la verità del mio vero essere.

"Vlad, due toniche con uno spruzzo di soffio di drago"-ordinò il mio amico accomodandosi su uno sgabello davanti ad un lungo bar nero lucido.

"Certo"- disse il barista facendo sbattere gli occhi senza muovere le palpebre, mentre mi guardava con aria interessata.

"Bene ora vorresti spiegarmi qualcosa?"- chiesi sedendomi accanto a James.

"Spiegarti cosa? I fratelli Martel ti hanno già spiattellato tutto!"- rispose toccandosi il ciuffo ribelle-" Non hai ancora capito che questo è il tuo posto?"- continuò indicando il complesso che suonava su un palco.

"Sinceramente, penso che vi siate sbagliati, punto e basta. Sicuramente, sono stata drogata e .."

"In che maniera, di grazia, avrei potuto somministrarle delle pasticche o farle inalare qualcosa di nocivo?".

"Non lo so, ci sono sempre novità per quanto riguarda quel mercato..".

"Ecco a voi, ragazzi"- ci interruppe il barman posando due bicchieri blu, soffiandoci sopra sprigionando del fuoco.
Mi lanciò un sorriso molto ammagliante, se non fosse stato per una lingua da lucertola che fuoriusci' dalla bocca.

"Ok"-esclamai guardandomi le spalle, mentre James spegneva la propria bibita-"Respira Emily, come ti ha insegnato Amelia per stare calma quando sei stressata.."- mormorai alzando ed abbassando ritmicamente il petto.

"Tutto bene?"-mormorò un uomo seduto alla mia sinistra con un buffo cilindro in testa turchese.
"Sì, grazie. È solo la prima volta che vengo a questo evento. È un po' troppo in una sola notte"-spiegai sorridendo.
"È assolutamente normale, sentirsi così "-ridacchio'-"Angie spiega tu alla nostra nuova amica che è normale esserlo!"-disse toccandosi il copricapo.
"Certo"-mormorò una voce.
Il cappello si alzò magicamente, facendo comparire una donna non più alta di una mela, con un vestito bianco - "Non ti preoccupare bambina, qui siamo tutta gente per bene".
"È vero"-stridette una terza voce; un bimbo era uscito dalla lunga gonna di Angie.
"Non ci posso credere"- borbottai girandomi verso il mio accompagnatore-"Scuami, ma questo è troppo per me".
James scattò energicamente in piedi-"Tu non puoi andare!"-sbraitò gesticolando con le mani.
"Certo che posso!"-obbiettai alzandomi a mia volta.
"Devi sapere tutto prima!"- spiegò il ragazzo bloccandomi con gli occhi fissi sui miei.
"Non posso... Perdonami"-dissi guardando il mio riflesso scuro allontanarsi velocemente da lui e da quella serata.
"Emily! Emily! Ti perderai".
Corsi in mezzo alla folla di ballerini finché non sentii più lo sguardo e la voce del mio amico seguirmi.
Mi ero talmente addentrata nella mischia che avevo perso l'orientamento e la cognizione del tempo e dello spazio.
Mia madre morirà di terrore se si sveglia e non mi trova, pensai accarezzandomi il braccio destro.
Ero ferma impalata in mezzo a quella gente che si divertiva, rideva e faceva cose che una minorenne non dovrebbe vedere.
Oramai, avevo perso tutte le speranze.
Mi piegai sulle ginocchia prendendomi la testa fra le mani in attesa che qualcuno mi aiutasse.
Jason perché non sei qui, pensai mentre due lacrimoni si facevano strada sul mio viso.
Improvvisamente, un paio di nike rosse si fermarono davanti a me. Con gli occhi seguii due gambe possenti avvolte in un paio di pantaloni scuri, per poi passare ad un felpa nera.
Era il ragazzo dal cappuccio che avevo incontrato già un paio di volte.
In quel momento era più di un conoscente ; era un amico in mezzo ad un fiume di sconosciuti.
Automaticamente le mie gambe si drizzarono, portandomi a pochi centimetri di distanza dal seguace dell'omega con la croce traversa.
Giuro di aver visto un sorriso smagliante e bianco brillare da sotto la sua maschera e due spiragli rossi illuminarli entrambi i lobi.
"Ti sta bene il mio rubino"- disse con la voce cruda il ragazzo.
"Grazie"-replicai sistemandomi i capelli per nasconderlo-"Quindi anche tu fai parte di ciò?".
"Qui tutti siamo parti di un disegno più grandi di noi"-sbottò avvicinandosi, mentre la cantante intonava una canzone mielosa di un gruppo che non avevo mai sentito nominare.
"Ahn sì?".
Si stava avvicinando sempre di più finché il suo petto si trovo' a pochi millimetri dal mio.
La curiosità era troppa; feci cenno di scostare la sua maschera per vedere con chi stavo parlando e ringraziare colui che mi aveva salvato e messa in guardia da me stessa.
"Non penso sia una buona idea"-spiegò prendendomi la mano per mettersela all'altezza del cuore-"Non voglio rovinare tutto..".
"Hai detto di non essermi nemico più volte, anche se dovremmo"-sospirai liberandomi dalla sua stretta-"Da accordo per il momento non voglio sapere chi sei"-decretai prendendo due passi di distanza andando a sbattere contro un tipo il doppio di me che mi rovesciò da capo a piedi un intruglio verde e puzzolente.
Rivoltai contro il brutto ceffo tutte le parolacce che conoscevo del mio vocabolario; cercai di pulirmi con um fazzolettino di carta il maglioncino e i pantaloni scoprendo che la misteriosa sostanza stava sparendo man mano che il tempo passava non lasciava traccia.
" Scusami dicevamo"- ripresi spostando lo sguardo verso il mio "amico" dall'identità sconosciuta, senza vederlo.
Era bastata una manciata di minuti e quell'individuo l'aveva sfruttato per dileguarsi in mezzo alla folla.
Le lacrime cominciarono a rigare di nuovo il viso finché vidi una macchia rossa muoversi, indistintamente, lontana dalla massa di gente accalcata sotto il palco.
Cominciai l'inseguimento delle nike vermiglie, fino a raggiungere una porta di metallo che si aprì verso una corte esterna.
Il respiro si fece affannoso e dalla mia bocca usciva uno sbuffo di fumo bianco.
L'aria sembrava fredda, ma il corpo non sembrava accorgersene, era troppo indaffarato ad individuare il mio obiettivo.
Non c'era nessuno attorno a me. Tesi le orecchie in attesa di un rumore, un fruscio o un mormorio.
Un calpestio di foglie secche mi fece capire che si stava avvicinando qualcuno in quell'angolo buio e spaventoso.
Assunsi una posa d' attacco piegando lievemente le ginocchia, incurvando la schiena pronta per travolgere, fisicamente, la persona che mi aveva abbandonato in mezzo al caos totale.
Dovetti aspettare un paio di secondi prima di vedere una coppia di ragazzini ridere con una bottiglia di birra, ciascuno, ormai vuota.
"Bene direi che posso anche andarmene!"- sbottai sistemandomi il cappotto ed i pantaloni.
Un pezzo di ghiaccio riuscì a conquistare totalmente il mio interesse.
Si trovava su di una ramo di un albero spoglio e addornato da tanti ghiaccioli, facendolo sembrare un bellissimo prisma gigante che irradiava la luce della luna, salita nel cielo.
Non so se fu soltanto l'immaginazione, il fatto di essere sola o le forti emozioni della notte, ma basto' vederne il riflesso per farmi perdere nuovamente i contatti con il mondo che mi circondava, immergendomi in un bellissimo posto dalle sfumature bianche, grigie e trasparenti.

***
"Ok, mi alzo! Ho capito"- borbottai, avvicinandomi al comodino per spegnere quella sveglia, che da quando avevo cinque anni si divertiva a destarmi-"Dove diamine sei?"- ruggii non trovandola al suo posto.
Mi sedetti sul letto senza aprire gli occhi mettendo un piede per terra in attesa del freddo pavimento.
Strano, pensai spostando i piedi sempre più giù in attesa delle piastrelle.
"Ahhhhhh"- urlai attutendo con il sedere la caduta.
"Che botta!"- imprecai guardando la trave di legno che adornava la mia stanza -" Come sono riuscita a salire li sopra? Che cazzo indosso?".
Le gambe erano avvolte da calze fucsia a rete e dei shorts neri mi aderivano come una seconda pelle sui fianchi e sul sedere, per non parlare della parte di sopra.
Un top nero in pelle mi stringeva la vita, facendo da push-up al mio decolte generoso.
"Emy tutto ok?"- chiese la voce di Amelia bussando lievemente alla porta-"Ho sentito un rumore. Posso entrare?".
"No no tutto bene"- risposi togliendomi quei ridicoli vestiti finché non mi sfuggì un lamento davanti allo specchio.
"Sicura di stare bene?"- domandò Amelia preoccupata.
" Sí, sí alla grande"- replicai guardando la mia testa adornata da ciuffi biondi platino.
Dopo aver raccolto la mia criniera, diventata uno scherzo della natura, in un chignon stretto, indossai un cappello rosso con il simbolo della grande mela.
Non mi piaceva molto, ma era l'unico copricapo che mi poteva aiutare a nascondere il mio nuovo look.
"Buongiorno cara"- canticchiò mia madre mentre prendevo posto sulla sedia accanto a lei, in cucina.
"Buongiorno mamma"- salutai a mia volta addentando una splendida ciambella glassata al cioccolato bianco.
"Copriti bene, che fuori è freddo. Vedo che ti sei messa quel ridicolo coso in testa"- commentò Amelia sbucando da dietro le nostre spalle con il bucato da fare nelle braccia.
"Già, non lo uso mai"- dissi bevendo velocemente un sorso di latte caldo.
"Ti sta molto bene"- sbottò mia madre facendo un sorriso a quaranta denti.
Stranamente, non si era accorta della mia fuga notturna, possiamo aggiungere che la fortuna era dalla mia parte, tranne per quel piccolo problema di colore.
"Ti conviene muoverti Emy"- disse Amelia passandomi la cartella -" Sono quasi le 7:30".
"Cavolo. Ora scappo"- esclamai scattando come una molla impazzita per poi baciare mia madre, Amelia e mettere lo zaino in spalla.
La fermata dell'autobus non era molto lontana dalla mia casa, era una camminata di dieci minuti.
Giunta al cartello in cui erano disegnati due bambini che si tenevano per mano e un enorme Stop, mi misi a leggere il mio Kindle.
Avevo appena riniziato Dracula. Era uno tra i miei romanzi preferiti, conoscevo a memoria molti dei passaggi di quel bellissimo libro.
Ora lo guardavo con un'altra aria e un altro tipo d'attenzione, cercando di scorgere la verità in mezzo a quelle righe strette e scritte con carattere minuto.
Man mano che analizzavo il testo mi sentivo, come se in qualche maniera, le perole venivano impresse a fuoco nella pelle, diventando parte di me.
"Ehi ciao, bellezza"- urlò Mary abbracciandomi da dietro, riuscendo a farmi perdere l'equilibrio, costringendoci a sederci su un cumulo di neve fresca.
"Ciao!"- mugugnai -" Grazie per avermi fatto bagnare le chiappe!".
"Oggi bisogna festeggiare!"- ridette lei fermando come ogni mattina il bus con la mano.
"Cosa dobbiamo festeggiare?"- chiesi entrando nel veicolo.
Appena misi piede dentro alla corriera gialla , il solito mormorio tra studenti si spense.
Tutti gli sguardi erano puntati su di noi o meglio su di me.
"Hai visto con che faccia è venuta oggi?".
"Non si vergogna?"
"Ho sentito che ha il seno rifatto!"
Questa poi, pensai tra me accomodandomi accanto alla mia amica, intenta a trafficare con il cellulare.
"Ecco perché sei così al centro dell'attenzione"- esclamò Mary passandomi il suo Iphone rosa ciuccio.
"Vediamo questa novità!"-borbottai dando play ad un video caricato sei ore prima.
" Just lay your head in daddy's lap, you're a bad girl (bad girl)
One, two, three, four

Hey, hey, I'll let you walk all over me (me)
You know that I'm a little tease (tease)
But I want it pretty please (please)
You know (you know, you know) I'm crazy
I just want to be your baby
You can **** me, you can play me
You can love me, you can hate me..."
La protagonista del video stava cantando la bellissima canzone di Avril, dimenando il sedere e facendo muovere il seno prosperoso; i capelli neri con le ciocche bionde accarezzavano il chitarrista sul palco dell'Esse.
"Oh mio Dio"-mormorai.
"Miss me, miss me
Now you want to kiss me
(Mmmm you're a bad girl)
Baby, you know I want a little taste (taste)
So let me take you all the way (way)
You know you'll never be the same (same)
(You ****in' bad girl).."
"Già sembri proprio una ragazza cattiva"- dichiarò la mia amica togliendomi il cappello.
"Io.. Non so com'è possibile questa cosa!"- dissi uscendo da YouTube.
"Non è poi così pessima!"- sbottò Mary pulendo con il dorso della mano il vetro appanato del finestrino.
"No certo!"- ruggii fissando con sguardo torvo due ragazze che parlavano dei miei capelli.
" Vedrai sarai super gettonata".

***

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