Polvere d'ossa.

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" Andiamo Emily!"- richiamò Odyx la mia attenzione entrando verso la porta dietro alla quale c'era la verità sulla mia identità.
Annuii automaticamente, il pensiero era ancora fisso sulla mia amata sorellastra che nascondeva un piccolo segreto come avevo già immaginato.
Alla fin dei conti non è da tutti far inchinare un uomo schioccando le dita e far azionare gli allarmi antincendio.
Per non parlare della parola usata contro Jason: Maestro. Questo titolo suonava molto simile all'espressione detta da James sempre rivolto al mio sogno proibito: Sire.
Ero sicura che non fossero due semplici fatalità, ma parole ben studiate per colpire il povero signorino Blais.
Tra le ipotesi c'erano: sette sataniche, sette pagane addirittura gli alieni sembravano più probabili su quanto scoprii più tardi.
Varcata la soglia venimmo investiti da una nebbia leggera e fitta, impedendoci di vedere la stanza sulla quale ci trovavamo.
"Attenta ora bisogna prendere una barca"- disse il mio amico fermandomi davanti ad una pozza con acqua scura e densa.
"Una barca?"- esclamai sorpresa mentre una canoa rosso scuro avanzava senza nessuno che la guidasse.
"Esatto! Mia signora dopo di lei".
Odyx, molto galantemente, mi aiutò a salire per poi prendere il posto davanti.
"Sa già dove dobbiamo andare?"- domandai ammicando alla piccolissima imbarcazione.
"Lei sa già dove portarti perché conosce i tuoi desideri segreti... O meglio i demonietti acquatici sanno ciò che tu vuoi"- spiegò il draghetto accarezzando il pelo dell'acqua.
"I demonietti acquatici?"- domandai guardando quell'onde scure come un velluto di un vestito stropicciato in mal modo.
Una creatura grande quanto una mela, con la pelle azzurra, dotata di branchie e pinne, schizzò fuori dal lago con un'acrobazia degna di un delfino per poi ritornare sotto la barca guidandola.
I miei desideri segreti?, pensai tra me e me.
In quel momento, volevo solo andarmene da quel posto e questo voleva dire arrivare da Amelia il prima possibile.
A quelle parole non dette la canoa prese velocità, volando letteralmente sopra le onde da quanto rapida sfrecciava in mezzo alla nebbia.
Immersi nel silenzio tombale di quella palude, se così si può chiamare un posto pieno di vegetazione alta e incolta e di rospi e rane a tre occhi, la mia mente navigò verso gli occhi grigio azzurri che non mi facevano dormire.
I demonietti cambiarono bruscamente direzione di nuovo ritornando verso il punto di ritorno.
"Cosa hai pensato?"- gridò furioso Odyx.
"A nulla"- mentii abbassando lo sguardo, sapendo già che il mio nuovo amico sarebbe stato in grado di leggermi la mente.
"Emy! Tu stavi pensando a quell'idiota di Whiteknight che abbiamo viso prima ed al tuo amico.. Quel Jason che ti fa illuminare come una lampadina di natale sull'albero".
Avevo udito tutta la frase appena detta dal mio amico, ma ascoltato solo una parola: Whiteknight.
Ecco il grande segreto del ragazzo che mi ha rubato l'anima; lui con il suo carattere arrogante ed irascibile faceva parte di quel mondo a me sconosciuto di cui ero una semplice pedina.
"Whiteknight? Cosa vuoldire?"-chiesi sporgendomi verso Odyx.
Il draghetto, accorto di essersi fatto sfuggire più del dovuto, si lisciò le grinze sulla pancia nera pece rispondendo- "Tu vuoi sapere qualcosa in più sui cavalieri bianchi?"- sorrise vedendo i miei occhioni ingrandirsi dal desiderio
- " Puoi sempre chiedere ad Amelia... La strega lo saprà".
Concluse la frase con un enorme ghigno malevole, mostrando il suo lato infernale e dispettoso.
"Ok ho capito!"- ribattei nel momento stesso in cui la barca cambiava nuovamente direzione ritornando sulla traiettoria precedente.
Il viaggio fu molto lungo e silenzioso. Non parlai più con Odyx, volevo solo ascoltare Amelia sulla vera natura mia, di Jason, Juliette e James. Alla fin fine anche su quest'ultimo non sapevo nulla.
In realtà, non conoscevo niente di queste tre persone, alle quali la mia vita sembrava volermi incatenare contro la mia volontà.
"Emy, siamo arrivati!"- urlò Odyx indicando una palafitta di legno in mezzo all'acqua verde e stagnante- " Bene finalmente! Ora posso spiegare le ali".
Vidi la mia guida atterrare elegantemente sulla piazzola che avevamo a disposizione ed aiutare i demonietti d'acqua a legare la cima della canoa.
"Grazie mille ragazzi!"- dissi una volta scesa stringendo la mano al demonietto , visto poco prima.
"Di nulla my lady"- ribatte' per poi sparire nel profondo verde seguito a ruota dal suo branco.
"Ci siamo!"- esclamò Odyx sfregandosi le zampe-" Emy, sappi che è io non posso entrare con te dentro, sono una semplice guida ed il mio compito era quello di accompagnarti e l'ho portato al termine. Sei una brava ragazza: buona, gentile, curiosa e testarda. Sei perfetta nel ruolo per il quale sei nata. Sappi solo una cosa... Scusa è l'emozione. Se dovessi aver bisogno di una guida qui giú, ricordati del tuo caro e vecchio amico: Odyx".
"Oh mio piccolo diavoletto"- singhiozzaia abbracciando forte quel piccolo esserino, vitale per il mio soggiorno negli inferi- " Non so se puoi farlo, ma se ti è concesso mi verrai a trovare?".
A quella domanda la mia guida si asciugò una lacrima prima che mi bagnasse i capelli -" Emily, ricordati di avere la piuma, il dono di Alicia, grazie al quale potrai venire qui quando e dove vuoi. Ora vai..".
Bussai lievemente alla porta della palafitta decadente, temevo il legno marcio rompersi sotto ai miei piedi.
"Avanti"- una voce rauca e familiare mi 'invitò ad entrare.
Volsi un ultimo sguardo ad Odyx che mi fece segno di varcare la porta mimando la parola: coraggio.
Era tutto così semplice allora?
Vai dentro una casa, nella quale hai vissuto mille avventure da piccola, scopri un mondo a sé in soffitta e grazie all'aiuto di un'unica creatura arrivi fino alla tua meta, senza sapere cosa ci sarà una volta dietro a quel pezzo di ebano oramai decadente.
Incanalai più ossigeno possibile per poi andare avanti, lasciando alle spalle l'unica creatura di cui mi fidassi in quel posto buio e nemico.
"Mamma mia che puzza!"- esclamai, portandomi la mano destra al naso per non sentire l'odore da vecchio e da morto alleggiare nella piccola stanza in cui mi trovavo.
"Ehi, carina scusaci, ma non possiamo mica lavarci"- disse una vocina squillante, molto vicina a me.
"Chi ha parlato?"
Mi pentii subito di aver posto quella domanda perché temevo chi l'avesse posta.
Al centro della camera c'era una tavola con una tovaglia rossa e un piatto in oro con un cuore infilzato da uno spadino nero. Le pareti era piene di libri e di amuleti penzolanti dalle scaffalature alte e disordinate. Il tutto incorniciato da del fumo proveniente da una candela bianca spenta sopra una credenza nera. Non c'erano sedie, ma enormi cuscini attorno al tavolo basso e malconcio.
"Ehi bella siamo qui!"- risuonó nuovamente la voce.
Studiai lo spazio senza vedere nessuno, ero da sola assieme a delle testoline rimpicciolite attaccate ad un chiodo arrugginito accanto alla porta.
Mi avvicinai per guardarle meglio.
Piccolissime con lunghi capelli verdi raccolti in mini treccine, dondolavano seguendo la leggere brezza che arieggiava la stanza.
"Ti piacciono i miei capelli? Carina posso vedere anch'io i tuoi da vicino?"- stridette la testolina più vicina a me facendomi far venire un infatto.
"Ti avvicineresti anche a me? Ma non per vedere i capelli! Hahahaha"- controbatté la seconda facendo piegare in due dalle risate la compagna.
"Buona questa Fred! Poverina l' abbiamo impressionata, ci sta fissando a bocca aperta!".
"Tesoro, chiudi la bocca non vorrai mangiarti il nostro cibo: le mosche?".
"Certo... Certo che no!"- risposi offesa ricomponendomi proprio nel momento in cui un tuono squarciava l'equilibrio di quel luogo solitario e disabitato.
"Siedi piccola su quel cuscino grande!"- ordinò la testa di nome Fred accenando ad una coperta ripiegata su di sé migliaia di volte fino a formare un enorme e comodo cuscino.
Seguii le istruzioni accomodandomi a gambe incrociate in attesa di Amelia.
Un rumore di pentole e piatti annunció il suo arrivo, andicipando la mia adorata tata con lunghi capelli verdi e blu.
Era lei... insomma, fisicamente era uguale, tranne per la capigliatura stravagante e per gli occhi impregnati di un arancione fluorescente.
" Fred&Henk lasciate in pace questa bellissima ragazza... Emily cosa diamine ci fai qui?"- urlò sbigottita Amelia, una volta rivolto lo sguardo verso di me.
"Io cosa ci faccio qui? Tu piuttosto cosa fai in questo posto?"- ribattei alzandomi inviperita dal tono accusatorio ed intransigente con il quale la mia seconda madre mi aveva parlato.
"Hahaha adoro le zuffe tra galline"- strido' Henk o forse era Fred... Insomma, una delle due testoline facendo sghignazzare l'amico.
" Mi avete proprio stufata voi due"- gridò la strega.
Esatto, in quel preciso momento con i capelli, animati da un vento magico che le incorniciavano il viso, come piccoli serpenti vogliosi di mordere qualche preda succulenta, Amelia mostrò il proprio lato diabolico, rivelandosi per quello che era realmente: una strega vodoo in carne ed ossa.
"E quindi ci vuoi mangiare come hai fatto con Ed?"- rispose una testolina.
A quell'affermazione Amelia si avvicinò con passo veloce e sicuro, prese Henk&Fred per poi buttarli dentro ad un baule nascosto da un telo nero.
"Ecco cosí imparate! Ora Emy, puoi sederti qui con me nel tavolo dell'illuminazione"- sospirò la mia tata massaggiandosi le tempie.
"No prima mi devi spiegare come fai ad essere qui quando mi stai preparando la cena a casa mia!"- esclamai determinata ad avere una degna risposta.
"Ossignore! Emy, io sono la parte spirituale della mia persona quella che ora è a casa è la mia parte carnale"- spiegò Amelia prendendo posto su una piccola poltroncina posta davanti al cuscino rosso.
"Non continuo a capire".
Ammetto, sinceramente, che mi sembrava impossibile la divisione della personalità di un individuo. Una persona può essere in un solo unico posto corpo ed anima, sempre che si creda alla presenza di quest'ultima, sono sempre insieme...almeno teoricamente.
Amelia mi guardò come faceva quando da piccola non capivo i problemi ed i compiti di matematica. Accarezzò la mia mano destra, appoggiata sul tavolino -" Bambina, ci sono cose in questo modo che per capirle bisogna viverle. Prima o poi saprai cosa vuol dire far viaggiare l'anima, grazie al regalo della Darkangels. Scometto che non sei venuta qui per parlare del perché io sia qui giusto?".
A quelle parole, la mia schiena si raddrizzò e mi preparai a spiegare il motivo della mia visita.
Le raccontai di come ero entrata lì, del perché la camera di sua figlia fosse vuota e della casa del diavolo. Finii il racconto tessendo le lodi di Odyx, tralasciando la visita di Juliette.
"La mia casa è costruita in un punto di congiunzione"- disse Amelia.
"Punto di congiunzione?"- chiesi arricciando un capello all'indice, gesto che facevo sotto pressione è preoccupata.
La donna si alzò, spostando il piccolo tavolino con la pancia grande, per mettersi a rovistare dentro un cassetto di un grande comodino di ebano nero.
"Sono sicura che sia qui!"- urlò mentre un ragno saltava fuori dal suo nascondiglio per finire mangiato dalla mia tata- " Allora.. Teschi, amuleti, pozione per risanare uno zombie.. Dove cavolo l'avro' messa? Eccola!"- esultò correndo verso un armadio immenso che occupava tutta la parete sud.
La donna si arrampicò sulle mensole come un gatto, afferrò una carta ingiallita sopra l'apice della credenza per poi balzare sul pavimento leggera e silenziosa come una piuma.
"Cos'è?"- chiesi osservando la mia tata stendere la mappa e bloccandola con un sasso, un fiammifero, una foglia ed una piuma.
Ognuno dei quattro elementi venne collocato in uno degli angoli della cartina che al contatto con essi si irrigidí sul posto permettendo una lettura migliore.
"Allora questa Emily è una mappa!"- confermò Amelia indicandola.
"Per fortuna che me l'hai spiegato Amelia!"- dissi alzando gli occhi.
In tutti i miei quindici anni di vita non mi aveva mai preso in giro, anzi come ho già detto ha fatto tutto quello che fa di solito una madre, ma in questa situazione sembrava mi volesse prendere in giro per tutte le volte che non l'aveva fatto.
"Non fare l'ironica signorina! Inferno o non inferno sono la tua tata e mi devi rispettare"- esclamò autoritaria la strega sorridendo come faceva solitamente-" Questa è la cartina della nostra città che mostra i punti di congiunzione, cioè i luoghi dove l'attività magica viene amplificata creando una rete invisibile. Il punto è più forte quanto più antico. La Hellshouse, ovvero la mia casa, è stata costruita su un' antica città di druidi e la loro attività magica, ancora presente, l'ha disignata come luogo più attivo della città; indicandola come porta d'accesso per molti mondi tra cui l'inferno: dimora del mio spirito".
Con la mano scorsi velocemente le vie principali che percorrevo quasi tutti i giorni: la via della scuola, di casa, del centro commerciale, della biblioteca,... Quasi tutte le strade erano adornate da quei puntini azzurri luminosi come quello collocato esattamente sopra la Hellshouse.
"Aspetta un attimo anche Maisonwood ha un suo cerchietto!"- esclamai sorpresa indicando la casa di Jason.
"Oh... Ecco sì... Cioé non riesco a capire Emily.. Comunque ti rimane poco tempo"- liquidò velocemente Amelia la mia domanda togliendomi da sotto il naso la mappa-" È meglio se ci muoviamo se vuoi la risposta che stai cercando, quindi ponimi pure il quesito per il quale sei venuta"- borbottò nascondendo la cartina dentro al primo cassetto dell'enorme credenza.
"Io sono venuta qui..."- cominciai frenando la mia lingua mentre Amelia si sedeva.
In realtà io non avevo un'unica domanda bensì almeno due sicure, come potevo fare? Dovevo trovare un modo perché la strega riuscisse a far tacere le domande che mi bombardavano la testa.
"Voglio sapere qual'é il mio destino!"- amnunciai con tono solenne e sicuro.
"Non posso rispondere a questo quesito perché tu come tutti non puoi sapere dove ti porterà il tuo destino; le sorelle Parche non vogliono che i loro lavori vengono spifferati ai quattro venti. Ma posso farti vedere una cosa"- affermò facendo cenno ad un tappetto rosso di avvicinarsi e di stendersi a terra-" Bambina sdraiati".
Lo so, può sembrare strano, ma anche se quella persona era sempre Amelia,
mi faceva paura e il pensiero di essere coricata con una strega nella stanza non mi tranquillizava per niente.
"Emy, fidati non ti accadrà niente. Te lo prometto"- aggiunse la donna accarezzando la mia mano destra-" Sei come una figlia per me, non ti farei mai del male".
Bastarono quelle cinque parole per convincermi nel stendermi sopra il tappetto colorato guardando la tata sparpagliare della strana polvere bianca e lucente.

"Ada, Catalina, Kira, Leila, Iza
Vi chiamo all'appello
Corrette con velocità
e maestosità
Verso il sangue della vostra dinastia
Frutto della vostra magia
E divulgate la verità
A chi conoscerla dovrà."


Spazio autrice.
Ciao a tutti i miei cari lettori,
Scrivo qui perché almeno sono sicuro che quanto scriverò venga letto.
Sono alla ricerca di un Beta, come suggerisce il progetto di Wia (per sapere cos'è vi consiglio di leggerne il profilo).
Il mio Beta deve essere una persona in grado di correggere gli orrori grammaticali che scrivo ed aiutarmi a far brillare la mia storia. Inoltre, deve avere un carattere forte e tenace perché non è facile farsi ascoltare da me. Se a voi personalmente non interessa, ma conoscete qualcuno a cui potrebbe far piacere, può contattarmi con un messaggio, magari prima leggere un paio di capitoli per vedere se la storia gli/le può interessare.
Bacione,
Ester.

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