Rivali

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"Non posso credere che stiamo per avere un incontro ravvicinato del terzo tipo con un Whiteknight", ribadì Rose, sistemandosi gli shorts in pelle e il giaccone nero.
"Non siete obbligati ad accompagnarmi", ripetei per quella che doveva essere la ventunesima volta, ricevendo come risposta il grugnito silenzioso di Mose.
Sicuramente non passavamo inosservati nel pullman sul quale ci trovavamo. Due troll truccati da umani ed una ragazza dalla chioma blu semivestita in pieno inverno erano un tantino troppo, specialmente per il tranquillo Canada.

"Cara non potevamo farti andare da sola in tana del nemico!", commentò Ethel, ignorando un cinquantenne che le sbavava letteralmente sul decoltè seminascosto dal pizzo della canottiera.
"Sì, ma dovete fidarvi. Non corro pericoli. Jason è buono e..."
"Sciocchezze è un essere subdolo!", affermò il re dei trolls del bosco azzurro, affiancandomi sul sedile alla mia destra.
"Comunque ha promesso di aiutarmi e so che lo farà. Io mi fido di lui!", sbottai cercando conforto nell'unica persona di cui non avevo ancora sentito la voce.

James se ne stava in piedi di fronte a me tenendomi la mano permettendomi di non sprofondare in un abisso dove non avrebbe potuto aiutarmi.
Sapevo che per lui era un grande sacrificio venire nella bella dimora del signore Blaise, sapevo cosa stava per rivivere e sapevo cosa provava per me. Sapevo di essere una fottuta egoista egocentrica che stava giocando con i sentimenti di quel ragazzo, il quale da me avrebbe potuto avere un affetto, certo, ma un bene fraterno.
Dove sistemare la situazione il prima possibile, ma avevo ancora bisogno del mio lupo.

"Comunque non manca molto per la perdita della tua pelle", sorrise Ethel in quelle poche parole dette dal vice del suo branco.
"Come scusa? Perdere la pelle? Io non morirò. Sono al sicuro nella Maison Wood!", biasciscai nascondendo il viso, esasperato dai mille rimproveri per quella scelta azzardata.
"Mia cara, nella prima luna della loro vita i lupi perdono la loro pelle umana, per abbracciare la loro completa trasformazione rinunciano all'essere mortale di cui hanno portato le spoglie", spiegò Rose, accarezzandomi i capelli corvini, come se fosse una madre pronta a vedere la figlia alla morte.

"Non è poi così drastico!", disse Ethel, passandosi la lingua sui denti affilati, "Io amo la lupa in me!", confermò accavallando le gambe, facendo cadere gli occhiali al povero uomo ancora sotto al suo incantesimo.
"Siamo arrivati, è la nostra fermata", urlai, preparandomi per scendere dal mezzo ormai diventato teatro di scena inusuali.

Il vento ci avvolse mentre c'incaminammo lungo il marciapiede ricoperto dalla coperta bianca e candida della neve. Nevicava leggermente, obbligandomi ad affondare la mano destra nella tasca di James, dove era ancorata all'indice del ragazzo.

"Che bel posticino", disse Mose, osservando le belle villette in stile vittoriano, "vivono molto bene questi mostri!".
La rabbia ribollì dentro mentre le parole appena annunciate dal mio amico, scivolano adosso alla mia pelle come seta contro uno scoglio imbevuto di acqua marina.
"Loro non sono mostri! Loro sono persone, creature legate alla magia, molto di più rispetto a voi! Loro non possono indossare una parrucca o modificare il loro aspetto per fingere qualcosa che non sono. Loro ci sono per fare in modo che noi possiamo vivere una vita tranquilla. Se a volte sono crudeli o spietati è per un bene superiore di cui nessuno di noi ha idea", la mia voce ammutolì tutto l'allegra combriccola, lasciando aleggiare un silenzio insurreale.

Continuammo il tragitto senza sentire una mosca volare, ma solo i passi ritmati calpestare il terreno gelido ed imbiancato.
"Siamo arrivati, amici", affermò James, alzando lo sguardo sul viale alberato dal quale stava uscendo una figura nascosta da un mantello nero, che accarezzava la coltre candida.

"Siete i benvenuti", sbottò Juliette, scostando il lungo cappuccio, liberando i piccoli serpentelli dorati, cadenti sulle spalle magre ed allo stesso tempo possenti.
"Ragazzi, lei è...."
"Juliette Lavoie, figlia di sangue di suo padre, ma unita alle vecchie guerriere antenate della madre. Diretto successore per importanza del sire di questa città. Whiteknight a metà", disse tutto d'un fiato Ethel, guardando con desiderio e veneranza miss Perfezione, avanzare verso di noi.
"Wow che pedigree che ha la mia cara sorellastra. Non pensavo che tu fossi tutte queste cose", mormorai accarezzando con i guanti rossi, la mia fronte stranamente tiepida.
Osservai il palmo rosso, togliendo la pelle morta infilatasi tra le fessura della lana rossa.
"Perdita di pelle..." mormorai, per poi seguire i miei amici dentro la proprietà senza dare importanza alla cosa anche se dentro di me una nuova emozione stava prendendo forma.
Il richiamo per la luna era sempre più forte e si stava impadronendo del mio io senza difficoltà senza trovare nessun ostacolo sul suo risultato finale.

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