01 Bianca.Se potessi, mi prenderei a schiaffi da sola.

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01 Bianca
Se potessi, mi prenderei a schiaffi da sola.


Ho un mal di testa lancinante e a malapena mi ricordo dove sono. Le pareti anonime, illuminate dalla lama di luce, che filtra attraverso le pesanti tende rosse, non mi dicono molto, se non che non mi trovo nella mia bellissima camera da letto a Glenwood Springs, la cittadina dove ho vissuto tutta la vita.

Il forte pulsare è una diretta conseguenza dell'essere rientrata alle quattro del mattino a metà settimana.

Sarebbe stato bello andare a letto ad un orario decente, svegliarmi con calma per andare a lezione e vivere serenamente la mia vita da studentessa, ma quando ho iniziato ad andare al college, mi sono dovuta trovare un lavoro e ammetto che non è stato per nulla facile. Non ho un bel carattere, senza contare che buona parte degli studenti cercano un lavoro per arrotondare o, addirittura, pagarsi l'intero corso di studi, dopo aver richiesto il famosissimo prestito studentesco.
Tutto ciò, però, non mi ha aiutata nell'ardua impresa di trovare il primo impiego.

Mi piace definirmi Stronza, perché credo sia la parola più adatta a me, anche se non è molto lusinghiera. Eppure, nonostante ciò, sono riuscita a trovare qualcosa non troppo lontano dal campus e che mi permette di mantenermi senza togliere troppo tempo allo studio. Ho avuto la proverbiale botta di culo.

Tutto questo, perché non voglio pesare economicamente su mia madre, che ha fatto una fatica non indifferente per tirarmi su.

Mi ha avuto a diciannove anni, contro il parere dei miei nonni, che adesso mi adorano. Non potrebbe essere diversamente, dato che sono fantastica e un'italo-americana in tutto e per tutto.

Mamma si chiama Rebecca e, quando sono nata, era sola. Mio padre non so nemmeno chi sia, dato che non ha mai voluto parlarmene, ed ha avuto la brillante idea di chiamarmi Bianca. Nome molto carino, che richiama le mie origini Italiane, ma che non sta per nulla bene con il cognome. Non puoi chiamarti Bianca se di nome fai Neve.

Per qualche assurdo motivo, ha pensato fosse molto divertente chiamarmi con il nome italiano di Snow White.
Non so più quante volte mi ha fatto vedere quel film e ogni volta esordiva: "Vedi? Sei proprio uguale a lei!".

A quell'epoca, pensavo ingenuamente che fosse solo perché avevo i capelli lunghi e neri, il viso cesellato e gli occhi scuri, praticamente identici ai suoi.

Purtroppo per me, mia madre si è impegnata fin troppo per farmi assomigliare ad una principessa, anche se la somiglianza tra me e la famosa damigella che viveva con sette nani finisce lì.

Allora non sospettavo che il mio nome fosse una diretta conseguenza dei troppi crack che mia madre ha fumato prima di rimanere incinta.

Come una povera idiota non ho sospettato nulla fino a quando non sono entrata alle superiori ed ho incontrato lui: Ryan O'Connel. Il ragazzo che si era trasferito da un paio di anni, idolo delle partite di football.

Era un maledetto cliché vivente e avrei preferito non incontrarlo: mai.

Tutte le ragazze del liceo gliel'offrivano su un piatto d'argento e non aveva certo motivo di rifiutare tali offerte, così generose. Nessun "sano" maschio eterosessuale avrebbe detto di no a due gambe spalancate se solo avesse schioccato le dita.

Sia per il fatto che aveva già abbastanza attenzioni dal popolo femminile e sia perché ho sempre amato andare contro correte, non me lo sono filato minimamente e lui, da bravo maschio alfa del cazzo, si è intestardito, decidendo di volermi a tutti i costi.

Opposti in Amore. The Colorado Series #1 (COMPLETA e in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora