CAPITOLO TRE

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Siamo tutti e tre in auto con la radio accesa mentre ci dirigiamo al ristorante di zio Marcus.
Mia madre non ha proferito parola neanche a mio padre stamattina. Alquanto strana come cosa.
<<Givri tutto apposto? Sembri strana.>>
<<Mmh? Si, tutto bene tesoro. Tieni gli occhi sulla strada.>>

Cosa diamine mi sono persa?

Il viaggio continua in silenzio eccetto per la radio che passa in rassegna dieci o quindici canzoni.
Papà mette la freccia a destra e io mi sporgo dal finestrino per guardare meglio.
La vista è mozzafiato! Si vede l'oceano in tutta la sua maestosità.
Il ristorante sorge imponente in mezzo a questo panorama senza violentarlo. Anzi si sposa benissimo.
L'edificio è su due piani e ha una pittuta esterna sul bordeaux e fa da distacco con tutto quel blu dell'oceano.
Scendo dall'auto parcheggiata nel vailetto riservato ai clienti del contornato da alberi e fiori bellissimi. Ne annuso la fragranza e mi fanno volare con la fantasia in terre affascinanti nella lontana India.
Mi volto verso la porta e noto mio zio che mentre sbuca dall'uscio ci viene incontro con le braccia spalancate.

<<Samuel! Fratellone fatti abbracciare.>>
Mio zio è più affettuoso di mio padre, dal punto di vista delle "smancerie", come le definirebbe lui. Forse a causa del carattere forgiatosi nell'Esercito.
<<Marcus Santo Cielo mi soffochi.>>
<<Mia cara Ginevra che piacere rivederti.>>
Le prende la mano tra e sue e gliela bacia da vero gentiluomo.
Lei si limita a sorridere ben educata.

Mmh..

<<Ma chi abbiamo quì? La nostra dottoranda in...?>> dice mentre mi abbraccia.
<<Dottoranda più in nulla zio. Esercito.>> dico semplicemente.
Mi guarda dapprima un pò spaesato poi mi abbraccia di nuovo, stavolta più forte.
<<Sono fiero di te Sophia. Allora ti meriti un doppio dessert.>> e mi bacia sulla fronte.
Rido e mentre mi incammino mi prende sotto braccio. In tutto ciò mia madre è rimasta nel più totale mutismo.

Le rivolgo uno sguardo preoccupato mentre varchiamo la soglia del locale. Lei per tutta risposta mi sorride come a farmi sapere che va tutto bene. Ma so benissimo che non è così.
Appena sposto lo sguardo da mia madre all'ambiente che mi circonda, rimango sbigottita.
L'arredamento è moderno nero e bordeaux e le pareti sono bianche.
Il soffitto è alto nonostante abbia un altro piano. Ha un grandissimo lampadario in ottone e delle lampadine a forma di goccia che pendono da sei portalampade.
I tavoli sono apparecchiati con delle semplicissime tovaglie bianche e dei tovaglioli di stoffa si alternano in nero e bordeaux. Al centro c'è una piccola candela e un fiore diverso per ogni tavolo. Da lontano scorgo alcune coppie ridere e mangiare sorridenti.
<<Zio. E' meraviglioso!>>
<<Ti piace vero? Sapevo l'avresti apprezzato.>> dice sorridendomi.
Piacermi è un eufemismo!

<<Venite da questa parte. Vi ho riservato un tavolo con la vista che è uno spettacolo.>>
Ci porta al piano superiore e l'unica cosa in più che ha del pianterreno è la vista. E' come essere dentro l'oceano.
Zio Marcus ci guida fino al tavolo centrale molto vicino alla vetrata.
<<Eccoci. Mettetevi comodi mentre vado e torno con i Menú.>>
<<Non pensavo che Marcus, lo stesso Marcus che ascoltavo fare la telecronaca delle gare motociclistiche, potesse avere tanto buon gusto.>> dice mio padre mentre lo zio si allontana.
<<Papà. Mi gioco quello che vuoi che quì dentro c'è lo zampino di una donna.>>
Finalmente mia madre sembra svegliarsi dal suo stato comatoso e mi rivolge uno sguardo strano che non riesco a definire.
<<Mamma ti senti bene? E' da stamattina che non dici niente.>>
<<No tesoro. E' tutto apposto. Devo solo andare alla toilette.>>

Non sia mai dicessi "bagno" come una qualunque mortale.

Così dicendo si alza e io e mio padre prima guardiamo lei, che chiede ad una cameriera molto carina dove sia il bagno, e poi guardiamo uno negli occhi dell'altra.
<<L'hai notato anche tu vero? E' molto strana.>>
<<Si tesoro. Forse ha qualcosa che non va...>>

Sono Una Principessa A Modo Mio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora