CAPITOLO 30

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TRE MESI DOPO

<<Soph stai dormendo?>> sento sussurrare.
Mi giro sul fianco sinistro e la guardo. Ha gli occhi sveglissimi e l'espressione triste.
<<Lou dovresti dormire.>>
<<Anche tu>> mi risponde con mezzo sorriso.
Alzo la testa in direzione del letto di Stephany e la vedo dormire. Sembra che qualcuno le tiri una botta in testa ogni volta che tocca il cuscino.
Mi alzo dal letto cercando di non fare rumore e vado verso l'anticamera del bagno. Prendo le scale che portano al balcone. Non mi giro per controllare perché so che Louisa mi sta seguendo. È una cosa che facciamo da più di due settimane, quando ci siamo beccate un richiamo per la voce alta dalle nostre compagne di camerata.
Usciamo all'aria aperta e il fresco della sera mi colpisce il viso e le braccia nude.
Ancora in silenzio mi affaccio e respiro l'aria fresca che mi rinvigorisce l'anima.
<<Come ti senti?>> le chiedo una volta seduta sul pavimento umido. Alzo gli occhi su di lei e noto brillare quella che suppongo sia una lacrima. Quasi tutte le notti si lascia andare ad un pianto liberatorio, rimaste sole lontane da occhi indiscreti e pregiudizi su come un cadetto prossimo alla promozione non dovrebbe piangere. Balle, ecco quello che penso io.
<<Mal di stomaco come sempre.>>
Alzo la mano nella sua direzione e lei la stringe. Mi raggiunge sul pavimento e si asciuga le lacrime con la mano.
<<Sono tre mesi che nessuno ci dice niente. E quando provo a chiederlo a mia madre lei si comporta come se fossimo estranee. È tremendamente frustrante sentirsi impotenti.>>
Annuisco lentamente.
<<Non hai detto una parola oggi. Neanche agli allenamenti o dopo il test di questo pomeriggio>> mi dice dopo qualche secondo di silenzio.
<<Mia madre mi ha chiamato questa mattina.>>
<<...e?>>
<<E mia sorella ha deciso di venire al mondo due settimane prima.>>
<<Sophia ma è una splendida notizia>> dice sporgendosi per abbracciarmi.
Quando le sue braccia toccano le mie mi lascio andare. Scoppio in singhiozzi ancora prima di reprimere le mie emozioni. Gioia, tristezza, amore, rabbia. Tutte contenute in quelle gocce salate che solcano il mio viso.
Louisa si scosta da me e mi asciuga le guance.
<<Parlami tesoro, cos'hai?>>
<<Se non contiamo che: non posso vedere né mia madre né mia sorella prima di agosto, che mio fratello non può vederla né toccarla per "quasi" colpa mia, che James è in missione insieme a Beth e non so cosa pensare visto che non sappiamo niente di loro, e senza un briciolo di notizie da parte di mio padre che potrebbe benissimo essere morto da qualche parte, beh non ho nulla.>>
<<Ehi...>>
Mi attira a sé e io mi lascio cullare da lei.
<<Non so cosa fare!>>
<<Lo so>> mi dice accarezzandomi la testa.
<<Senti. Che ne dici se andiamo a farci una tazza di tè?>> mi chiede dopo avermi fatta sfogare per quelle che sembrano ore. La guardo negli occhi con un sopracciglio alzato e sorride.
<<D'accordo. Tu della vodka e io del tè>> asserisce.
<<Adesso ragioniamo.>>

***

<<Dovete smetterla di fare così>> ci dice Stephany.
Stiamo mangiando avidamente dopo quattro ore di allenamenti estenuanti sotto il sole cocente di giugno.
<<Fe tu non dormiffi come un drago in letargo ti inviteremmo>> gli rispondo con la bocca piena.
<<Non parlo di questo! Mi sveglio e non vi trovo mentre tutte dormono. Mi fate venire un cazzo di ictus!>> dice e sbatte nel piatto quello che rimane del suo sandwich al pollo.
Da quando James e Beth sono partiti ha questi momenti di irascibilità e panico. E non mangia molto.
<<Calmati Stephany. Andiamo solo fuori a prendere un po' d'aria lo sai>> le dice Louisa prendendole la mano.
Lei non si scosta e gliela stringe. Non capitano spesso cose così "dolci" fra di loro.
<<Lo so>> ammette dopo aver rilassato le spalle e stretto la presa sulla sua mano.
<<Solo che mi sveglio in preda all'ansia e non vi trovo. È spaventoso.>>
La guardo mentre si libera della mano di Louisa e si riavvia i capelli sulla testa.
La sua bellezza caucasica è la stessa, ha solo il viso segnato dalla stanchezza e dalla rabbia. Due giorni fa si è quasi beccata una sospensione per aver detto al tenente (testuale): "Vorrei sapere perché il vostro sistema del cazzo non inventa un modo per farci avere una qualche maledettissima notizia! Siamo nel ventunesimo secolo cazzo."
<<Ciao bellissime e ciao mia principessa>> ci saluta Dott mentre si avvicina al nostro tavolo e deposita un delicatissimo bacio sulle labbra della sua ragazza.
A vederli così non posso che essere felice per loro e ringraziare Dio che non abbiano mandato anche Dott in missione. Però nel profondo sento una sensazione che si insinua nel mio cervello. Tristezza? Invidia? Non so dirlo con certezza, so solo che mi costringe a distogliere lo sguardo e alzarlo per evitare le lacrime mi righino il viso. Dio quanto mi manca! Mi toglie il respiro.
<<Cos'hai fatto alla mano?>> Louisa mi tira dentro la realtà con la sua voce particolarmente squillante.
Seguo il suo sguardo e lo poso sulla mano di Dott. È fasciata sulle nocche e si intravede del nero sulla pelle, lividi abbastanza segnati.
<<Con chi hai fatto a botte?>>
<<Con nessuno amore, ho solo tirato un cazzotto sul muro e rotto il cartongesso della palestra ieri pomeriggio. Devo occuparmi di alcune riparazioni per scontare la mia pena capitale>> dice con un mezzo sorriso.
<<E perché mai avresti fatto a botte con il muro?>>
Lui posa gli occhi sui miei e mi guarda fisso. Non ho bisogno di una risposta, il suo sguardo dice tutto. Il suo migliore amico è in missione e non sa nulla. E ovviamente si è affezionato anche a Beth, è impossibile non amarla quella ragazza.
<<Adesso mie care signorine, se a voi non dispiace vado a finire il mio lavoro.>> Ogni traccia di frustrazione è scomparsa dal suo viso, come da manuale. Fa un teatrale inchino e dopo aver baciato Stephany si allontana.
<<Non dorme da giorni e mangia pochissimo. Spero solo non abbia intenzione di finire al Creatore perché quanto è vero che mi chiamano Stephany ce lo mando io a calci in culo.>>
Una delle pochissime volte che la penso come lei.

Sono Una Principessa A Modo Mio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora