CAPITOLO 21

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<<Ti sei calmato?>> gli chiedo piano.
Siamo seduti sul prato dello skyline uno affianco all'altra.
<<Si grazie.>> mi risponde con lo sguardo basso.
<<Dobbiamo parlare...>>
<<Lo so. Ti chiedo scusa per come ho reagito.>>
Non so se dirgli che mi ha davvero spaventata. Che ho il timore a fare una qualunque cosa e di farla sbagliata per evitare che si arrabbi.

Ho paura della sua rabbia.

<<Ti capisco. Anche io quando mi arrabbio faccio delle cose di cui poi mi pento.>> dico tastando il terreno.
<<Il problema è che io non mi sono pentito di niente. Se tornassi indietro farei di tutto per non farmi fermare da Dott e prenderlo a cazzotti.>>
I miei timori si insinuano sempre di più. A questo punto non ho più paura per me ma per lui. Chissà cosa farebbe se mi succedesse qualcosa, darebbe di matto fino a farsi del male. Devo prendere delle misure drastiche per il bene di tutti e due.
<<Ti lascio smaltire la rabbia.>>
<<Per favore non te ne andare.>> mi afferra la mano bloccandomi.
<<Ho bisogno di pensare, scusami.>> mi libero dalla presa avviandomi verso i dormitori.
Me ne rendo conto che magari la sto facendo tragica però ho bisogno di schiarirmi le idee, capire come devo affrontare la situazione.

Mi sveglio con uno scatto. Mi guardo intorno e nell'oscurità cerco di far abituare la vista e tracciare i contorni delle ragazze. Fuori dalla finestra ormai è buio pesto. Controllo l'orario sul telefono.
4:06
Mi alzo cercando di non fare rumore e vado da Louisa. La scuoto piano piano per svegliarla.
<<Sophia che succede? Non ti senti bene?>> mi chiede in preda al panico.
<<Ssh Lou! Tranquillizzati, non è successo niente. Fammi un pò di spazio.>>
Lascia ricadere la testa sul cuscino e buffa dall'ansia spostandosi lentamente dal sonno.
Mi accoccolo vicino a lei e istintivamente mi passa un braccio dietro le spalle.
<<Ho avuto un incubo.>> dico sottovoce come per giustificarmi.
Lei non risponde e mi stringe un pò di più. Cerco di trattenere le lacrime ma invano. Pare che non se ne sia accorta ma mi scappa un singhiozzo. Con la mano libera mi accarezza la testa tutto in un religioso silenzio. Impongo di rilassarmi fino a che non cedo e mi faccio trasportare dal sonno.

È passata una settimana da quando ho avuto il mio ultimo incubo ed è diventata un'abitudine dormire nel letto di Louisa. A lei non dispiace affatto e io mi rilasso, credo che la dottoressa Clark abbia ragione:

"Il contatto umano aiuta molto. Sai che non puoi avere una certa cosa, perciò in qualche modo il tuo subconscio lavora per far si che il  corpo si rilassi."

<<Ben svegliate bamboline. Dormito bene?>>
<<Si Dott, grazie per l'interessamento.>> gli risponde Louisa.
<<Grazie per l'interessamento? Lou devi essere aggressiva! Dovevi rispondergli "Che cazzo te ne frega?!">>
<<Stephany!!>> dice sdegnata Louisa.
Non ce la faccio a trattenere le risate e mi apro in una risata plateale. Anche gli altri al tavolo si mettono a ridere, tranne Louisa che fa finta di essere imbronciata.
Il mio sguardo vaga più in la e attraversa la sala posandosi sulla porta di ingresso proprio mentre si apre.
James fa il suo ingresso con uno sguardo diverso.

Non ci parliamo da una settimana.

Per la verità io non lo parlo da una settimana. Quando mi incontra mi sorride speranzoso e mi saluta, ma io mi limito ad alzare la mano.
So che lo sto facendo stare male, ma devo avere le idee chiare prima di farci un discorso serio.

I suoi occhi hanno perso quel luccichio impertinente, che ti faceva sentire nuda sotto il suo sguardo indagatore. Quegli occhi che mi hanno guardata in un modo diverso da qualsiasi altro sguardo.

Sono Una Principessa A Modo Mio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora