CAPITOLO 12: NEW YORK.

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All'interno di quella lettera c'erano tre biglietti fantastici per New York.

Li contai, poi contai le persone e questo voleva solo dire che un biglietto lo presero pure per me e io mi commossi.

Abbracciai il padre di Nathan e lo ringraziai.

Poi dissi: 
<<Aspettate un attimo.. Non posso venire.. I miei genitori non sanno nulla.. Devo tornare a casa prima, non so se accetteranno..>>

Il padre di Nathan mi sorrise e disse:
<<Tranquilla, mia moglie ha pensato a tutto.. Tua madre ti ha preparato anche la valigie, ora possiamo partire>>

Ero emozionata, contenta e finalmente potevano rimettersi le cose apposto.
Potevo, dopo settimane, rivedere Nathan che mi mancava moltissimo.

Salutai tutti e insieme ad una piccola parte della famiglia di Nathan, salimmo sul taxi.
Ero felicissima di ciò che avevano fatto e in nessun modo potevo sdebitarmi. 

Per tutto il viaggio, fino all'aeroporto, lì ringraziai e loro mi dissero che non c'era bisogno. Per loro ormai ero parte integrante della loro famiglia.
Più tempo passavo con loro, più pensai che loro fossero la mia seconda famiglia.

A causa del traffico, arrivammo in ritardo e perdemmo il volo.
Verso sera, riuscimmo a prendere l'aereo e dopo 10 ore arrivammo.

Fu il mio primo volo, mai prima in vita mia e fin da piccola avevo la fobia dell'aereo, al solo pensiero stavo male. Ma quel giorno, grazie a Nathan riuscii a prenderlo.
L'amore per lui superava qualsiasi ostacolo.

Appena decollammo, dopo alcuni controlli, finalmente uscimmo dall'aeroporto ed erano le sei di sera mentre in Italia era già mezzanotte.

Andammo in un ristorante a mangiare, poi finito di cenare ci dirigemmo in un hotel per passare le notte e al mattino seguente avremmo dovuto incontrare la madre di Nathan.

Il tempo non passava più, non riuscii ad addormentarmi e avevo mille pensieri in testa, ma questa volta non fu Nathan al centro dei miei pensieri, fu il bambino.
Mi sentivo in colpa per il mio comportamento, avevo perso la ragione e non vedevo l'ora di fare dei controlli per vedere come stesse.

Uscii dalla camera, andai in un trio e chiamai mia madre, non avendola chiamata appena arrivata.  Dopo la conversazione, iniziai a guardare fuori dalla finestra e ad un tratto venni interrotta da una voce.

<<Ancora sveglia?>>

Mi girai, era il padre di Nathan che non vedendo in camera, decise di cercarmi.

<<Si.. Non riesco a dormire.. Sono venuta qua per non disturbarvi..>>

<<Sarà per il get-layout.. Comunque.. Devo dardi una cosa..>>


Si avvicinò a me e mi porse un foglio di carta, appena preso in mano, mi misi a leggere ciò che c'era scritto. Era una canzone, una canzone scritta da Nathan e parlava di noi due. 

Lo guardai perplessa e gli chiesi:
<<Cosa devo fare con questa?>>

Lui rispose sorridendo:
<<Cantarla>>

Io con una faccia ancora più confusa:
<<In che senso?>>

Lui rispose con faccia seria:
<<Domani per la festa di capodanno, la scuola di Nathan ha organizzato un concerto e lui è stato scelto.. Mi sei venuta in mente tu e vorrei che tu cantassi per lui..>>

Io lo interruppi e dissi:
<<No, io non canto..>>

Lui mi rispose dispiaciuto:
<<Una delle poche volte che mio figlio si confido con me, mi disse che avevi una voce stupenda e che eri brava a cantare.. Per favore, aiutami a fargli questa sorpresa.. Impazzirà di gioia>>

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