CAPITOLO 16: COMPLEANNO.

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Arrivò l'ambulanza, presero i miei parametri, mi medicarono e decisero di portarmi via, essendo incosciente. Mi misero sulla barella, andammo sull'ambulanza e nel frattempo mi svegliai.

Sentivo un dolore alla testa fortissimo, mi toccai la testa e mi sporcai la mano di sangue.
Subito dopo, iniziai a sentire male alla pancia che mi fece piegare in due e quando uno dei paramedici vide che stavo perdendo sangue, disse all'autista di accende le serene e di correre, più in fretta che poteva.

Nel frattempo a scuola, la professoressa odiosa, chiamò Nathan per avvertirlo e lui, per uscire, chiamò la madre e dopo nemmeno una mezzoretta arrivò a prenderlo. 

Insieme avvertirono i miei genitori e loro si precipitarono in ospedale.

Appena arrivai in ospedale, persi di nuovo coscienza e loro mi fecero passare in codice rosso.

Mi fecero una tac e un'ecografa, ebbi una commozione celebrale.

Mi svegliai dopo due giorni, mi trovai in una stanza con attaccato un il respiratore e la flebo, dove c'era un'infermiera che me lo stava aggiustando.

Appena mi vide sveglia, mi disse di aspettarla lì e di non muovermi.
Andò a chiamare il dottore, io mi ricordai degli ultimi momenti da sveglia e il mio primo pensiero fu il bambino. 
Mi accarezzai la pancia, sembrava ancora lì ma non riuscivo a sentire nulla: nessun movimento.

Mi preoccupai e mi misi a piangere. Ad un tratto si aprì la porta ed entrarono mia madre insieme a Nathan.

<<Come ti senti amore?>>

Disse mia madre allarmata ma allo stesso tempo serena nel vedermi sveglia.

La guardai con occhi pieni di lacrime e dissi:

<<Non lo so mamma.. Mi fa male la testa e ho paura, ti hanno detto qualcosa? E' ancora vivo?>>

Nathan rispose al posto suo:
<<Per fortuna è vivo.. Tra poco arriverà il ginecologo a darci delle risposte..>>


Aspettammo il suo arrivo, mi fece un ecografia per controllare di nuovo il bambino e disse:

<<Dobbiamo ricoverarla per almeno settimana..>>

Io non lo feci finire di parlare e in ansia, gli risposi:
<<Perché? Cos'ha il bambino?>>

Lui vedendomi triste e con occhi gonfi, mi mise una mano sulla spalla e disse:
<<E' risultato un piccolo distaccamento della placenta.. La ricoveriamo per precauzione e per somministrarla una cura.. Che poi dovrà continuare a casa, quindi dovrà stare poi per altre settimane a casa finché la placenta si risistemi.. Non può muoversi, deve restare a riposare perché se riaccadrà sarà peggio.. Potrà perdere il bambino..>>

Incominciai a singhiozzare, Nathan mi venne ad abbracciare ma fece solo scena davanti il dottore e rispose:

<<Non si preoccupi.. Non la farò uscire di casa e verrà da me.>>


Appena se ne andò il dottore, lui si allontanò da me, andò vicino alla finestra, guardò fuori e poi si girò verso di me con faccia arrabbiata e iniziò a gridare con le lacrime agli occhi:

<<Te lo avevo detto di non venire a scuola! Cosa ti è saltato alla mente?>>

Non gli risposi, guardavo la pancia e mi sentii in colpa. Avevo messo in pericolo la vita di mio figlio per una cosa di poco conto. 

Lui non vedendomi risponde, gridò:

<<Avanti, rispondi!>>

Mi venne a muso a muso, mia madre lo allontanò da me e disse:
<<Calmati Nathan!>>

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