24. Bad news

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Little things. 

Settembre 2018, Verona. 

POV'S FEDERICO

Athina ed io lasciammo passare qualche giorno per riflettere bene su cosa avremmo detto a Benjamin.
La sera del due settembre ritornammo in hotel a Verona e ci rimanemmo anche il giorno successivo.
Era strano passare del tempo con lei, stavo iniziando a conoscerla più a fondo, avevo scoperto che le piaceva da morire la cioccolata, che andava matta per i film horror, che le piacevano le sciarpe lunghe e che amava la musica Blues.
Non avrei mai detto ma nella playlist del suo iPhone c'erano tantissime canzoni, e dato che pure io amavo la musica mi incantai ad osservare quanta roba ascoltava. Il che era un buon segno perché su quello saremmo andati d'accordissimo. 

A Verona, il giorno successivo, decidemmo di fare i turisti, ed io per non farmi riconoscere indossai un cappello rosso con un bel paio di occhiali neri grandi.
- Ma come ti sei conciato? - mi domandò Athina appena uscii dal bagno della camera.
Iniziò a ridere di gusto, non l'avevo mai vista ridere così tanto.
Il suo sorriso era bellissimo, ma ebbi poco tempo per osservarlo perché si ricompose quasi subito.
- Non voglio farmi riconoscere in giro, sopratutto se ci sei tu, penserebbero che stiamo insieme e non voglio scoop o gossip -
Mi guardò osservando il cappello rosso che portavo.
Si stava domandando da dove l'avessi tirato fuori quel cappello, in effetti non lo sapevo nemmeno io, cioè si lo sapevo, era un vecchio cappello che avevo sottratto a Benjamin, lui non se lo metteva perché era rosso e gli faceva un pò schifo così l'avevo messo nel mio zaino e mi dimenticavo sempre di toglierlo, ma era un bene perché mi tornava sempre utile.
Davo ragione a Benjamin, era un cappello orribile, proprio non mi potevo vedere con quella roba addosso però aiutava a mascherare bene la mia persona.
- Quindi io devo girare con te messo così? - Athina mi squadrò, con aria schifata ed io annuii. 
- Va bene, però te lo dico, non offenderti, sembri molto effemminato con quel coso in testa - lo disse senza peli sulla lingua.
- Stronza! -

Il tre settembre girammo tutta Verona, io c'ero stato mille volte ma per Athina era solo la seconda volta, così ne approfittai per farla entrare dentro l'Arena.
Una volta entrati dentro all'Arena mi tolse il cappello di dosso e iniziò a correre veloce sulle gradinate del vecchio e imponente anfiteatro.
- Athina che fai? Ridammi il cappello - glielo urlai e poi iniziai a correre per raggiungerla.
Si fermò di colpo, col cappello rosso fra le mani, mi osservava ridendo.
- Prendilo -
Ero vicino a lei, allungai la mano per prendere il cappello e lei lo sollevò in alto, così mi alzai in punta di piedi per afferarlo ma lei velocemente lo passò nell'altra mano.
Mi fermai, la guardai negli occhi come se dovessi farle chissà che cosa; iniziai a farle il solletico sul fianco sinistro e successivamente su quello destro.
- Fede, ti prego smettila - mi urlò mentre si dimenava, ridendo.
Vederla ridere era lo spettacolo più bello.
Quei denti perfetti, bianchissimi e quella bocca carnosa contornata da un rossetto color mogano erano la fine del mondo.
Mi fermai, imbarazzato da quel momento. Avevo voglia di urlare al mondo quando facesse schifo la vita ma allo stesso tempo quanto fosse bella.
Avevo davanti a me una ragazza bellissima che mi guardava con due occhi come se mi volesse dire ''Fede, sei la cosa più bella al mondo''
La mia mente in quell'istante era una centrale elettrica dove passavano come fili gialli e blu milioni di pensieri .
Athina mi baciò, fu lei a far intrecciare le nostre lingue in una danza che ormai, sapevo bene come funzionava.
Il cappello cadde a terra.
E noi continuavamo a baciarci.
- Quanto sei bello Fede, dimmi quanto? - mi domandò ed io sorrisi pensando a qualche mese prima, quella frase non l'avrebbe mai pronunciata.
- Sono bello come il cioccolato, che ti piace tanto - le sussurrai all'orecchio.
- No, di più -

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