26. Inside the anorexia

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Little things.
Settembre 2018, Modena.

POV'S FEDERICO

- E' stato zitto per tutto il ritorno in auto, ti rendi conto? - chiesi ad Athina, che era seduta sul letto della camera degli ospiti a casa mia, mentre io avevo la testa appoggiata sulla sua coscia.
Lei sospirò pesantemente, dopo quella mia domanda retorica. Mi guardò i capelli.
- Ha solamente detto che Alice è uno scheletro, penso sia rimasto sorpreso - mi rispose, sgranando gli occhi nella mia direzione.
Benjamin per tutto il tragitto di ritorno in auto non aveva spiaccicato parola, se non dicendo che Alice era molto magra.
Io mi aspettavo una reazione ben diversa, che ne so, volevo dettagli. Volevo sapere come stava Alice, come si sentiva, se la malattia era difficile da gestire e che reazioni avesse avuto lei davanti a Benjamin, ma non seppi niente di niente perché il mio migliore amico non disse nulla ed io, per quel giorno, non volevo aggravare ulteriormente una situazione già grave di per sé facendo domande stupide.
Magari Alice non voleva più saperne di Benjamin.
O magari voleva finire la sua terapia senza vedere nessuno. Non potevo saperlo, l'avrei chiesto a Benjamin, ma non quel giorno.
- Ho preferito non domandargli niente, almeno non oggi. Lasciamolo nei suoi pensieri per qualche giorno - esclamai, mentre con la mano sinistra Athina mi accarezzava il ciuffo biondo, delicatamente.
- L'ho capito sai? Non sono stupida. -
- Tu come stai? - le domandai così, cambiando discorso.
I suoi occhi furono sorpresi, probabilmente credeva di continuare il discorso su Benjamin ma, a me non andava più.
- Io.. beh, si bene -
- Sicura? -
- Qualcosa ti fa pensare il contrario? - domandò accarezzandomi la fronte.
Il suo tocco era così leggero, mi faceva rilassare tantissimo.
- Si, ti vedo molto tranquilla ultimamente - risposi, ed era vero.
- No sto bene qui. Anche se fra pochi giorni devo ritornare a Londra. -
Improvvisamente mi ricordai che doveva ritornare nella capitale Inglese e me l'ero scordato in pieno. Non volevo partisse, adesso che stavamo iniziando a conoscerci, non poteva fuggire.
Mentre pensavo, la porta della camera si aprì violentemente con uno scatto.
Mia madre e le sue buone maniere erano arrivate.
- Oh scusate - la voce di mia madre, imbarazzata, si fece sentire pronunciatamente. - Non volevo disturbare -
Ci guardò. Effettivamente Athina era seduta ed io avevo la testa appoggiata precedentemente sulla sua coscia e poi l'avevo spostata sul suo bacino. Non era una posa da '' normali amici''.
Mia madre ci squadrò per bene, in quella posizione.
- No tranquilla mà. - esclamai, sorridendo.
Alzai la testa e mi sedetti vicino ad Athina, messi così sembravamo due bambini in punizione all'asilo.
- Io esco stasera, cena di lavoro, sono a casa per mezzanotte. Dovete andare in discoteca voi? -
Io guardai Athina e dal suo sguardo capii che non voleva andare da nessuna parte.
- No, rimaniamo a casa! -
- Bene okay, io esco. Prendete precauzioni mi raccomando, ciao Athina! -
- MAMMA! - urlai, doveva sempre finire le frasi in quei modi scurrili.
- Salve signora! - la salutò Athina, ridendo.

Mia madre mi faceva sempre fare delle figuracce e non si faceva mai i fatti suoi. Mai.
Mi coprii il viso con una mano, non sapevo perché ma quella frase mi aveva messo tanto imbarazzo.
Forse perché l'aveva detta davanti ad Athina.
- Scusala, è che lavora troppo ultimamente - mi giustificai, invano.
- Nessun problema Fede, mi sta simpatica -
- Seriamente? -
Athina annuì. - Poi è bellissima -
La guardai negli occhi e vidi una profonda insicurezza.
Mia madre era di sicuro una bella donna, ma niente in confronto ad Athina.
Athina aveva una bellezza Greca evidente.
- Anche tu lo sei - glielo dissi.
- Lo pensi davvero o è una frase tanto per .. ? -
Sorrisi. Athina era la classica ragazza, come più volte ho sottolineato, che faceva la dura, si incazzava spesso e certe volte era fredda ma, alla fine aveva un grande cuore e nascondeva un insicurezza tremenda.
- Lo penso davvero. Sei bella, solo che se te lo dico spesso ti monti la testa. -
- Stronzo! Non è vero - mi urlò tirandomi una lieve pacca sulla spalla destra.
- Oh invece si -
- Invece no - brontolò senza sosta.
- Ho ragione io tanto - esclamai, facendomi valere.
Ci furono attimi di silenzio e poi Athina scoppiò in una risata fragorosa.
Stava iniziando ad essere più simpatica con me e più i giorni passavano più me ne accorgevo.
Portava un vestitino bianco di pizzo con una scollatura a V. Le stava d'incanto.
- Senti .. devi ritornare per forza a Londra? - domandai, abbastanza dispiaciuto.
Fino a qualche mese prima sarei stato felice se Athina fosse partita per Londra, ma in quel momento no.
Non volevo partisse. Stavo così bene con lei.
- Beh si.. fra tre giorni ti lascio qui con Benji e Alice. Devi pensarci tu a loro - esclamò, lo fece apposta, senza una ragazza in mezzo a tutto quel caos mi sentivo un pesce fuor d'acqua.
- Ti prego resta. - bisbigliai sottovoce.
Lei fece un sorrisetto malizioso.
Mi venne vicino, troppo vicino per i miei standard. - Mi stai dicendo di lasciare Londra per te, Federico? - mi domandò arricciando le labbra, formando così delle bellissime fossette sulle sue guance.
- Beh non proprio così esplicitamente .. sì, sei libera di fare ciò che vuoi però - esclamai, se non se la sarebbe sentita di lasciare Londra per me, lo potevo capire benissimo e avrei continuato a vederla a distanza.
- Perché mi vorresti qui? -
- Si -
- Eh, ma per quale motivo? -
Sapevo dove voleva arrivare, sapevo bene cosa mi voleva far dire.
E ci riuscì.
- Perché mi piaci tanto Athina.
E' che all'inizio pensavo fossi una stronza e quindi non ti calcolavo, ci trattavamo malissimo entrambi. Ora però mi piace vederti ridere, vederti parlare agli altri e notare la differeza nei tuoi occhi perché quando parli con me i tuoi occhi cambiano rispetto quando parli con le altre persone. Mi piace vederti mangiare, quando arrotoli gli spaghetti alla forchetta e poi ti sporchi un pò. Mi piace quando dormi vicino a me e aspetti un pò prima di addormentarti perché mi vuoi vedere mentre dormo; voglio conoscerti sempre di più e non so se riuscirò se te ne andrai a Londra, certo, ci posso provare .. ma non ti garantisco. E' Benjamin quello che riesce a mantenere relazioni a distanza, non io -

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