29. Suicide

139 28 13
                                    

Little things.
Novembre 2018, Alghero, Sardegna.

POV'S BENJAMIN
- Ultimo autografo direi - esclamò Fede e la fan davanti a noi lo abbracciò fortissimo.
- Si, sei l'ultima con cui facciamo una foto per questo instore-tour .. - esclamai a mia volta e la fan davanti a noi sorrise diventando tutta rossa, aveva le lacrime agli occhi, mi feceva una tenerezza impressionante.
Le nostre fan erano stupende.
Quella poi, portava la maglietta con la faccia di Mucchino stampata sopra e ce l'avevo pure io, bellissima.
- Non piangere bella, non c'è motivo - le bisbigliai all'orecchio, mentre la abbracciavo forte.

Scattarono l'ultima foto di tante fatte.
La fan ci salutò agitando la mano verso me e Fede, poi se ne andò contenta. Bastava poco per rendere felici le persone, solo incontrandoci erano al settimo cielo.
Il nostro quarto cd era uscito da un mese e in quel mese eravamo stati in quasi tutte le città d'Italia.
Quel giorno, l'ultima data, era in Sardegna.
- Sei stanco? - mi domandò Fede notando il mio sguardo perso, guardavo i regali che le fan ci avevano dato.
Tanti pupazzi, lettere, t-shirt, caramelle.
Erano già le undici passate di sera e si, dopo dieci ore in piedi a firmare autografi e fare foto con tutti, ero stanco.
Annuii a Fede.
- Andiamo a cena? - domandai al mio collega e lui acconsentì.
Era stato un mese stressante, completamente stressante, il nuovo album ci aveva fatto girare parecchio e non avevo avuto la possibilità di vedere Alice.
L'ultima volta che l'avevo vista risaliva a poco prima di Halloween, 28 ottobre circa, poi il 30 uscì l'album e subito date ovunque, in ogni città.
L'avevo sentita tante volte al telefono e qualche volta ci eravamo chiamati su Skype.
Non mi diceva mai se stava bene, se la terapia andava secondo i piani, non mi diceva mai nulla che riguardasse la malattia, anzi, parlavamo spesso di me. Era curiosa, voleva sapere delle fan, che regali mi portavano e altro. Sorrideva, anche se non potevo vederla, sapevo che sorrideva quando la chiamavo.
Era solo troppo timida per dirmi che le andava tutto male.
Era insicura. Era arrabbiata con sé stessa perché non riusciva a mangiare nulla e al tempo stesso non riusciva nemmeno a sfogarsi con me perché non voleva farmi preoccupare, infatti venivo sempre a sapere tutto dalla sua psicologa.
Non ne facevo una colpa ad Alice, meno parlavamo della sua malattia meglio lei stava e per me andava più che bene. Riuscivo a distrarla per quei dieci, venti minuti che parlavamo al telefono, ed era stupendo. Però percepivo, comprendevo che le cose non andavano per niente bene.
Un giorno verso fine novembre Natalia, la sua ex psicologa, mi chiamò dicendomi che il viaggio che avevamo in programma non si sarebbe potuto fare perché Alice aveva perso altro peso.
Io presi malissimo la notizia ed iniziai a piangere sul mio letto d'hotel, ci trovavamo a Reggio Calabria quando Natalia mi chiamò e ricordo benissimo Fede che venne in camera mia a consolarmi.
- Dai Ben, ancora dieci giorni poi la rivedrai - cercò di confortarmi il più possibile Fede.
- Sai, sono un pessimo ragazzo. Non sono all'altezza .. - esclamai guardando Fede davanti a me che spalancò subito gli occhi.
- Ma cosa dici? E' solo un mese che non la vedi per lavoro, non per scelta. Ci prendiamo una pausa solo per lei. E' orgogliosa di te, tanto quanto ne sono io, lo sai Ben! -
La voce di Fede era come olio in mezzo all'acqua. Sapevo che quella era la verità, aveva ragione Fede, certo. Però qualcosa mi diceva che, se Alice stava in quelle condizioni era un pò anche colpa mia, e non sapevo darmi pace.


- Tu cosa prendi da mangiare? - mi domandò Fede notando che guardavo il menù già da qualche minuto.
- Te la sei già portata a letto vero? - chiesi a Fede, di getto.
Ci eravamo seduti in un ristorante sul mare vicino al porto di Alghero, un ristorante di quelli belli, con le candele sui tavoli e tutte le posate posizionate bene.
Lui distolse lo sguardo dal libretto del menù e mi fissò confuso.
- Chi? -
- Athina - risposi, era ovvio, domandavo di lei.
Una settimana prima si era dimenticato in camera mia il cellulare e gli era arrivato un messaggio abbastanza dolce da lei.
L'avevo letto e avevo capito tutto.
Il viso di Fede avvampò, diventò rosso fuoco.
- E tu come fai .. ? - balbettò con un mezzo sorrisetto.
- Oh il tuo cellulare .. la settimana scorsa in camera mia, non ho potuto fare a meno di leggere, scusami ma agisco d'impulso quando il mio migliore amico non mi dice che ha la ragazza - sputai fuori l'amara verità.
Fede rimase immobile.
Ed io continuai a guardare il menù.
Fritto misto o insalata di mare? Pensai.
- Non è da tanto Benjamin. Non volevo crearti problemi, già Alice è un problema ... -
Già Alice è un problema.
La sua voce, quelle parole e il contenuto, mi fecero morire dentro.
Persi anni di vita sentendo le parole di Fede.
Già Alice è un problema.
Da lui? Il mio migliore amico? Quella frase?
- Cosa? Secondo te Alice è un problema per me? Ma come puoi pensarlo? - glielo urlai chiudendo violentemente il menù - E poi non centra nulla, tu e Athina potevate dirmelo e invece l'ho scoperto da solo. E non ti ho detto nulla fino ad oggi perché eravamo in tour e le nostre fan avrebbero potuto capire che eravamo incazzati ma adesso è finito, quindi posso dirti tutto. Tu non mi dici le cose Fede. Ci stai insieme e non me ne parli. -
- Ma io Ben non intendevo .. -
- Sono stanco, stanco di non essere capito da nessuno; e l'unica persona che mi può capire non può farlo perché sta peggio di me.
E tu dici che lei è un problema. Non ho parole Fede, davvero - strillai contro il mio migliore amico, ero pieno di rabbia, sconforto e tristezza. Non ne potevo più.
Mi alzai dal tavolo senza aver mangiato nulla, ma non avevo molta fame.
Corsi fuori e sentii Fede raggiungermi.
- Ti prego Ben ascoltami .. -
- No -
Non volevo ascoltare nessuno. Ero sempre io ad ascoltare tutti e nessuno mai ascoltava me.
- Benjamin ... - urlò il mio nome ma non gli diedi il tempo.
Sentii i suoi passi, ma poi si fermò rassegnato. Sapeva bene che quando non volevo parlare doveva lasciarmi in pace.
Corsi verso il nostro hotel e salii in camera più velocemente possibile.
Avevo voglia di tornare a casa, da Alice.
Ma il volo ce l'avevo il giorno seguente alle 3 del pomeriggio, insieme a Fede.
Guardai l'orario, era l'una e mezza di notte, passata.
Entrai in camera mia, in hotel, mi buttai sul letto.
Controllai il cellulare e mi accorsi che Alice aveva pubblicato una foto sul suo profilo instagram due ore prima con la frase:

Little thingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora