Capitolo 8: Il diavolo veste Prada.

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Veronica point of view

*Driin* *Driin*

"Mhhh, altri cinque minuti." e allungo il braccio alla cieca, cercando quell'aggeggio fastidioso chiamato dai comuni mortali con il nome di 'sveglia'.

Dopo poco sento la mia mano scontrarsi contro qualcosa di duro, un tonfo provocato da un oggetto che cade, e l'incessante rumore smettere.

*Toc-toc*

"Vero sono Jesus, posso...?" chiese, con un tono di voce non troppo alto ma nemmeno troppo basso.

"Entra" urlo con ancora la faccia appiccicata al cuscino.

Sento il rumore della maniglia che si abbassa e dei passi venire verso il letto.

"Dieci minuti e giuro che mi alzo." la mia voce è ancora attutita dalla superficie morbida del mio amato cuscino.

Lui ridacchia e poi mi dice:"Tranquilla mia madre è uscita presto stamani, e anche Daniel ora è in camera di Beatrice che cerca di svegliarla."

"Buona fortuna allora." dico sarcastica, lei è conosciuta soprattutto per il suo sonno oltremodo pesante.

"Ed io sono qui..."

"Tu sei qui e...?" facendo intendere che volessi sapere il motivo per cui si trovava qui con me.

"Volevo le coccole." disse, facendomi il labruccio.

"Mh-mh" mugolai in segno di assenso, però quando mi resi conto di quel che aveva detto balzai in piedi.

"Aspetta... COSA?!" dovevo davvero essere divertente, poiché gli venne da ridere.

"Voglio un abbraccio, tu vorresti non so... accontentarmi?"

Come potevo dirgli di no? Insomma mi stava guardando con un'espressione troppo tenera e... ehi anch'io ho un cuore!

Sbuffai "E va bene, dammi quindici minuti d'orologio e sono da te." e corsi in bagno.

Dopo una doccia veloce, uscii mi asciugai e mi vestii.

Quindici minuti precisi, tempo record.

"Eccomi" e nel mentre mi legavo i lunghi capelli rossi in una coda alta.

Lui allungò le braccia come un bambino di quattro anni che aspetta di essere preso in braccio, e mi prese per la vita attirandomi a se.

Lo abbracciai e portai la mia testa nell'incavo del suo collo, come se volessi nascondermi dalla vista di occhi indiscreti.

Lui mi portò una mano sulla schiena facendo su e giù, mentre con l'altra giocava con i miei capelli.

Dopo un po' mi staccai, e lui mi guardò interrogativo pensando, sicuramente, di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma io lo precedetti.

"Ho fame." e si mise a ridere.

"Che ho detto di tanto esilarante?"

"Sei troppo buffa, hai detto 'ho fame' con un tono così serio che... che non mi sono saputo trattenere. Scusa." e dopo un po' si calmò.

Alzai le spalle e scesi giù per fare colazione, seguita a ruota da lui.

Mentre immergevo i biscotti al cioccolato dentro l'enorme tazza di latte, suonarono alla porta.

"Aspetta vado io, non mi fido." e finii il biscotto che stavo mangiando, per poi dirigermi alla porta.

Aprii e mi trovai davanti una ragazza più nuda che vestita, con addosso abiti e accessori firmati Prada, Gucci e Armani.

No hay nadie cómo tú. |Gemeliers| #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora