XVIII

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L'ho lasciato lì, da solo, per la seconda volta nella stessa giornata.

Spesso mi chiedo come io faccia a rovinare tutto. Avrei potuto mandare a quel paese il buon senso e l'etica e pensare a me, una volta tanto. Avrei potuto assecondare quella voglia matta che avevo di accarezzarli le labbra con le mie, di assaggiare il loro sapore. Non sarebbe stato sbagliato se mi avesse resa felice. E invece lo sembrava così tanto. Basta pensarci ora, basta. Non fa bene a nessuno avere dei rimpianti, né tanto meno ripensarci come se esistessero solo quelli.

Per un attimo penso di essermi finalmente distratta, ma poi, come se fosse un lampo improvviso, nella mia mente compare l'immagine di Justin solo, senza un passaggio per ritornare a casa. È un ragazzo in gamba, troverà il modo. Potrebbe chiamare i genitori, prendere un taxi, salire su un pullman, fare autostop. Ah no, scartiamo la prima opzione. Ha litigato con loro. E io non so ancora il perché. Aveva promesso di dirmelo dopo la fisioterapia, perché ormai era tardi, e poi è successo quello che è successo. Anche se ancora non ho assimilato quello che è accaduto realmente. Prima sembrava così sensato scappare come una codarda, ora invece non più molto.

Cosa faccio adesso? Dove vado? Manca ancora un'oretta abbondante prima che il mio finto turno finisca e possa tornare a casa. Decido così di ammazzare un po' il tempo sedendomi al chiuso in un locale. Non quello che mi aveva indicato Justin, ma un altro a circa tre isolati di distanza, appena decido di fermarmi con la macchina. Chiedo un tavolino all'interno un po' appartato, anche se con questo bel tempo sarebbe davvero bello poter bere del the freddo all'ombra di una magnolia o di un ombrellone. Ma teoricamente io dovrei star lavorando, non voglio rischiare che qualcuno mi veda. E con quel qualcuno intendo... beh avete capito.

A quanto pare il mio sforzo di non pensare a nulla si sta rivelando alquanto inutile. Ci ho provato, lo giuro. Ma appena mi sono persa un po' con lo sguardo nel liquido aranciato del bicchiere, passando distrattamente un dito sul bordo in vetro, ho ricominciato a ripensarci come se non avessi mai smesso. Mi sono maledetta per non aver seguito i miei istinti. Ma io sono più di questo, vero? Io posso resistere. Devo. Sono sposata e tradire non è nei miei sani principi. No. Mi sono poi sentita impensabilmente stupida quando, afferrando il cellulare tra le mani, mi era venuta voglia di chiamarlo per chiedergli scusa. Cioè capite, scusa! Per cosa poi? Per aver cercato di proteggerlo? Perché è questo il motivo di tutto, o almeno beh, lo è in parte. Sicuramente se non avessi avuto qualcosa di così forte in grado di fermarmi, so che avrei ceduto. Ma non posso metterlo in pericolo per un mio stupido desiderio, non se ho un marito psicopatico che non ci penserebbe due volte a fargli del male, pur di farne a me. Quindi basta, è inutile rimuginarci ancora sopra. Devo smetterla.

Manca ancora più di mezz'ora, e il tempo sembra passare con una lentezza disarmante. Non ricordavo che fosse così triste e deprimente bere qualcosa da sola in un locale. Come se non si avesse nessuno sulla faccia della Terra. Beh, quasi...

Mi sento leggermente osservata, così mi volto verso destra, dove incrocio per pochi secondi lo sguardo della cameriera che mi ha servito la bevanda fresca poco prima. Mi guarda curiosa, mentre finge di non prestare attenzione. Sta asciugando con un panno bianco una decina di bicchieri in vetro. Cos'ha da guardare? Non ha mai visto una donna depressa seduta da sola in un bar? O forse è semplicemente perché è l'ora di punta e io sto occupando un tavolino senza consumare più niente. Non mi ero nemmeno accorta che avessi finito il the da tempo. Pazienza. Devo andarmene anche da qua. Che brutta sensazione quella di non sapere proprio dove diavolo andare. Forse posso tornare a casa e dire semplicemente che ho finito prima il turno. Si, dovrei essere abbastanza convincente. Così mi alzo e pago in fretta, correndo poi verso la macchina. Fa sempre più caldo e non vedo l'ora di poterlo placare con una bella doccia fredda.

The Cure || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora