«Vigliacca! Sono una vigliacca!»
É più di un ora ormai che me lo ripeto, ma non riesco a farmene una ragione. Ero così sicura di me, per una volta... Cos'è successo lì dentro da farmi cambiare idea in meno di un minuto? È impossibile che avessi paura della libertà, eppure eccomi qui, a piangere disperatamente rannicchiata sotto le coperte.
Al mio rientro lui non era ancora tornato, e ora ho paura che possa trovarmi in queste condizioni. Non voglio mostrarmi debole, e se per tutti questi anni sono riuscita a non farmi scoprire, perché dovrei proprio ora?
È ora di pranzo, ma io non ho per niente fame. Sono così agitata che se mangiassi, penso vomiterei tutto. Ma mi faccio forza e, strisciando sul pavimento prima un piede e poi l'altro, abbandono il letto. Sono costretta a cucinare per lui, non vorrei immaginare cosa potrebbe fare, visto come l'ho fatto arrabbiare stamani.
Preparo qualcosa di veloce, giusto per evitare un altro schiaffo, e me ne torno di sopra, nel luogo in cui piano piano sto smettendo di vivere. È una sensazione così brutta, ti senti impotente ed è qualcosa alla quale si può rimediare, certo, ma non per me, non per me che lentamente sto perdendo le forze per fare tutto, anche per respirare. Mi scende un'altra lacrima e mi dico che questa sarà l'ultima che vedrà la luce. Che cazzata, so che non sarà mai così. Mi sembra tanto una di quelle stronzate che non smetto di dire da anni, facendo da sottomessa ad un uomo che non mi merita.
Già, non mi merita. E di certo non sono io la donna sbagliata, che non riesco a fare un figlio a più di trent'anni. E giuro che glielo dimostrerò. Mi sembra quasi la stessa reazione di questa mattina, ero determinata proprio come in questo momento, ma so che sarà diverso, non posso rinunciare a tutto.
Sarà diverso, e guai a me se, arrivata di fronte al dottore che mi farà il test per la fertilità, scapperò.Correggo leggermente il trucco colato e mi chiudo la porta alle spalle. Una volta arrivata in ospedale, in quest'ambiente che puzza di medicine e di disinfettante, tiro un sospiro di sollievo: mi sento già molto più al sicuro.
È il mio ambiente, il mio posto, la mia casa, e so che da qui non fuggirò, non potrei mai scappare da ciò che mi fa sentire bene. Mi dirigo verso il laboratorio per le analisi, e siedo su una di quelle poltroncine di plastica azzurre. Mi piace questo colore, mi infonde una strana tranquillità. Mi soffermo a guardare i particolari di questo reparto, non uso venire molto spesso qui, visto che il mio si trova circa dall'altra parte dell'edificio. Apprezzo i nuovi lavori che vi hanno svolto, e anche il colore delle pareti. Fino a poco tempo fa questo era un posto che cadeva a pezzi, per fortuna hanno capito che non si poteva mostrare ai pazienti una schifezza del genere.
Mentre aspetto il mio turno parlo con una signora sulla cinquantina piuttosto simpatica. Quando le dico di essere un medico della terapia intensiva, si meraviglia che io non sia una di quelle persone che sfruttano la loro posizione per ricavarne qualcosa, come ad esempio una visita senza attesa.
In effetti, un paio di volte mi è capitato che mi chiamassero prima del mio turno, ma ho sempre rifiutato, tornando a sedere. Non mi sembra giusto nei confronti delle persone che fanno ore di fila, e ormai penso abbiano imparato a non chiedermelo nemmeno più.
«Io amo davvero il mio lavoro, non lo faccio per sfruttare i benefici che posso ricavarne», ammetto, e la donna mi guarda ammirata. Non sostengo una conversazione del genere con una persona da molto tempo, e non è per niente male. Al fianco di questa donna non mi sento un pesce fuor d'acqua, come invece capita con i miei colleghi. E capisco, allora, quanto sia importante per me la figura di un amico. Ne ho bisogno più di qualsiasi cosa. Sarebbe così bello poter avere una spalla su cui piangere, una persona con la quale confidarsi e che ti possa consolare, e perché no, magari sarebbe anche gratificante se succedesse il contrario, magari mi sentirei almeno un po' importante per qualcuno.
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The Cure || Justin Bieber (#Wattys2016)
FanfictionAll the rights deserved to @miperdoinjustin Cover by @DYVLAN24 Ashley ha il lavoro dei suoi sogni. Quando è in ospedale a curare i suoi pazienti si sente felice, al riparo. Il problema sorge quando è costretta a tornare tra le mura di casa sua, dove...