XII

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Sentire la sua voce per la prima volta è stato un tremendo colpo al cuore. Chi l'avrebbe mai immaginato che fosse così sexy, roca e bassa e che potesse provocarmi tali brividi alla spina dorsale? Ho adorato la nostra prima conversazione, lui sembra un ragazzo simpatico e solare da come ha reagito alla sua situazione, anzi, sembra aver già digerito tutto e che sia pronto a vivere. Man mano la sua voce assume un tono più normale, meno roco, ma il fascino rimane invariato. Quasi mi dimentico del mio ruolo in quella struttura, così mi impongo di recuperare la mia professionalità. Ogni qualvolta ho la possibilità di sfiorarlo, ad esempio per fargli spostare il viso, cerco di fare il più dolcemente possibile per non fargli male. E inoltre cerco anche di ignorare l'effetto che mi procurano i suoi occhi curiosi.
Dopo un po' gli propongo di far entrare la sua famiglia, e alla fine accetta anche se non è molto convinto. Posso solo immaginare cosa voglia dire dover abbracciare genitori sconosciuti, o ricevere baci sulla guancia da una modella bionda che non ricorda più di aver amato - alla quale vista ammetto di aver provato una fitta di invidia che, ovviamente, continuo ad ignorare così come ogni emozione che mi fa provare.

E poi succede tutto in un secondo: un uomo rappresentante la polizia irrompe nella 164 mettendo delle manette ai polsi di Justin, immobilizzandolo al letto. Mi rendo conto che in effetti questo momento prima o poi sarebbe arrivato, ma non immaginavo così presto! E comunque non c'era bisogno di irrompere in questo modo. Vedo il suo viso sconvolto, simile a quello dei suoi familiari, e capisco che sicuramente anche il mio possiede più o meno la stessa espressione. Però qui dentro sono l'unica che potrebbe ribellarsi, cosi decido di prendere in mano la situazione.

«Cosa sta succedendo qui?» chiedo con voce allarmata, facendo volgere tutti gli occhi verso di me.
«Come ho già detto, è in arresto per l'omicidio di Connor Pool», ripete con un tono di voce alquanto annoiato. I genitori di Justin mi pregano con gli occhi di fare qualcosa, ma non posso intervenire. Non posso mettermi contro nessuno. Il fatto è che è rimasto ucciso un uomo, ed è normale che la colpa venga data a colui che ha perso il controllo della macchina, ma non possiamo avere nessuna certezza dato che Justin ha perso la memoria... Un attimo...

«Non può arrestarlo senza delle prove valide o senza averlo prima interrogato!»
«Abbiamo prove sufficienti», mi risponde sfidandomi. Ma perché devo avere sempre a che fare con uomini così prepotenti? Uff.
«Non è vero, non potete sapere cosa ha portato il paziente a perdere il controllo dell'auto», continuo risoluta, ricordandomi di definirlo 'paziente' e non con il suo nome, come facevo invece nella mia mente.
«Non potremmo mai saperlo se il ragazzo non ricorda più niente!»
«Appunto» ribatto, al che lui mi lancia un'occhiata di tralice. Che bello zittire le persone. Continua così, Ashley.
«E d'accordo. Però bisogna dimostrare alla corte che il paziente ha perso la memoria e che pertanto non può essere accusato, per il momento.»
«Bene! Ci vedremo in tribunale», rispondo forse con un tono troppo acido, ma il poliziotto sembra non accorgersi mentre è impegnato a riprendersi le manette dai polsi di Justin.
«Grazie», sussurra lui, mentre si massaggia i punti dolenti.
«E comunque, quelle manette sono state inutili», continuo tanto per dare aria alla bocca. Devo smetterla con quest'abitudine! «Ha una gamba rotta, dove sarebbe potuto andare?»
«Ho avuto degli ordini e li ho eseguiti, tutto qui. Ora, se non vi dispiace, me ne andrei.» Si gira, rivolgendo un breve saluto al resto delle persone nella stanza, ed esce chiudendosi la porta alla spalle.

«Ashley, sei stata grande!» si complimenta con me Justin, sorridendo e scoprendo tutti quei denti perfetti. Sembra il sorriso di un bambino a quant'è dolce.
«Concordo, dottoressa Jones» si intromette Pattie poggiando una mano sul mio braccio. Sbaglio o ha appena marcato il tono della voce sul mio cognome? Non vorrei, ma il fatto che il figlio sembra conoscere più me che lei mi fa sentire tremendamente in colpa.
«L'ho fatto con piacere» rispondo sinceramente guardando tutti fuorché Justin, per evitare di arrossire pesantemente sotto quei suoi occhi brillanti.
«E ora, sperando di non ricevere ulteriori sorprese, vi lascio soli. A dopo.»

The Cure || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora