XXII

262 29 11
                                    

Dopo appena mezz'ora dal mio risveglio mi ritrovo fuori da quell'appartamento. L'appartamento in cui si è consumato il mio adulterio. Non so cosa dovrei provare esattamente in questo momento, ma quello che è certo è che non mi sento felice da impazzire. Certo, la scorsa notte è stata fantastica e senza ombra di dubbio rimarrà per sempre tra i miei ricordi degni di nota. Il modo in cui mi stringeva a sé, come mi accarezzava, tutte le emozioni che mi faceva provare, le sue labbra morbide che mi percorrevano tutta, lui che sussurrava dolcemente il mio nome... saranno cose impossibili da dimenticare. Ma ho paura che resterà appunto quello che è: una notte. Poiché ho realizzato, per l'ennesima volta, che lo amo troppo per permettergli di correre rischi per me. Quando sono tra le sue braccia mi sento al sicuro, protetta, ma non appena mi allontano il peso di tutta la realtà mi piomba addosso come se non mi avesse mai lasciato, facendomi capire che Justin è un ragazzo troppo buono perché possa affrontare tutto quel male uscendone illeso.

Nonostante questo, però, mi sarebbe piaciuto restare un altro po'. Avere il tempo di preparargli la colazione e di farmi sentire amata ancora una volta prima di dover essere costretta a chiudere tutto quello che è nato tra di noi. Con lui non ne ho fatto ancora parola, ovviamente. Avrebbe iniziato a parlare, a toccarmi e ad elencarmi le cose che merito davvero e alla fine io avrei ceduto, perché lui è così, ti fa fare quello che tu vorresti ma per cui non hai il coraggio. Però presto lo verrà a sapere, e spero vivamente che possa capire il motivo per cui lo faccio. Potrei essere egoista e lasciarlo in balia di Thomas, ma sono abbastanza matura da mettere da parte la mia felicità per non far del male alle persone che amo. Per un attimo mi appare davanti agli occhi il viso di mio padre. Chissà se lui sarebbe in grado di fare qualcosa, in questa situazione. Mi manca, non posso negarlo, ma così come il pensiero è arrivato, così se ne va. È stato lui che in un certo senso mi ha voltato le spalle, e per quanto io voglia dimenticare tutto e abbandonarmi tra le sue braccia, so che non sarà possibile. Sono anni ormai che non lo sento o vedo, non so nemmeno quanti. E non posso fare a meno di chiedermi se la mia fretta nello sposare un uomo come Thomas fosse causata dal bisogno di avere una figura che somigliasse a quella paterna. Però basta, quello che è fatto è fatto, ne ho abbastanza di rivangare sul passato. Nulla si può più cambiare, ormai.

Ora sono in macchina, direzione casa, dopo essermi fatta rubare un ulteriore bacio da Justin. Mi tremano le mani dall'ansia, dalla paura che lui possa anche solo sospettare qualcosa. Con gli occhi puntati sulla strada allungo una mano verso la borsa, tastando in cerca del mio cellulare. Rileggo il messaggio che ho deciso di digitare velocemente ieri sera, prima di non esserne più in grado. "Mi hanno chiesto di fare uno straordinario. Farò tardi."

Mi sento incredibilmente stupida per aver pensato anche solo per un secondo che potesse essere un buon piano, ma in quel momento sembrava così difficile lasciare il letto di Justin per tornare alla solita e maledetta routine...

Poso il telefono, continuando a guidare e spingendo sempre di più il piede sull'acceleratore. Un paio di minuti e sono davanti al mio portone. Cammino in punta di piedi per non fare rumore, e senza nemmeno cambiarmi mi stendo sul letto. Dirò che ero troppo stanca per lavarmi, dovrebbe essere convincente come scusa. Mi rigiro su me stessa, accertandomi che il mostro stia dormendo. Le sue palpebre si muovono impercettibilmente, così velocemente torno a posare la testa sul mio cuscino in modo che se si dovesse svegliare non apparirei sospetta. Quando mai l'ho fissato mentre dormiva, come se fosse la creatura più bella di questo mondo? Mai, se non forse le nostre prime notti.

Il letto è freddo, troppo diverso rispetto a quello in cui ho dormito questa notte. È una tortura. Tutto sembra volermi ricordare che è stato uno sbaglio e che il posto a cui io appartengo è uno squallido e freddo letto, niente di più. Non merito altro.

Un possente braccio mi circonda la vita, e per poco non lancio un urlo di sorpresa. Sembra un peso morto, spiaggiato sul mio stomaco quasi a bloccarmi la respirazione. Capisco che è ancora in dormiveglia quando non dice niente, urla o sbuffa nel momento in cui lo allontano da me. Il mio sollievo dura davvero poco, infatti nemmeno un paio di minuti dopo Thomas ripete la stessa operazione, ma questa volta preme con più forza il braccio, attirandomi a se, quasi come se volesse sottolineare il fatto che io appartenga a lui. Trattengo il respiro: troppo tardi per questo. Questa notte appartenevo a un altro uomo ed è stata una sensazione indescrivibile.

The Cure || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora