XXV

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Il mattino successivo mi sveglio con la consapevolezza di essere solo nel mio letto. Non so come facessi a saperlo, ma quando tasto con una mano sul materasso accanto a me capisco di aver ragione. Forse perché è già successo, non saprei. Fatto sta che mi faccio prendere subito dall'ansia. È lei ad essersene andata di nuovo, di sua spontanea volontà? O è stato Thomas ad arrivare a lei e a portarla via da me? No, rifletto, in quel caso sarei leggermente meno vivo. Alzo di colpo il busto dal materasso, guardandomi intorno e cercando di far passare in fretta il mal di testa e la vista distorta a causa del movimento repentino. Mi alzo in piedi, notando come ai lati del letto i vestiti di entrambi siano spariti. I miei si trovano sulla scrivania, perfettamente piegati. I suoi no. Ma mi tranquillizzo all'instante nel vedere il suo borsone. Lei è ancora qui, deve essere così. Tiro finalmente un sospiro che non mi ero accorto di trattenere.
«Ash?», la chiamo, entrando nel piccolo bagno nella mia camera. Non c'è alcuna traccia di lei, però c'è il dolce profumo del mio bagnoschiuma. Si sarà fatta una doccia veloce.
Afferro un nuovo paio di boxer nella cassettiera e dopo essermi sciacquato il viso con acqua fresca scendo le scale a due gradini alla volta. È qui, in cucina, circondata da un magnifico odorino. Mi da le spalle, mentre con un braccio strapazza delle uova.
«Buongiorno», mi saluta senza girarsi, troppo impegnata a cucinare. Indossa nuovi vestiti, probabilmente presi dal suo borsone. Una camicetta azzurra sopra dei pantaloni bianchi e stretti, forse farà un turno in ospedale.
«Buongiorno anche a te, Ash», le sussurro nell'orecchio, mentre le cingo la vita con le braccia. Le lascio un bacio sul collo e la sento ridacchiare, quel suono dolce che amo tanto.
«Avrò mai il piacere di svegliarmi al tuo fianco?», scherzo, mordicchiandole la spalla.
«Volevo prepararti la colazione. Hai visto che hai fame?», mi prende in giro.
«Hai ragione.» Spegne il gas, versando le uova in due piattini che aveva già posizionato lì accanto. La prendo per i fianchi e la faccio girare.
«Speravo quasi che ti facessi trovare con solo una mia camicia addosso», ammetto sorridente. Non che non mi piaccia anche così, ma sapete...
«Quelle cose succedono solo nei film», ribatte saccente.
«Come la donna che prepara la colazione?»
«Shh», sbuffa divertita, scoprendo i denti in un bellissimo sorriso. Piega leggermente la testa, socchiudendo gli occhi. La vedo fissarmi da sotto le ciglia lunghe e nere.
«Che c'è?»
«Stavo pensando ad una cosa.»
«A cosa?»
«Pensavo che mi sento bene», sussurra, mentre gli occhi le diventano appena lucidi. Ma non piange.
Mi sporgo su di lei, lasciandole una serie di baci su tutto il viso. Poi tocca alle sue labbra, morbide e calde, coinvolgenti. I nostri schiocchi rimbombano tra le pareti della sala da pranzo.
«Ne sono felice.»
Ashley annuisce, voltandosi poi per afferrare i due piatti con le uova e portarli sul tavolo.
«Dai, si saranno già freddate.»
«Va bene, mamma», sorrido, prendendo una bella forchettata di uova e mettendomela in bocca. «Devi andare in ospedale?», chiedo, riferendomi al modo in cui si è vestita.
«Dovrei.»
Sospiro. «Lo sai che è pericoloso... potrebbe trovarti subito e...»
«Lo so, lo so. Infatti ho già chiamato il primario, gli ho detto che non mi sento molto bene e che mi prenderò qualche giorno di malattia.» Annuisco. «Però non siamo al sicuro nemmeno qui, Justin.»
«Non è vero, farò di tutto per proteggerti», le prometto, mentre la osservo a sua volta mangiare le sue uova. In un attimo, alla sua immagine si sovrappone quella di Hailey nel compiere la stessa azione. Scuoto la testa, come a poterla scacciare. È il secondo flash di ricordi che ho. Non voglio ricordare.
«Ho pensato ad un modo per essere entrambi al sicuro, però non so se accetterai», mi riferisce a testa bassa, ridestandomi.
Aggrotto le sopracciglia. «Spara, qualsiasi cosa.»
«Scappiamo», dice solo. Il mio cuore perde facilmente un battito, interpretando questa anche come una fuga d'amore. Avrebbe potuto scegliere chiunque per fuggire, anche solo se stessa, ma ha scelto me. Hailey, di colpo, scompare dai miei pensieri mentre mi alzo per avvicinarmi a lei.
«Vuoi fuggire con me?», chiedo conferma prendendole le mani tra le mie. Sto sorridendo talmente tanto che sento tirarmi le guance. Voglio solo tenerla al sicuro, e questa sembrerebbe la cosa più sensata da fare. Qui è troppo pericoloso.
«Con chi altri, altrimenti?», mi sorride raggiante, anche se poi si ritrova costretta a non sforzarsi molto a causa delle ferite. «Quindi è un si?», si assicura.
«Non c'è neanche bisogno di chiederlo. Lo sai che farei di tutto pur di proteggerti.»
«Hai ragione, adesso lo so.» I suoi occhi luminosi sono puntati nei miei, così brillanti che mi fanno sentire vivo. Sorridiamo all'unisono, perdendoci tra noi stessi. Il resto della colazione rimane lì, a raffreddarsi.

The Cure || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora