Capitolo 12

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Emma
Dopo svariati tentativi di chiudere gli occhi e di non pensare al nulla, finalmente riuscii ad addormentarmi in quel letto, sporco e con un ordibile odore che impregnava quelle coperte strappate.
Meglio di niente.
Mi godetti quei minuti prima di essere trascinata fuori dal mio letto di prepotenza.
Uno straccio lercio mi tappava la bocca, e premeva, Dio se premeva.
Mi dimenai, cercando di graffiare le mani che mi stava tirando.
Quei miei movimenti non fecero altro che peggiorare la situazione, caddi per terra, sentendo il peso dell'altra persona cadere dietro di me. Sbattei nuovamente la testa, quel colpo sembrò essere il doppio del precedente, facendo cadere in uno stato di trance, riuscivo a vedere e sentire le voci, ma non riuscii a parlare e cercare di scappare, lottare.
In poco tempo caddi in uno stato di dormiveglia, mentre quelle persone mi caricavano su una jeep senza tettuccio.
Spalancai gli occhi ad un tratto, sentendo qualcosa penetrarmi il braccio.
Quel mio movimento spece spaventare anche la ragazza con l'ago in mano.
Finì la sua operazione e tornò al suo posto, di fronte a me, osservandomi mentre tutto attorno a me stava facendosi sempre più scuro, sino a diventare nero completamente.
Non seppi per quanto dormii, ma era già sera inoltrata e i miei raputori si erano accampati in quella distesa di sabbia che avevo sempre osservato quando ero sola.
Cercai di alzarmi, appoggiando le mani per terra, ma notai che me le avevano legate con una  corda. Era troppo stretta ma non avrei mai voluto dimostrare la mia debolezza.
Mi appoggiai ai sedili e lentamente mi sollevai. La testa era pesante, come se avessi sopra di essi una ventina di chili.
Una ragazza si avvicinò a me, squadrandomi con dei bellissimi occhi azzurri.
-Tutto bene?-
Sorrisi sarcastica, girandomi, mostrandole le mani legate.
-Meglio di cosi non potrei stare- mi rimisi a posto, evitando di peggiorare la situazione.
-Mi dispiace di averti disturbato durante il tuo sonno, ma non avevamo altra scelta- rimasi in silenzio, facendo finta di non stare ascoltando, di non fregarmene.
-Sei una ragazza di poche parole- sorrise, irritandomi.
-Sono una ragazza di poche parole con delle stronze psicopatiche che mi hanno rapito e allontanato dal mio gruppo- sorrisi di risposta, per poi trasformare quel sarcasmo in una nota di dolore.
Quella ragazza mi aveva colpito in faccia, accompagnando ciò da una risata.
-Ringrazia Dio che io sia legata-
Mi stavo colpendo da sola, con le mie battute.
Quella si pulì il pugno, dopo la terza colpita, sulla maglia.
-Oh povera, stai sanguinando, prova a toccarti il naso- scattai in avanti,facendola cadere all'indietro, sul volante della jeep.
-Ho molto tempo per continuare a pestarti- se ne andò, sorridendo.
-i miei amici mi troveranno- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, provocandomi un dolore lancinante alla testa.
-Loro.. loro mi troveranno- sputai per terra, osservando la mia saliva divenuta quasi del tutto rossa.

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