Capitolo 16

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Emma
-Beh, stronzetta. Apri gli occhi- quelle parole mi risvegliarono. Continuai a fare finta di nulla, respirando lentamente, quasi nulla.
-Secondo me questa è partita-
-Secondo me ha ancora un po' di forza per prendersi altri pugni-
-Io direi di ucciderla!- urlò la ragazza bionda. Oramai riconoscevo quella voce da racchia.
-Quella cosa che ora hai in faccia, te la sei meritata- il ragazzo alzò la voce, come sei fosse lui a comandare.
-Ci eravamo imposti di non farle male. Non così tanto. Se il suo gruppo ci trova, siamo nella merda fino al collo!- cominciò a sbraitare.
-Noi abbiamo le armi. Loro sembrano messi molto male-
Scoppiai in una risata, facendo allontanare tutti.
-Non ti serve quella- sorrisi, tossendo, fissando la sua pistola -per la C.A.T.T.I.V.O- stavo giocando di astuzia, cercando di ingannarli.
-Che cosa hai detto?- una ragazza da lunghe trecce marroni mi prese dal mento, alzandomi il volto.
-Devo scrivertelo? Quando scopriranno che voi mi avete rapito, quelle stupide cose che tenete in mano non serviranno nemmeno. Sarete tutti già morti prima che possiate solo impugnarle. Diciamo che io e una ragazza del mio gruppo siamo molto importanti per loro. Non penso che sia un ottimo affare farmi trovare morta.-
Ci furono degli attimi di silenzio, quel gruppo stavano scambiandosi sguardi preoccupati, come se solo in quel momento si fossero resi conto su che cosa mi stavano facendo.
-Non avete più le palle di picchiarmi?- scattai in avanti, spaventandoli.
-Divertente come un gruppo di predatori sia diventato la preda- adorai quelle loro facce, così fottutamente innocenti.
-E se stesse mentendo?- la ragazza dal viso ustionato parlò.
-Sarebbe nella merda, come il resto del suo gruppo-
-Che cosa intendi dire con questo?- domandai, preoccupandomi. Anche le altre ragazze sembravano sorprese.
-Li ho visti- la donna evidentemente più grande, quella che mi aveva dato il colpo di grazia mentre stavo scappando, incrociò le braccia.
-Qualcuno li ha presi. Quel gruppo di ragazzi col viso coperto che abbiamo evitato due giorni fa. Non se la staranno cavando molto bene-
-Dove potrei trovarli?- domandai fingendomi preoccupata e debole.
-La in fondo,dietro quella duna c'è un edificio. Noi stiamo cercando di allontanarci il più possibile- il gruppo di quelle ragazze fulminò la più ingenua, piccola. Mi specchiai nei suoi occhiali, per poi distogliere immediatamente lo guardo per quella visione.
Annuii, stringendo gli occhi, nonostante mi stessero dolendo troppo.
Portai le mani davanti, nuovamente, facendo alzare le mani al ragazzo. Liberarsi era stato più semplice della volta precedente.
Mi alzai, stringendomi un pugno di sabbia tra le mani.
-Chi sei tu?-
-Mi chiamo Emma. Sono una velocista- lanciai i granelli verso di loro, cominciando a correre. Quella volta non stavano riconrrendomi. Mi lasciarono fare. Magari anche loro sapevano che cosa significasse perdere qualcuno.

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