Capitolo 10

207 11 1
                                    

Emma
Martina dormiva rannicchiata in un angolo del divano, mentre tutti noi le stavamo attorno, guardandola mentre aveva gli occhi chiusi, sembrava quasi tranquilla.
-Sembra diversa da quando l'ho lasciata- sentenziò Newt, sfiorandole la guancia con un dito.
-Non le è andata molto bene dopo il tuo rapimento- mi sedetti su un divano poco distante da quello di Marty, poggiando la testa su un cuscino sporco, gemendo per il dolore.
-

E non sembra che a te vada molto meglio- disse Minho, puntandomi un dito contro.
-Passerà- chiusi gli occhi per poi aprirli, ricordandomi del turno di guardia.
-Che le è successo?- Newt si sedette affianco alla sua amata, passandole una mano tra i capelli, sorridendo, con prudenza per non svegliarla.
-Dai un'occhiata alle sue braccia- Minho sputò quelle parole con disprezzo, mentre io lo fulminai con lo sguardo.
Newt fece come gli era stato detto e la sua espressione fu indecifrabile. Delle lacrime cominciarono a scendere.
Mi misi in piedi, scattante. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo vidi un ragazzo piangere, per una ragazza.
Nonostante stette piangendo, trovò la forza di sorridere e di pronunciare delle parole che mi fecero sorridere di conseguenza: -Ora sono qui-
Dopo quella frase, gli occhi non riuscirono più a stare aperti, crollai.

Uscii dalla porta, sbattendola, non badando al rumore.
In quel periodo ero più nervosa che mai, la testa doleva ancora e i mille pensieri non mi lasciavano riposo. Sapere di aver dormito durante il mio periodo di guardia mi fece sentire debole, quasi inutile, come se si potesse fare tutto anche senza di me.
Rimasi molto male dal fatto che Thomas non avesse detto una parola, forse per vergogna, forseper menefreghismo.
La palla infuocata era già abbastanza alta nel cielo, illuminando ogni singolo granello di sabbia, scaldandolo, sino a farlo divenire bollente, come in spiaggia. Per la prima volta mi ricordai qualcosa del mondo di una volta: le corse per raggiungere l'ombra degli ombrelloni, le gare per chi arrivava prima alla riva e buttarsi dentro l'acqua: esisteva ancora il mare? Tutta quella bellezza naturale che mi aveva sempre affascinato?
Ero immersa nei pensieri quando qualcuno si avvicinò silenziosamente, mettendosi accanto a me, guardando verso l'orizzonte.
-Il sole me lo ricordavo diverso- sentenziò Martina, coprendosi gli occhi con una mano, esplorando la zona.
Non risposi, strizzando gli occhi, continuando a cercare di ricordare altri elementi del mio passato.
-Ero sveglia prima..- cominciò a parlare, con una sorta di vergogna, come se nemmeno lei sapesse se dirmi quello di cui mi stava parlando o evitare -quando Newt e Thomas sono entrati, mentre tu dormivi.- la guardai negli occhi, mentre continuava il suo racconto. -Thomas sembra preoccupato per te, e non poco.- socchiusi maggiormente gli occhi, incrociando le braccia. -Dice che sei strana in questo periodo e a lui non piace ciò- pensai prima di rispondere. Dopo molto tempo mi fermai a riflettere sulle parole che avrei dovuto dire.
-Forse non gli piaccio io e basta- cominciai a camminare, verso una meta sconosciuta, fuori dalla protezione della piccola bottega dove eravamo alloggiati.
Poggiai i piedi sulla sabbia bollente, che scaldava anche con le scarpe.
Mi piegai e impugnai una manciata di granelli, facendoli poi scivolare tra le dita, notando come ritornavano al loro posto per terra velocemente.
Guardai il cielo, che in qualche modo riprendeva il colore del terreno, quando scorsi in lontananza una specie di aereo, o qualcosa del genere, atterrare non molto lontano.
Scorsi delle figure scendere, armate, pronte a correre, avvicinandosi.
Mi alzai di scatto, cominciando a muovere i piedi così velocemente da non poter riuscire a sentire il contatto con la sabbia. Quasi caddi a terra, nel girarmi, per controllare la situazione.
Entrai velocemente in casa, prendendo per il polso Martina, che era ancora fuori nella sua solita posizione.
-Nascondetevi, forza!- sussurrai a tutto il gruppo, svegliando Chuckie.
Io e Marty ci infilammo sotto il letto nella stanza vicino al bagno, non preoccupandoci degli altri.
Tenevo i polsi a contatto con il legno marcio, pronta a scattare se ce ne fosse stato bisogno.
Sentii la porta del corridoio aprirsi, per poi sentire quella dell'entrata.
Lanciai uno sguardo fuori dal letto, vedendo Thomas controllare che fosse tutto apposto. Molto probabilmente non aveva sentito che qualcuno era entrato in casa, più silenziosi che mai.
-Resta qui- sussurrai a bassa voce a Martina. Cercò di controbattere ma io ero già fuori dal nascondiglio.
Presi Thomas da un braccio, trascinandolo nella camera da letto molto probabilmente di bambini, a causa dei letti troppo bassi per nasconderci sotto.
Mi guardai attorno, ancora attaccata al ragazzo, scorsi un armadio in legno, ancora intatto.
Corsi verso di esso e feci entrare Thomas per poi chiuderci dentro, stretti al buio.
Sentii le sue mani appoggiate ai miei fianchi, stringermi la vita.
Le tolsi, appoggiando le mie sulle sue, per poi farle ricadere lungo il bacino. Non mi interessò la sua reazione, non era il momento adatto e, qualcosa mi bloccava.
Spiai dai buchi dell'armadio, imitata dal ragazzo, che avvicinò pericolosamente il suo viso al mio.
-Che ti succede?- sussurrò Thomas, girandomi la faccia, verso la sua.
-Ti sembra il momento adatto per parlarne?- gli rivolsi un'occhiataccia.
Stette per rispondere, ma qualcuno entrò nella stanza. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma mi voltai e gliela tappai, con tutto tranne che un minimo di grazia.
I suoi occhi furono perennemente posati sui miei, quei giochi di sguardi mi emozionavano sempre.
Dolcemente Thomas spostò la mia mano e si avvicinò, per baciarmi.
Ma una figura spalancò le ante dell'armadio, facendomi quasi sbattere la testa contro una mensola.
-Martina, ti rendi conto che già sono messa male con la testa?- le urlai contro.
-Hanno preso tutto- la sua voce sembrò priva di qualsiasi emozioni -le provviste e qualsiasi tipo di aiuto per noi-

Start From Scratch:The New Age||SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora