Capitolo 14

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Emma
Lo spazio della jeep sembrava si stesse facendo sempre più piccolo. Ero seduta immobile da chissà quante ore. Sentivo il sangue secco incrostato sul sopracciglio, sotto il naso e sul labbro. Se avessi avuto uno specchio molto probabilmente non mi sarei riconosciuta.
Sentivo il viso gonfio, la testa pesante, come se in quei momenti fossi fatta di plastica.
Ogni tanto chiudevo gli occhi, sperando di ritrovarmi nel letto, con martina che mi controllava.
Stavo cominciando a dubitare del fatto che sarebbero venuti a cercarmi, dopo tutto quel tempo dovrebbero essere stati già a buon punto, ma in quella distesa, non si intravedeva nessuno, escluse quelle stronze, che se ne stavano davanti a un fuoco a mangiare.
Essendo per la maggior parte del tempo sola, potei trarre le mie conclusioni. Sino a quel momento si erano presentate solo ragazze, inferocite bastarde che sembrava fossero a loro completo agio in quelle terre.
Sputai nuovamente a terra, felice di notare come il sangue stava diminuendo più velocemente.
-Vedi di non farci il bagno li dentro- una voce maschile attirò la mia attenzione.
-Finalmente qualcuno con le palle di rivolgermi la parola e non solamente di picchiarmi- dissi quasi ringhiando.
-Devi perdonarle- lo sentì ridere.
-Il labirinto le ha rese un po' più.. animalesche-
Quelle parole mi fecero girare la testa.
Un altro labirinto? Non era possibile. Era tutto un caspio di gioco?
-Invece tu che ci fai con quelle bestie?- nessuno rispose, molto probabilmente si era unito al gruppo.
Cominciai a muovermi, cercando qualcosa di abbastanza appuntito e tagliente per riuscire a liberarmi i polsi.
Puntai lo sguardo su del pezzi di legno con una misera punta, ammassati poco distanti da me.
Respirai a fondo, cominciando a muovermi lentamente, quasi strisciando, cercando di fare meno rumore possibile.
Mi accasciai a quel lato della Jeep, cominciando a strisciare i polsi contro il legno.
Dopo una decina di minuti, con quasi tutte le speranze perse, sentii i polsi liberi.
Li portai davanti a me, osservandoli. Dei profondi segni rossi li circondavano e le mie mani erano di un rosso innaturale. Lo avevo detto io che era troppo stretto.
Mi guardai attorno, pensando a qualcosa, finché la ragazza dagli occhi azzurri, la prima che mi ha preso a pugni si avvicinò, portandomi un piatto.
-Che cos'è?- nascosi le mani dietro la schiena.
-Zuppa calda. Ritieniti fortunata che te ne abbiamo lasciata un po'- la guardai, notando come quel liquido fumava. Si accucciò davanti a me, con il piatto tra le mani, poco distante dalla sua faccia, annusando la sostanza all'interno.
-Devo dire che sa un po' di acqua sporca, e che non sarà molto facile berla, devi solo immaginare che sia una ciotola e..- con uno scatto, presi il piatto e glielo rovescia addosso, sul viso.
Forse non era stato un piano molto silenzioso, dato che la ragazza cominciò ad urlare, tenendosi la faccia tra le mani.
Saltai giù dal veicolo, cadendo a terra, ma non so con quale forza, riuscii ad alzarmi e correre, correre senza guardarmi indietro.
Avrei corso per ore intere piuttosto che rimanere in quella situazione.
Credendo di aver seminato quel gruppo, mi voltai, continuando a muovere i piedi.
Ritornai con lo sguardo davanti a me, ma caddi a terra, colpita da una mano. Prima di svenire nuovamente, notai che una ragazza massiccia se ne stava tutta sorridente a fissarmi.
-Finalmente ti conosco anche io-

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