Capitolo 21

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Emma
Sembrò che l'ombra di quell'uomo stesse sorridendo.
Slegarono tutti noi e un uomo, il più grande tra gli altri, mi prese a mo' di sposa, caricandomi velocemente su un elicottero, insieme agli altri.
-Ora non avete più niente da temere- il pilota parlò attraverso quelle enormi cuffie, partendo verso una meta a noi sconosciuta.
Martina si avvicinò a me, stringendomi.
-Tu sei completamente fuori di testa-disse ridendo, cominciando a piangere -temevo veramente che ti uccidesse- sussurrò, in preda ai singhiozzi.
-Ma non lo ha fatto- cercai di tranquillizzarla, accarezzandole i capelli.
Per tutto il viaggio evitai di parlare com le restanti persone, con Thomas soprattutto. Sentivo il suo sguardo puntato perennemente addosso, ma cercai nel miglior modo possibile di evitare i suoi occhi.
Dopo una mezz'oretta di viaggio, atterrammo vicino a un'enorme costruzione.
Il portone si spalancò e ci trascinarono fuori, velocemente, quasi non volessero farci guardare attorno.
Entrammo all'interno dell'edificio. Era molto più grande di qualsiasi altra costruzione nella zona bruciata.
Ci fecero fermare in una stanza enorme, vuota.
-Finalmente vi abbiamo trovati- l'uomo che ci aveva salvati parlò, attirando la nostra attenzione.
-E' stato più difficile del previsto- rise, facendo sorridere solamente i suoi uomini. -ma ce l'abbiamo fatta. Come sempre.-
Io e Martina ci guardammo, molto probabilmente anche lei aveva trovato qualcosa di familiare in lui.
-Ora i miei uomini vi accompagneranno nelle vostre stanze, ci vedremo domani mattina a colazione nella mensa.- dicendo ciò, lasciò un ultimo sguardo a Martina e se ne andò, lasciando il posto a un uomo muscoloso di colore.
-Domani mattina, quando le vostre camere verranno aperte, significherà che dovrete uscire e dirigervi nella mensa.- incrociò le braccia, scrutandoci.
-Perché non possono lasciare le stanze aperte?- domandò Minho, inarcando un sopracciglio.
-Non ho detto che si possono fare domande- spalancai gli occhi, sorpresa dal quel suo comportamento, e come stava evitando le nostre domande.
-Ora seguitemi.-
Ci condusse in una stanza immensa con cinque letti a castello e due bagni.
-A turno andate in doccia, non sembrate molto messi bene. Se doveste avere fame, là dentro- indicò una cassapanca -ci sono dei viveri e delle bevande. Mentre dall'altra parte ci sono dei vestiti puliti. A domani- uscì dalla nostra stanza, accompagnato da un rumore elettronico che chiuse la porta.

-State tutti bene?- Thomas ci guardò, preoccupandosi per le nostre preoccupazioni.
Non risposi, prendendomi dei vestiti, per poi dirigermi in bagno. Prima che qualcuno potesse raggiungermi o fermarmi, chiusi a chiave la porta, aprendo l'acqua calda.
Rimasi pochissimo sotto la doccia, a causa di un timer che mi continuava a ricordare quanto tempo di acqua calda mi rimanesse.
Uscii, pulendo lo specchio con un asciugamano. Lentamente il mio viso stava guarendo e gli antidolorifici dentro un cassetto, mi fecero sorridere.
Indossai i pantaloni di una tuta, neri, stretti in vita con una corda,allargandosi lungo tutta la gamba, per poi richiudersi sulle caviglie. Ci abbinai una maglia leggera a maniche lunghe, di un arancione pastello. Lasciai i capelli ancora bagnati sulle spalle, per poi indossare un paio di scarponcini.
Uscii dal bagno, lasciando il posto a Chuckie, che si mise a ridere, sentendo l'odore di bagnoschiuma. Nell'altro bagno dovrebbe esserci stato Thomas, essendo assente su qualsiasi letto.
-Sai così di un buon odore- sentenziò Marty, sorridendo, indicandomi il letto in cui avremmo dormito io e lei.
-Io sono sopra!- urlò vedendo che stavo salendo le scale. Alzai gli occhi al cielo, sdraiandomi sul letto più basso.
-Ho una domanda- disse Newt alzandosi.
-Ci possiamo fidare di queste persone?-

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