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In quel momento capivo la rabbia di Lorenzo, capivo perché insieme a mia madre avevano quello sguardo, quella faccia.
Cosa sarebbe successo?
Dopo la conversazione andai in camera mia e mi chiusi a chiave, volevo stare tranquilla, in silenzio, a pensare. Mi misi sul letto e iniziai a guardare il soffitto bianco, in cerca di una risposta. Ma ovviamente un muro bianco una risposta non te la poteva dare, non poteva entrare nella mia testa e capire cosa diamine stesse succedendo.

Poi mi ricordai del perché fossi tornata a casa, ero stata invitata ad uscire. E allora mandai a fanculo tutto, io volevo uscire, volevo non pensare a quello che mi era stato detto solamente cinque minuti prima. Mi alzai dal letto e iniziai a guardare tra gli scaffali dell'armadio qualcosa che potessi indossare. "Pantalone? Gonna? Vestito?" Pensai. Rovistando tra i vari abiti dell'armadio mi imbatti in un vestito azzurro, quello che indossai la prima volta che uscii con Federico. Pensai che era segno del destino: avrei messo quello. Era perfetto. Presi dalla scarpiera le mie uniche scarpe con il tacco nere, sciolsi i capelli che fino a quel momento erano legati in uno chignon, passai la piastra perché erano in condizioni pessime e passai un filo di trucco con eyeliner e mascara davanti allo specchio nella mia camera.  Ero pronta, giusto in tempo perché guardai l'orologio: 19.01, Federico doveva arrivare da un momento all'altro. E infatti, il telefono squillò con un suo messaggio *Sono sotto*

"Mamma io esco, ci vediamo stasera" parlai ad alta voce dall'uscio della porta a mia madre che era presumibilmente in camera sua o in cucina. Di Lorenzo non c'era traccia, probabilmente era in camera sua. "Jessica dove stai andando? Tuo padre può essere qui da qualche parte, non sappiamo niente di lui da 8 anni ormai. Stai a casa" mi stava venendo incontro verso la porta d'ingresso dalla cucina in cui si trovava, mi era quasi sembrato di sentirla piangere. Non sembrava arrabbiata, sembrava triste, cosa alquanto strana in realtà. Perché mai doveva essere triste, per quale assurda ragione non era arrabbiata con lui? Era contenta che se ne fosse andato e non voleva che tornasse? Per quale strana ragione mia madre non voleva che mio padre tornasse a casa?

Ormai era troppo tardi però, chiusi la porta alle mie spalle e non diedi retta alle parole di mia madre. Scesi le scale del palazzo evitando di fare brutti incidenti con le scarpe e andai verso Federico, vestito di tutto punto con una camicia bianca, jeans e Vans entrambi neri. Ottimo abbinamento, pensai, era semplice ma elegante allo stesso tempo. 

"Sei bellissima" disse quando fui abbastanza vicina a lui. "Grazie, anche tu" gli sorrisi dolcemente. "Andiamo?" mi sorrise a sua volta dopo avermi salutata con un bacio. "Andiamo".

Mi portò alla sua auto parcheggiata li vicino e salimmo in macchina. Durante il viaggio verso destinazione ignota cercai di non pensare a quello accaduto qualche attimo prima a casa, che non faceva altro che farmi venire mal di testa. "Tutto ok?" Federico doveva aver notato il mio silenzio e il mio sguardo nel vuoto. Alché portai la mente alla realtà, cercando di sembrare il più normale possibile. Non volevo che una cosa del genere rovinasse la nostra serata. "Si, tutto ok. Solito stress tra madre e figlia" - "d'accordo". mi guardò un secondo e continuò a guidare tranquillamente mentre in sottofondo si sentiva la musica passare in radio. 

"Quanto mi piacerebbe iniziare a guidare"  lo guardai e sbuffai scherzosa. Lui si mise a ridere e mi guardò "Il prossimo anno lo farai anche tu. Non ti preoccupare, ti stancherai di farlo quando i tuoi amici che non avranno la patente ti chiederanno sempre un passaggio" - "Ma ora come ora non importa, la prenderanno anche loro la macchina, spero... Oddio manca ancora un anno" dissi ricadendo di peso contro lo schienale dell'auto. "Potrei farti qualche lezione se vuoi però".

"Sarebbe un po' illegale, però proposta interessante" lo guardai cercando di rimanere più seria possibile. "Scusa" io volevo solo farti un favore in realtà, non lo faccio per me" rise "come vedi, a me - si indicò - la patente non manca" picchiettando le mani sul volante con fare indifferente.

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