24. Torn

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ZAYN'S POV

C'è un momento nella vita. Un attimo. Una frazione di secondo. Durante il quale capisci che le tue stronzate sono così grandi che non possono essere sopportate da altri. Le anime dannate possono solo rincorrersi da sole. Le anime da salvare non possono aggrapparsi alle anime dannate perché le distruggerebbero o nel peggiore dei casi diventerebbero copie sbiadite. L'egoismo tende però a trasformare in polvere questi pensieri e a fantasticare sulla donna semi-nuda davanti a te con le guance arrossate e una fottuta luce negli occhi. Appoggia i palmi sul tessuto dell'amaca e le dita, poco prima infilate tra i capelli corvini, raggruppano le ciocche caramello di lato. Il velo sottile che le copriva i diamanti persiste, ma sta per scomparire. Le sue unghie curate e nere si arrampicano sulla mia mano. Risalgono il braccio accarezzandolo con una delicatezza tale da voler risucchiare ogni minimo respiro. Il suo indice traccia una cicatrice che serpeggia sulla spalla. Si concentra e qualcosa le ferisce gli occhi. Ritrae il dito e la pelle morbida del suo braccio si scontra con il mio. Guarda insistentemente la mia clavicola e poggia la testa sulla parte sinistra del mio collo. Si abbassa e bacia quel punto che prima le ha ricordato il mostro. La sua mano percorre il mio fianco e le sue curve cremose si spalmano sul mio petto. Le dita finiscono sul retro della mia schiena e i suoi lunghissimi capelli tra le mani. I petali di rosa sfiorano quella pelle spessa e l'altra mano ne disegna i contorni. Io la guardo semplicemente di lato assorbendo ogni parte della sua angelica bellezza. Un altro bacio. Osservo il movimento lento e magnetico della sua bocca che si rigira la pelle e la racchiude tra le labbra, lasciando poi il punto colpito con rabbrividente tenerezza. Nessuna toccherà le mie cicatrici, semplicemente perché quelle labbra non appartengono a nessuna. Un sospiro breve, quasi del tutto invisibile cade e ammansisce la bestia che mi tormenta. Le sfioro con un dito la pancia e vedo quello strato di bolle invisibile comparire e farla tremare. Lei alza la testa e il rossore acceso dipinge le guance e gli zaffiri brillano: questa donna è una ladra di sensi. La magia che vortica nel blu fa diventare pesante anche respirare. Le sue labbra provano ad aprirsi, ma vengono socchiuse come gli occhi quando la mia bocca si avvicina. Sono appese a mezz'aria. Si potrebbe fondere ma si limitano a sfiorarsi. Il mio dito è sulla sua pancia calda. Spingo le sue cosce sul mio bacino e i petali di rose accarezzano le mie labbra. La sento rabbrividire quando le mie mani si godono la pelle vellutata contro le dita. Le sue labbra si aprono leggermente e il piacere riempie il suo viso. "Cosa vuoi in questo momento?" le mormoro contro l'orecchio sentendo l'erezione fare male. "Fuggire nel posto più sperduto che esista." Le parole sono scandite in modo debole, ma con terrificante sicurezza. "Fermare il tempo." Mi accarezza i capelli in modo così dolce. "Distruggere i problemi." Mi bacia il naso. Ed ecco che ritorno alla convinzione iniziale: lasciarla andare. "Domare la paura." Le mie labbra si posano sull'angolo dei petali rosei. "Sono abbastanza lucida per confessarti che sei l'unico senza il quale potrei crollare." Penso la stessa cosa ma l'orso grizzly presente nel mio cuore non lo distrugge neanche la creatura meravigliosa aggrovigliata al mio petto. Riesco solo a infilarle le dita nella testa e a schiacciare i nostri visi. I capelli si alzano e gli altri le ricadono liberi sulle spalle. Quanto avrei voluto darle e quanto avrei dirle in quel momento. "Ti immagino il giorno del tuo matrimonio. Nervosa, con il labbro torturato. Agitata, con le dita tra i capelli curati. Gli occhi pieni e lo sguardo perso nel tuo mondo. Tuo marito mi guarderà male quando ti chiederò di ballare, ma sai cos'è non me ne fotterà niente perché saprò che cosa mi hai detto a 17 anni sull'amaca di una squallida casa di legno. " I petali accarezzano delicatamente le mie labbra. "Ora dovrebbero partire dei violini e tu dovresti avere delle rose." Il sorriso di Norah mi spinge a fare pazzie. "Signorina Smith posso provvedere." Faccio la voce grossa e lei scoppia a ridere contagiando anche la bestia. Le ciocche caramello ballano sulle spalle. "Quindi avrai una sottospecie di rapporto con il mio futuro marito" La dolcezza e l'ingenuità degli zaffiri mi rendono volubile. "Lo stesso che avrai con la mia futura moglie. " Il sorriso si riduce, ma non si spegne. "Quanto sarà fortunata." Sospira e mi lascia un bacio di nuvole sulla guancia. "Piccola, ti dimentichi che matrimonio e marmocchi sono banditi dalla mia vita. Sposerò solo te ad Amsterdam ricordando le condizioni del patto." Lei mi accarezza e mi bacia ancora, ma sulla fronte. "Ti immagino con la tua bambina tra le braccia, con il respiro corto, la fronte sudata, le mani ancora tremolanti per averle strette alla donna della tua vita durante il parto, gli occhi lucidi e adoranti. Io, intanto, ti guarderò da lontano... dal reparto di psichiatria." La stringo tra le braccia in modo così potente che temo di romperla. "Non dire stronzate." Il suo battito preme sul mio petto come il suo seno pieno. Lei si allontana scendendo dall'amaca e si dirige verso il tessuto nero del suo vestito. Le mutandine contengono a stento le natiche e i fianchi formosi. Si muove in modo naturalmente sensuale e disperatamente lento. "Ana" la mia voce esce più affaticata di quanto dovrebbe. Lei si volta e le labbra rossissime e gonfie aumentano le mie voglie. "Dimmi" Il suo petto si alza e si abbassa velocemente. Ansima leggermente. Gli zaffiri sono interessati al pavimento in legno. Io sono rimasto come un idiota sull'amaca a fissarla. Alza i diamanti intrisi di una luce che non saprei spiegare. Il suo viso assume un colorito porpora. "Perché ti sei allontanata?" Non riesco a muovermi. I miei occhi sembrano una vecchia polaroid con una ragazza timida e suadente. Lei ride e la bestia, ritornata all'attacco, si distende al suo sorriso. Si piega e poggia le mani ai lati delle mie ginocchia. Cerco di ignorare il rigonfiamento tra le gambe. "Mi volevi ancora?" Mormora contro l'orecchio baciandone il lobo. Gemo afferrandole un fianco quando lo stringe tra i denti. "Sei cattiva, bambina." Ruggisco e quando cerco di divorarle il collo si allontana. "Lo so ma dobbiamo andare." Il suo sorriso brilla di malizia e amo questo lato di lei. Quello innocente mi fa girare la testa, ma questo me la fa perdere completamente. Lei potrebbe avere qualsiasi uomo con un semplice schiocco di dita, eppure poco fa mi stava baciando su un'amaca. Si infila il vestito e chiude velocemente quella fottuta zip. La prendo contro la parete. "Stai giocando?" Il suo indice finisce sulle mie labbra. "Terribilmente." Mi bacia con dolcezza il naso e prende i miei pantaloni. Li infila allisciando le pieghe sulle gambe. Mi alza la zip e abbottona la parte superiore. "Immagina che io sia Perrie. Pensa alle sue mani e ti rende più facile stare bene." Mi bacia la mandibola. "Voglio le tue mani" Le mormoro al limite. Le afferro una natica e lei geme. Le prendo la pelle del collo e la rigiro tra i denti succhiando i suoi punti deboli. Lei muove automaticamente le dita sul mio petto. I suoi ansimi sono forti e delicati, non acuti. Le bacio la parte lesa. Provo a baciarla, ma posa i petali di rosa sulla mia guancia. "Malik mi farai del tutto impazzire." Sospira e intreccia tra le dita i miei capelli. Le afferro le gambe e per un attimo la immagino con dei fiori tra i capelli e un sorriso da paura mentre i petali di rose mi baciano il collo. La sua schiena accarezza il braccio destro e il sorriso di Norah fa capolino. "Zay" Strofina il naso contro il mio collo e fa un movimento letale con i capelli che la fa finire troppo vicina. Sento una strana sensazione al petto. Qualcosa che vortica intorno al cuore. Il suo sguardo riesce quasi ad uccidere la bestia. Conosco quel luccichio , quel colore rossastro, quell'intensità di emozioni che si concentra nell'iride. Il desiderio mi consuma e la voglia di risentire il suo respiro nel mio sta per prevalere su tutto. "Oggi dormi con me. Carter e Jackson non esistono." Lei ride e io mi rabbuio. La stringo maggiormente al mio petto e si raggomitola. "Sei così bello quando parli dei miei ipotetici ragazzi e ti si forma questa piccola ruga tra le sopracciglia." Muove i piedi leggermente e mi ritorna in mente la scena di lei con la ghirlanda di fiori e il sorriso di Norah. "Non è vero." Grugnisco e la porto sul pavimento. Sorride e mentre le infilo le scarpe si appoggia al mio petto. Sento la sua guancia contro il pettorale destro. Mi bacia il cuore. Qualcosa disintegra la rabbia che mi accompagna perennemente. "Ti voglio proteggere. Sei la mia migliore amica e devi avere qualcuno che ti ami alla follia e seriamente." Ana mi fa uno strano sorriso e posa le labbra sull'angolo della mia bocca. "Grazie, migliore amico." Si alza con difficoltà e la prendo subito per i fianchi. "E in ogni caso si chiama Jake." Sento i muscoli contrarsi e lei ride. Non vedevo da troppo tempo le sue labbra distese e non tremanti. Decido di ignorare il desiderio di voler deformare i musi di quei due coglioni e mi concentro sulla felicità della mia migliore amica. "Lo terrò a mente quando ti verrò a cercare. Di notte." Non so il motivo, ma le mie mani iniziano a stringerla in modo così possessivo da farci sussultare entrambi. Si volta e quando la abbandono, lei cerca di aprire la piccola porta difettosa della casupola. Metto le dita sulle sue schiacciando il mio petto contro la sua schiena. "Aprirai qualsiasi nuova o vecchia porta con me." Il suono sordo della porta che si spalanca ferisce il silenzio. Lei freme quando la premo maggiormente sul mio corpo. I miei buoni propositi si distruggono nel momento in cui il suo profumo mi invade. Diana esita, trema e si lascia proteggere dalle mie ali nere. Sta facendo un altro patto con il diavolo e sarà difficile, questa volta, violarlo. "Di questo ne sono, sfortunatamente, sicura."

We are (not) just best friends||Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora