Prologo

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Silenzio.
Qui, sotto le coperte, laggiù tra le foglie; silenzio nelle mie stanche ossa. Silenzio ovunque. Noioso, assordante silenzio. Solo i ricordi sbiaditi di un tempo passato. Soltanto un sogno dentro cui scivolare, pieno di promesse...
Aspetta.
Ascolta, Sirene, ascolta. Lo senti? Questo rumore meccanico, ripetitivo, di melodie sussurrate e tintinnii metallici? Di sospiri animali e scricchiolii legnosi? Ti stritola le viscere, facendo crescere quel senso di attesa che precede le grandi tragedie. Passi sul terreno, campanelle di avvertimento e una nuvola di polvere: le vedi? Le ombre si avvicinano guidate da grossi lumi gocciolanti, deformate dalla notte e dalla suggestione; entrano nel tuo silenzio di città addormentata, montate su carri di legno, trascinate da bestie bardate a festa.
Quando il mattino ti caricherà di nuova energia e la sinfonia, sempre uguale, si diffonderà nell'aria, una notizia scivolerà di casa in casa: «Son tornati i vagabondi!»
Venuti a bassa voce per non disturbare, si apprestano a sgolarsi tra le vie per imporre la loro presenza, le loro risate, le loro promesse di piacere e dolore, di passione e terrore, di stupore. Marchiati come buffoni, additati come ladri, derisi come bugiardi e fannulloni, s'inchinano di fronte a tale fama, certi di poter diventare tutto questo e molto altro. Semplicemente, volendolo. Per ora, forse, proveranno a essere soltanto buffe maschere.
Prudenza, tuttavia, nell'ascoltare le loro fiabe innocenti. Prudenza...

«C'era una volta, in una terra lontana e sconosciuta, un re...»

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