Capitolo 14

5 1 0
                                    

Massimo non tornò a casa per due giorni interi e la mattina del terzo giorno Diana faticava a svolgere il suo lavoro, impensierita.

Lo stesso pomeriggio la ragazza ricevette la visita di un'anziana del villaggio vicino che veniva a raccogliere more nel bosco e a informarsi della sua salute. Un mantello dal peso di un secolo copriva le spalle della donna, che era miope dall'aver visto troppo e conosceva chiunque nei dintorni. S'informò senza indugio sull'assenza del boscaiolo e tentò di avvisare la ragazza.

«Quell'uomo ha un passato oscuro, bambina, e ti sfrutterà fino all'osso. Scappa appena ti è possibile», le consigliò preoccupata...


«Hanno portato il colore a Sirene», sussurrò Ambra, sorridendo all'amica mentre si sedeva accanto a lei. Gaia non si era ancora mossa dalla fontana.
«Ne abbiamo sempre avuto a sufficienza», le borbottò per risposta, cosa che le procurò una spallata poco gentile.
«Ma dai, Gaia, che ti succede? Non sei mai stata così rigida!»
«Lo so, ma questi stranieri mi rendono nervosa.»
«Tutti loro? Non ce ne sarà uno in particolare che accende il tuo interesse così esigente?»
«Chi? Il collezionista di maschere macabre, il passeggiatore di cimiteri?»
«Mi pare solo un tipo originale.»
«Non mi fido di loro, ecco tutto, lui e la sua banda di Artisti Senza Obiettivi Concreti», ribadì a voce troppo alta, senza rendersi conto delle orecchie che attorno a lei ascoltavano le sue parole.
«Come vuoi. Non ti farò nemmeno notare che hai capito al volo di chi stavo parlando», e con queste parole riuscì a strapparle un mezzo sorriso vagamente colpevole. «Guardati attorno. Non riesci proprio a renderti conto di quello che stanno facendo?»
«Rumore?»
L'unica parola che le rimbombava nella testa, assieme al chiasso che farciva la piazza, era proprio quella. Fastidioso, irritante, martellante rumore.
Sicuramente non era lo spettacolo appena terminato, che aveva fatto di Michele e Zaira la coppia più osannata di Sirene, e nemmeno i sorrisi da triglie lesse che una nuvola di ragazzine rivolgevano ora al mangiafuoco, assediandolo, a infastidirla.
No, era sicuramente il rumore; insieme alla visione solitamente tranquilla della piazza trasformata in un serraglio esotico.
Il Parco Zoologico di Sirene si estende su una superficie di 1500 metri quadrati di acciottolato. Fondato per caso in una sera di festa, ospita al suo interno molteplici specie di animali, si spera in via d'estinzione.
«Dai, andiamo a fare un giro.» Ambra si alzò in piedi eccitata dalle voci, dalle risate, dai colori, dalla novità.
Poco distante Alex, in un'aderente tutina abbagliante, lanciava oggetti di ogni genere ad altezze vertiginose, riprendendoli, rilanciandoli e afferrandoli nuovamente in una danza affascinante.
La foca a strisce ad esempio, la cui particolarità è il manto ipnotico a righe orizzontali bianche e nere, attira gli sguardi divertiti degli spettatori con mirabolanti acrobazie di palline e birilli.
Fiocco, lì vicino, si era appropriata di una panca sistemata sul perimetro della piazza e distesa sopra si accartocciava su se stessa, esibendo l'elasticità dei suoi legamenti, il sorriso sempre assente sulle labbra.
Il raro cobra azzurro patinato impressiona le sue vittime con contorsioni spaccaossa, prima di attaccarle con uno sguardo malevolo.
Anche Leone non era da meno, sistemato su un banchetto accanto al municipio, e davanti a lui le due ragazze si fermarono parecchio tempo, assistendo alla maggior parte delle sue illusioni. Gaia si concentrò sulle possibili soluzioni di quei giochi, evitando nel frattempo di guardare con imbarazzo l'amica che, osservando l'illusionista come se volesse mangiarlo, si stava stringendo le braccia in una carezza immaginaria.
L'elegante gatto selvatico in abito nero, conosciuto per il suo atteggiamento da gran ruffiano, frega la gente con improbabili trucchi di magia, le zampe agili nell'incantare le persone che hanno la sventura di incontrarlo.
Trascinando l'amica di forza, Gaia proseguì verso un capannello di persone che si lasciavano andare a continue esclamazioni di stupore. Erano di fronte al gigantesco uomo nero che, con sguardo imperscrutabile, lanciava coltelli contro la ballerina che li aveva tanto emozionati poco prima.
Accipicchia, una maestosa pantera nera ha catturato un candido esemplare di femmina di fenicottero e con le unghie affilate come lame lo minaccia, incurante dei suoi strilli poco convincenti.
Gli occhi della ragazza, per quanto colpiti dalla destrezza di Furio, vennero calamitati dall'ammasso di gente più numeroso nella piazza, attorno al protagonista della serata, un autentico piromane.
E per ultima, ma non meno importante e pericolosa degli altri animali, ecco la salamandra a pois, un raro animale che secerne muco velenoso e sputa fuoco.
Prima di spostarsi riluttante verso lo spettacolo offerto da Michele, lo sguardo le capitò per caso nello specchio che l'estetista teneva accanto alla sua poltrona e si ritrovò a fissare il viso di una vecchia corrucciata, cupa ed estremamente arcigna. Davvero si mostrava così? Sembrava un bulldog con problemi di aggressività.
Ok, Gaia. Alza le sopracciglia, non arricciare il naso, apri gli occhi, stira la bocca e smettila di stringere i denti, che poi ti s'infiamma la mandibola. Fatto? Bene.
Ambra, intanto, si era seduta tra il cerchio di bimbi e ragazzine che attorniava l'artista, tirando a sé l'amica. Michele maneggiava il fuoco come se tra le mani tenesse un grande potere e fosse l'unico a conoscere il segreto per domarlo. Sfoggiava un sorriso abbagliante, consapevole del fascino che distribuiva ai suoi spettatori e, fissandoli uno a uno, impediva loro di allontanarsi dalla sua esibizione. Finché, seguendo il cerchio di persone, il suo sguardo incontrò quello di Gaia e s'inchiodò sul suo viso.
Avvampando, la ragazza distolse gli occhi. Cercò di farsi minuscola, ma l'istante successivo si pentì di quella reazione codarda; così alzò il mento per ricambiare lo sguardo deciso di lui, pronta a fissarlo fino a che il mangiafuoco non si fosse voltato. Lui invece le sorrise spavaldo, sbandierandole il suo successo e la sua magnificenza, inducendola, per tutta risposta, a sfidarlo alzando le sopracciglia in modo piuttosto scettico.
Continuando a guardarla, il ragazzo abbassò le braccia, cariche di torce ardenti, e si avviò verso di lei.
Non cedere, non cedere, non cedere. Con la ferma intenzione di non farsi intimorire, forse Gaia sarebbe anche riuscita a non abbassare gli occhi se il mangiafuoco, fermandosi poco distante da lei, non avesse sputato nella sua direzione una fiammata incandescente. Ancora pochi centimetri e le sue sopracciglia non avrebbero più potuto alzarsi, perché si sarebbero incenerite.
Di tutte le infide salamandre del mondo...
Gaia gli lanciò un'occhiata al cianuro, ma nonostante i suoi pensieri le scappò un sorriso divertito. Michele non assomigliava per niente al vischioso anfibio, con quegli occhi così scuri che ridevano prendendola in giro, con la sua pelle lucida, i movimenti sinuosi delle braccia che facevano vorticare le torce. Come i bambini attorno a lei, allora, Gaia abbracciò le gambe al petto, appoggiò il mento sulle ginocchia e rimase a guardare con gli occhi spalancati il domatore del fuoco, affascinata.
A fine spettacolo, alla richiesta del ragazzo di potersi rinfrescare dopo tutto quel calore, i sirenesi si dispersero chiacchierando eccitati tra i banchi che ancora diffondevano i loro profumi. Gaia si allontanò assieme ad Ambra per andare a cercare gli amici dispersi nella piazza. Una mano però le bloccò la fuga, stringendole una spalla.
Se lo aspettava. Si voltò. Le voci e le grida circostanti divennero un vago contorno confuso.
«Piaciuto lo spettacolo?», le chiese con un pizzico di vanità.
«Bravo, mangiafuoco, mi hai stupita. Pensavo avessi partecipato per arroganza», gli disse scoccandogli un sorriso a trentadue denti.
«Lo so», rispose lui e la sua bocca si piegò leggermente in una smorfia scanzonata che sembrava custodire un segreto noto solo a loro due. Alzando una mano sporca e impregnata di fumo, le accarezzò lievemente una guancia, dipingendola con uno sbaffo nero; l'odore intenso di legno bruciato circondò la ragazza, che chiuse gli occhi per un istante.
Gli amici la raggiunsero in quel momento e Gaia si lasciò trascinare via, accompagnata dall'occhiolino scherzoso del ragazzo.

GuardamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora