Do I wanna know?

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Mi appoggio sul letto accanto ad Alec.

Tutto quello che è successo, tutto si può ricollegare al bosco.

Lo sento, il suo petto che batte.

Lo sento, il suo respiro.

Gli episodi di ieri mi hanno scosso, ma forse meno di quanto avrei immaginato potessero fare.

Le prove? La scritta sul braccio la ragazza del bosco.

Non è una ferita, ma fa male lo stesso e non posso immaginare quanto dolore abbia provato Alec con quel proiettile.


Tiro su le maniche e appoggio il mento sulla mie mani, che a differenza degli altri sono sempre ghiacciate.

Ci completiamo: io il freddo, lui il caldo.

Io la luce, lui il buio.

Opposti.

Io la scritta, lui la pietra.


"Si chiama nottetempo".

Giro la testa, Alec si trattiene a fatica sui gomiti e cerca di non far trasparire lo sforzo immane che sta facendo per mantenere quella posizione.

Indossa di nuovo l'armatura che lo protegge da quello che potrebbe ferirlo.

"La vedi?" chiede, puntando gli occhi zaffiro su di me. Indica la pietra con il polpastrello.

"Perchè la nascondi?" okay, era una domanda stupida.

Sul suo viso appare un accenno di sorriso.

"Mi sembra normale avere una pietra dentro al petto".

Preferivo che rimanesse svenuto.







Lay it all on me, Ed Sheeran

Apro gli occhi.

La luce mattutina che filtra dalle finestre mi infastidisce e sono costretta a girarmi dall'altra parte del letto.

Che giorno è oggi?

Martedì.

Grande.

Do I wanna know?)
Tutto urla nei miei sogni stanotte.

Mangio i cereali in modo snervante è lento, tirando su e giù il cucchiaino.
Se il buongiorno si vede dal mattino, il mio buongiorno è ancora a sonnecchiare, dove vorrei essere io.
La luce che filtra dalla finestra mi arriva dritta in faccia e di certo non migliora il mio umore, già peggiorato dal fatto che oggi sarò sottoposta all'interrogatorio con lo sceriffo e non so cosa inventarmi.
Mia madre ha detto che se non ho niente da nascondere andrà tutto bene, ma io, per la cronaca, come farei, dal momento che sono stata soggetta a una totale amnesia?
Sospiro, mentre ascolto il ticchettio dell'orologio.
Tic tac
Il tempo mi scivola via dalle mani, e chissà dove va a finire.
Bevo il latte nella tazza e mi alzo stiracchiandmi, poi mi appoggio alla mensola della cucina.

Stanotte ho sognato una cosa strana.
Ero in uno spiazzo, come quello de locale di quella sera, ed ero bloccata a terra, a causa di un freddo che mi faceva irrigidire tutti i muscoli.
Una voce continuava a ripetermi nelle orecchie: ' Non si ripete la storia, Grace'.
Io avrei voluto urlare, ma non ci riuscivo.
Non avevo voce.
Poi c'erano i miei amici.
Sopra di me, in piedi, a braccia incrociate, con i volti contratti in un ghigno.
"Ma guardati"
Viola mi indicava con il dito, e poi parlava sommessamente
Io ero bloccata a terra ma sembrava quasi che mi stessi scongelando.
Ribollivo di rabbia e imbarazzo.
Assieme a quei due c'erano anche gli altri:
Kean e Natalie che si baciavano, facendo sguardi maliziosi.
Amelìa parlavo con Sam e diceva: " Grace, che nome HAHAHA"
Poi Viola afferrava Alec per la camicia e lo baciava, davanti ai miei occhi.
Una gelosia incredibile si impadroniva di me, e l'istinto di urlare si faceva più forte.
Dopo quello che mi sembrò un secolo, riuscii ad alzarmi in piedi.

Gli altri mi guardavano allibiti, mentre io aprivo la bocca.
E urlavo, senza sentire niente altro.
Tutti si tappavano le orecchie e cadevano a terra.

Poi il buio.









Mi alzo in piedi dal tavolo, con la grazia di un elefante, e mi trascino verso camera mia.

Nel percorso mi giro indietro, e vedo una figura appoggiata sul piano principale della cucina.

Sussulto, ma poco dopo ne conosco la vera identità.


Sophìa Amyson, o meglio mia madre, sta sorseggiando del caffè in piena forma, rischiarata dalla luce mattutina.

Guarda fuori dalla finestra, in una posa quasi teatrale,e picchietta con il dito sulla mensola superiore, mostrando le sue lunga dita affusolate.

Mi dà sui nervi, cavolo. Come fa ad essere sveglia  e pimpante a quest'ora è un mistero dell'umanità.

"Sai che ore sono?"

La sua voce giunge dalla cucina e mi fa stringere i pugni. Bla, bla, guarda che ore sono, bla bla.

"Sono le 7:50"

Bla bla, le 7:50, bla bla.

No, aspetta.

Se scuola comincia alle otto, vuol dire che ho dieciminuti. Cinque, togliendo il tragitto.

Sono in ritardo.


Mi fiondo in camera con un'energia sconosciuta.

Afferro la camicia del giorno prima, e mi butto sul lavandino del bagno, spalmando più dentifricio del necessario.

Ritorno in camera e infilati come per miracolo un paio di jeans blu, riempo lo zaino azzurro di tutti i libri che penso siano necessari.

Metto le converse bianche, afferro lo zaino e infilo la giacca azzurra che il giorno prima mi aveva fatto rabbrividire.

"Ma', ma Alec dov'è?" urlo a mia madre, mentre tiro su la zip della giacca.

"Alexander? L'ho riaccompagnato a casa."

"Hai visto i suoi?" chiedo speranzosa.

"No, non c'erano. Lui mi ha ringraziato, e poi ha chiuso la porta".

"Ma non potevi stare lì con lui?" esclamo.

"No, non voleva. Voglio dire, ha sedici anni".



La saluto e mi lancio in strada.

Oggi sarà un nuovo giorno, sarà diverso, penso.
Finché non mi ricordo di ciò che mi aspetta.


Nota dell'autrice: Holaaa
:3
Non riesco ancora a capire quinto fare lungo un capitolo di Watty, help!
Si accettano consigli.
Questo è troppo lungo?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2016 ⏰

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