Spesso, sono i dettagli a fare la differenza.
Da piccola, in inverno, andavo spesso in montagna con i miei genitori. Adoravamo fare escursioni.
Come alloggio avevamo una casetta piccola e isolata ma pulita e discreta.Il proprietario ce l'aveva venduta per poco, era un brav'uomo.
Allora infatti non avevamo molti soldi e il massimo di vacanze che potevamo permetterci era in quello piccola casa con il camino fumante, un po' come quella delle favole.
Eppure io avevo già capito da piccola che le fiabe non erano vere, e che servivano solo a renderci meno infelici.
Non mi considero pessimista, perchè sono solo realista, credo in parte a quello che le persone dicono ma a volte non le ascolto.
Ascolto la voce della natura, quella non sbaglia mai.
Quel giorno, con questa convinzione, mi avviai nel bosco.
Avevo 6 anni e non molto senso dell'orientamento così, com'è facile dedurre, mi persi quasi subito.
Mia madre era uscita e mio padre con lei, ma io ero rimasta in punizione perchè avevo fatto cadere un ciondolo , credo di valore, per terra, dal comodino della camera da letto.
Eppure la reazione di mia madre era stata smodata:
"Si è scheggiata?" aveva urlato in preda al panico, riferendosi alla pietra gialla che fungeva da principale ornamento dell'oggetto.
"Non credo" avevo farfugliato io, in lacrime. Lei mi fissava.
"Mi dispiale*, mamma" ripetevo. Nonostante il viso esangue e lo shock, alla fine si calmò.
Mi prese il volto tra le mani e mi disse che sarebbe uscita con papà per prendere un po' d'aria per lo spavento.
Mentre usciva, vidi che afferrava la collana con una certa rapidità, come se stesse pensando "Speriamo non accada più".
Dopo aver camminato per un'ora, sfinita, mi appoggiai al tronco di un albero, una salice piangente, che rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo. Vinta dalla stanchezza mi addormentai.
Qualcuno mi svegliò, spaventadomi a morte e costringendomi ad aprire gli occhi. Era un ragazzino, con al massimo un anno in più di me.
Questa fu la mia prima impressione, ma poi di lui notai in modo particolare gli occhi.
Di un azzurro intenso che associai subito al topazio, pietra preziosa.
Lui mi fissava incredulo e quasi infastidito dalla mia stanchezza.
Mi incitava ad alzarmi, ma io ero troppo debole, così mi prese in braccio.
Fu una sensazione bellissima e rilassante, lui era incredibilmente caldo e forte.
Mi faceva sentire protetta come nessun altro.
Mi riportò a casa e mi appoggiò alla porta.
"Non c'è di che, principessa" furono le ultime parole che sentii prima che lui scomparisse per sempre.
Quella sera a cena non facevo che sorridere, senza spiegare il motivo ai miei genitori nonostante le loro insistenti domande.
Era come se volessi tenere il protettivo ragazzo del bosco solo per me, e infatti non ne parlai mai a nessuno.
*Dispiale non è un errore. Si riferisce alle lacrime della bambina di sei anni che cerca di scusarsi a modo suo.
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Il ragazzo del bosco
FantasyShine Grace non ha mai creduto alle fiabe. Un giorno però arriva Alec, un ragazzo misterioso e bellissimo, e lei capisce di essersi sempre sbagliata. I principi esistono. Alec però non è il tipico ragazzo della porta accanto: scompare spesso nel bui...