0.4 Aiden

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Tre giorni prima...

Parcheggiai la macchina fuori nel vialetto di casa nostra e notai che la macchina di mia madre era parcheggiata anch'essa nel vialetto. E questo succedeva quando solitamente era in casa. Credo che lei fosse in casa. Davvero non ero in vena di parlare con lei, soprattutto dopo la giornata che avevo avuto.

Sbattei la porta di ingresso per segnalare il mio arrivo a casa al sicuro, anche se, come qualcosa che fosse davvero importante per i miei genitori. Mio padre, uno scrittore e mia madre, una pittrice erano solamente le uniche due persone che si preoccupavano per la mia sicurezza, contando poi quella persona che mi aveva messo in mezzo a tutto questo schifo.

Erano dei genitori fantastici, si ricordavano il mio compleanno e sapevano sempre cosa dirmi, quando ero arrabbiata o triste. Beh, in realtà era così prima dell'incidente, poiché ora, mi ero allontanato da quello che avrei voluto sentirmi dire. Per colpa dello schieramento con quella persona.

-Aiden, sei tu tesoro?- La voce di mia madre mi chiamò, come posai il mio zaino sul primo gradino. Mi tolsi le scarpe, depositando il resto delle mie cose sopra il mio zaino, prima di andare verso lo studio di mia madre.

-Ciao,- parlai a bassa voce, come mi appoggiai contro il telaio di legno della porta.

-Com'è andata a scuola?- Mi chiese, con lo sguardo concentrato sulla tela.

Alzai le spalle, premendo la mia schiena contro il telaio della porta per poi appoggiare contro di esso la testa. -E' andata bene. Come al solito,- mentii.

-Beh, è fantastico,- esclamò. Odiavo per quanto ingenua fosse, non riusciva nemmeno ad accorgersi quanto fosse distrutta sua figlia. -Tua padre ed io stavamo parlando, dovresti invitare alcuni tuoi amici, Venerdì ci sarà anche a cena Tanner e Reinhold.- Al suono del suo nome, una serie di brividi percorsero la mia schiena. Come se il ricordo di quella notte d'estate riempisse i miei pensieri, le lacrime iniziarono ad offuscare la mia visione.

Tutto di quella notte mi travolse, travolgendomi come un'onda del mare. Quella stanza mi provocò quella sensazione. Il modo con cui lui mi aveva parlato al telefono prima di quel giorno. La sua voce risuonava roca e aspra. Le sue fredde mani sudate che toccarono l'interno delle cosce qualcosa che un migliore amico non avrebbe dovuto fare.

-Aiden, tesoro?- La voce di mia madre mi portò fuori dai miei incubi. -Hai sentito quello che ti stavo dicendo per Venerdì?-

Annuii con la testa.

-Ehm, si. Ma mi chiedevo, se i Reinhold dovessero venire per forza?- Chiesi, la mia voce era appena un sussurro.

Mia madre alzò gli occhi verso di me.

-Si, tesoro devo, dal momento che hai quasi messo in imbarazzo quel povero ragazzo. Quando ti fermerai di dire quella menzogna, tesoro? Potresti danneggiare la reputazione delle persone,- sospirò, ponendo verso il basso il pennello -Soprattutto in una città come la nostra- Aggiunse.

-Non sto facendo nulla mamma, ma mi de...-

-Aiden, vai a prepararti, l'appuntamento è alle tre...- lei mi interruppe, dicendomi che non voleva sentire quello che avevo da dire. Non voleva sentire la verità su ciò che realmente accadde a sua figlia quella sera di Giugno.

Scossi la testa. Feci la mia strada verso la parte anteriore della casa, pestando le scale, cercando di farle capire che fossi arrabbiata con lei. Perché erano così ingenui, non volendo realizzare che la loro figlia stesse male, era distrutta e loro era un altro motivo per poter aggiungere a questa distruzione.

La colpa era la loro e del figlio dei loro migliori amici che era uno psicopatico. Attraversai il corridoi del secondo piano fino a raggiungere la mia camera. Aprii la porta e mi trascinai verso il letto, gettandomi poi sul letto disfatto e fissai il soffitto. Sospirai, sapendo che mia madre si sarebbe presentata per verificare se in realtà mi stessi preparando per il mio cosiddetto appuntamento.

Hold My Hand  || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora