0.2 Aiden

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Quattro giorni prima...


Trascorrere il pranzo nel bagno delle ragazze era diventato uno dei miei rituali quotidiani.

Mi bagnai il viso con l'acqua fredda e mi guardai allo specchio. I miei capelli neri per via dell'acqua si attaccarono al mio viso, e sembravo un completo e assoluto casino. Il mio riflesso mi osservava con occhi condiscendenti e dovetti distogliere lo sguardo. Non era già abbastanza sopportare tutti quegli sguardi dal resto del corpo studentesco? Perché dovevo guardarmi allo stesso modo?

Sapevo che mi sarei dovuta trattare con più rispetto. Meritavo di meglio. Se non mi fossi trattata meglio, allora, chi lo avrebbe fatto? Non avevo amici che veramente si importavano di me.

La gente è solita dire che non siamo mai veramente soli.

Alcuni si conoscevano mentre camminavano attraverso i corridoio o nella mensa, perché forse avevano un appoggio, come un fratello o sorella, per potersi relazionare. Nel mio caso, però, era vero. Davvero non avevo amici. Ero un ragazza sola. Ma onestamente tutto ciò non mi preoccupava. Non mi dispiaceva non avere amici. Avere amici significava che ci si esponeva quel che bastava per essere feriti. Fidatevi di me quando dico che ho attraversato abbastanza dolore per capirlo. E sapevo anche che la gente non si sarebbe nemmeno avvicinata a me, visto che tutti pensavano che sia una pazza. Non potevo nemmeno contare sulla mia famiglia per esserci lì per me. Mi avevano dato la colpa di tutto quando era successo.

Scossi via quei pensieri. Non era sicuramente questo il tempo e il luogo per ricordare adesso.

La porta del bagno si aprì e Hanna Turner entrò con Brianna e Sarah. Non credo di aver mai visto Hanna senza Brianna o Sawyer che si trovavano sempre dietro di lei come un paio di guardie del corpo. Scaccia giù il mio essere sconvolta mentre tutte e tre si voltarono verso di me.

-Scusami, ma questo bagno è per le persone normali. Il bagno per quelle mentalmente instabili è dietro la palestra,- Hanna mi disse con una voce dolce. Brianna e Sarah ridacchiarono e mi fissarono, con occhi che non esprimevano alcun tipo di emozione.

-Allora cosa diavolo ci fai qui?- Chiesi, spostando lo sguardo su di lei e poi sulle sue amiche.

Hanna sembrò confusa per un attimo. Immaginai che si stesse prendendo qualche secondo più del dovuto per capire cosa stessi intendendo. Resistetti dalla voglia di alzare gli occhi al cielo. Come può essere una persona così tanto stupida?

-Strana,- sputò quando non riuscì ad arrivare ad una buona conclusione.

Lanciai il tovagliolo nella spazzatura e camminai fuori nel corridoio quasi vuoto.

I corridoi erano ormai vuoti, a parte per la gente come me, che vagava per le aule quando il resto della scuola era occupato a pranzare in mensa.

Mi avvicinai al secondo piano, dirigendomi verso l'ala chiusa. Nessuno ci andava. Ed era quella la ragione per cui quel posto mi piaceva così tanto.

Scivolai sotto il nastro bianco e rosso che segnava l'area riservata e raggiunsi la vecchia aula abbandonata. La porta si aprì con un forte scricchiolio e provai a fare del mio meglio per chiuderla più silenziosamente possibile. I miei passi echeggiarono attraverso la grande stanza vuote. Una cattedra impolverata era l'unica cosa presente in quella stanza.

Tutto lì dentro era cosi impolverato, ma c'era d'aspettarselo considerando quanto tempo fosse passato da quando qualcuno, tranne me, era stato qui.

Questa aula era ormai chiusa da un anno. Era stata chiusa per via dei lavori di ristrutturazione. Ma credo che la scuola non potesse permettersi di finirli. Da allora l'intera ala era stata chiusa a causa dei vari pericoli.

Hold My Hand  || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora