1.0 Aiden

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Il suono della sveglia non è mai un suono accogliente al mattino, e resistetti all'impulso di spegnarla, voltandomi e tornando a dormire. Ma non potevo farlo. Avevo bisogno di andare a scuola, prima di passare un doloroso pomeriggio in compagnia di Tanner dopo che sarei ritornata.

Ero affascinata ad osservare mio padre mentre tentava di preparare la colazione. Mi appoggiai allo stipite della porta della cucina, mentre mi dava le spalle e si fermava accanto al fornello. Stava cercando di fare, quello che presupposi fossero uova strapazzate, e lui ancora non mi aveva notato.

Borbottò qualcosa sottovoce quando un po' d'olio bollente gli schizzò contro; era come osservare un bambino che imparava a camminare.

L'odore era spaventoso, e mi chiesi come diavolo fosse capace di produrre un odore simile a quello delle uova, o del cibo, ma non me lo chiesi. Almeno stava cercando di migliorare qualcosa: almeno stava cercando di prendersi cura di qualcosa.

Mi schiarii la gola e lui mosse la testa.

-'Giorno Aiden,- disse allegramente.

-Buongiorno, posso chiederti cosa stai facendo?- Chiesi, facendo un passo verso lui.

Abbassai lo sguardo sulla padella e arricciai il naso. Mi sbagliavo. Non stava preparando delle uova strapazzate, perché avevo dei seri dubbi a credere che quella poltiglia marroncina fossero delle uova strapazzate.

-Stavo cucinando le uova strapazzate,- disse con orgoglio e girò la poltiglia con la spatola.

-No, papà, non in quel modo,- dissi con una risata. -Perché non hai aspettato che io o la mamma venissimo giù, avremmo potuto farlo per te?-

-Perché sono un uomo adulto e sono pienamente in grado di prendermi cura di me stesso,- disse in tono difensivo. L'unica cosa certa che sapevo e che lui e la mamma ieri sera avevano litigato.

-Sì, ok, non voglio mettere questo in discussione,- risposi prendendogli dalla mano la spatola e rigirando la poltiglia marroncina. -Ma non sei in grado di cucinare le uova strapazzate.-

Sospirò e tolse la padella dal fornello, mettendola nel lavandino e aprendo il rubinetto. Ridacchiai mentre aprii il frigo e afferrai le cose necessarie per fare le uova strapazzate nel modo giusto. Dissi a mio padre di andarsi a sedere e lasciarmi preparare la colazione. Poi procedette a fare l'unica cosa che era in grado di fare; si versò il caffè nella sua tazza. Era quella con il logo del dipartimento di polizia di Harrison, quello che lo zio Wes gli aveva regalato per Natale.

Lo guardai e sorrisi malinconicamente tra me e me. Mi sentii normale... pensai tra me e me... quella normalità che c'era prima dell'incidente. Mi era mancata. La normalità di mio padre e me... andare d'accordo per un momento...

Ma sapevo che questa atmosfera non sarebbe durata a lungo.

-Devo chiederti di fare qualcosa, Aiden... da fare per me,- mi chiese, mentre il silenzio tra noi diventò assordante. Gli unici suoni erano lo sfrigolio della padella.

Il mio stomaco si strinse con le infinite possibilità di ciò che avrebbe potuto chiedermi. Non c'era modo di sapere cosa potesse essere, ma avevo la sensazione che avesse a che fare con lui.

-Lo zio Wes mi ha raccontato dell'incidente di Fisher accaduto la scorsa notte...- iniziò.- Diciamo solo che pensavano che fosse solo un'interruzione, ma hanno trovato più di quanto si aspettassero, in quel ragazzo Fisher...- disse, rabbrividendo leggermente. Chiuse gli occhi e scosse la testa, come se volesse rimuovere la brutta immagine che si era creato nella sua testa.

-Cosa hanno trovato?- Ora ero davvero curiosa. Rabbrividì di nuovo.

-Nulla che mi piacerebbe scoprire da mia figlia,- sospirò. -Promettimi che starai alla larga da quel ragazzo, Fisher.-

Hold My Hand  || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora