1.3 Luke

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Quando mio padre arrivò, ero completamente smarrito da quello che era appena successo, non lo notai nemmeno posare una mano sulla mia spalla.

- Luke? - Chiese, e io lentamente mi voltai per guardarlo. Lui agrottò la fronte quando vide la mia faccia. - Pensavo che mi avessi detto di stare bene? -

Premette due dita qualificate sulla fronte e io trasalì quando il dolore si irradiò dal luogo dove mi aveva toccato. Credo di aver avuto un taglio, dopo tutto. Ma che cazzo era un taglio sulla fronte rispetto a perdere la vita?

Tirò un sospiro e tolse via le mani dopo aver valutato il danno, prima di camminare verso il corpo. Non volevo guardare ciò che avessi causato, così voltai la testa verso la macchina e feci finta che tutta questa situazione non mi desse fastidio. Perché, francamente, dovrebbe importarmene se mi sono imbattuto in lei? Non che lei mi importasse.

Beh, probabilmente era importante per qualcuno. Lei aveva una famiglia.

Al pensiero della sua famiglia, pensai che loro dovettero pianificare un funerale. E diciamolo, avevo fatto un favore a tutti. Mettendo fine alla miseria di questa poveraccia, me lo aveva chiesto, una volta nel corridoi.

Uccidere qualcuno era qualcosa che andava bene nel mio libro? Chi sarebbe stato il prossimo? Ryan Michaels?

Trasalii alla durezza dei miei pensieri.

Avrei potuto fingere per tutto il tempo che avrei voluto. Ma questa situazione non avrebbe portato nulla a posto, non importava quanto provassi a scappare. Avevo ucciso Aiden Sanders. Ero un assassino. Chiaro e semplice. E proprio perchè non mi piaceva quando era viva, non mi dava il diritto che questo non dovesse darmi fastidioso. Certo che mi infastidiva. Colpire qualcuno, non mi importava chi fosse quel qualcuno, mi dava solamente fastidio. Altrimenti non sarei stato umano.

- ... Ha perso molto sangue, ma lei, respira ancora e c'è polso... basso non come vorrei, ma è abbastanza per ora, - venni a conoscenza che mio padre stava parlando con me, e presi un momento o due per realizzare esattamente quello che mi stesse dicendo.

Non so cosa mi successe, ma una sensazione di sollievo mi attraversò come un fiume in piena senza volerlo, e cominciai a ridere istericamente.

La strana respirava ancora.

Mio padre non mi prestò attenzione, mentre continuava a guardarla. Fui vagamente consapevole che non fosse morta, quando vidi delle luci e senti il suono dell'ambulanza in lontananza che si avvicinava, come le mie gambe iniziarono a cedere, e svenni.

La prima cosa che vidi quando mi svegliai, era una specializzanda che mi stava ricucendo. Il modo in cui sorrideva, quando mi vide sveglio, non era il solito sorriso che si danno ai pazienti. No. Era uno di quelli che mi davano tutte le ragazze a scuola. Se questo fosse stato un altro momento, non ci avrei pensato due volte prima.

Ma sapevo perfettamente che questo non fosse il momento.

- Tutto fatto, - disse, tagliando il filo e mettendo una benda sul taglio.

- Hai visto mio padre? - Chiesi, ignorando il suo sguardo seducente che mi stava dando.

- E' in chirurgia con la ragazza, ancora, - rispose, aveva ancora quello sguardo, come se mi stesse immaginando nudo. - Ma tua madre è in sala d'attesa. -

Saltai giù dal letto e uscii. La specializzanda mi guardò un po' perplessa come uscii senza ringraziarla, credo che non fosse abituata ad essere ignorata. Ma chi diamine importava? Camminai verso la sala di attesa, e trovai la mamma di Ashton camminare avanti indietro. Non credo che l'avessi mai vista così preoccupata e agitata. Sinceramente non capivo il perchè non ero stato io quello ad essere messo peggio. Smise di camminare quando mi notò e rapidamente si diresse verso di me e mi attirò in un abbraccio.

Hold My Hand  || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora