"Ma quale giorno di sole inizia con una brutta notizia?"
- C. Galiazzo.
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Ci sono mattine in cui ti svegli e hai un brutto presentimento. Alice quella mattina si era svegliata di malumore - più del solito - e con una strana sensazione allo stomaco. La sua giornata era proseguita normalmente tra pillole e passeggiate per l'ospedale affiancata dalle guardie. Per tutto quel lasso di tempo, Alice si era guardata intorno e aveva cercato di capire da cosa fosse scaturito quel brutto presentimento, senza però trovare alcuna spiegazione logica.
Certo, pensare a qualcosa di logico era davvero strano, considerando che era stata rinchiusa in un manicomio.
L'orologio al polso di una delle guardie suonò.
«Parker, forza, è ora della seduta con la psicologa», affermò l'uomo di colore sulla trentina.
Alice alzò gli occhi al cielo e sbuffando trascinò i suoi piedi fino ad arrivare di fronte all'ufficio della direttrice nonché psicologa.
Alle spalle della Sullivan c'era un'immensa libreria stracolma di volumi a prima vista, notevolmente ponderosi. Un giorno, magari, le avrebbe chiesto di prestargliene uno, così avrebbe ucciso un po' la noia.«Buongiorno Alice.» La donna le regalò un sorriso gentile e le fece segno di accomodarsi sulla poltrona di fronte a lei.
La Dottoressa Sullivan era sempre rimasta calma, non aveva mai aggredito Alice, nonostante quest'ultima le avesse dato spesso motivi per farlo. La donna però non era apparsa minimamente scalfita da tutto il veleno capace di fuoriuscire da quelle labbra così perfette.
«Stai facendo progressi, il tuo peso è aumentato», ci tenne ad informarla la Sullivan, come se lei non se ne fosse accorta.
Alice storse il naso. «Evviva, ora siamo tutti più felici», disse sarcasticamente.
«Sei felice, Alice?» Domandò la donna incrociando le braccia sotto il seno.
«Cos'è la felicità, dottoressa? Se me lo spiega forse potrei rispondere alla sua domanda.»
Alice aveva sempre amato giocare ed ultimamente la dottoressa Sullivan era l'unica persona lì dentro con la quale lo potesse fare. Erano tutti troppo pazzi o troppo intenti a fingere di esserlo per poter giocare con lei e le sue allusioni.
«La felicità è una sensazione di pienezza, è quando senti di non aver più bisogno di niente perché stai bene così. Quindi, Alice, sei felice?»
«Sono rinchiusa da due mesi in un manicomio con l'accusa di essere anoressica. Vengo obbligata a mangiare e mi vengono somministrate pillole che mi rincoglioniscono più di un cocainomane. Non mi fate fumare, non posso andare a correre, non posso ascoltare musica. Non posso uscire dall'istituto, non mi fate arrivare neanche in giardino, devo andare in bagno con la porta aperta. Sto saltando troppe lezioni, forse mi bocceranno. Non posso controllare mia madre, non posso vedere Luke, Lily o i ragazzi. Mi dica dottoressa, ritiene che io possa essere felice?»
La Sullivan sospirò, massaggiandosi le tempie. All'occhio della ragazza non sfuggì l'enorme anello all'anulare della donna, era sposata e forse aveva dei figli. Alice non riusciva ad immaginare la vita della psicologa fuori da quelle mura, da quello studio. Forse aveva dei figli. Come si comportava con loro? Li trascurava per badare ai suoi pazienti? Li trattava bene?
Improvvisamente la mente di Alice fu inondata da questi pensieri e tentò di guardare la donna sotto un'altra luce.«Chi sarebbe Luke? Il tuo ragazzo?»
Innanzi a quella domanda, Alice rimase senza parole. Cos'erano lei e Luke? La verità era che non ne aveva idea. Non erano amici, ma non stavano neanche insieme ufficialmente. Quella domanda l'aveva messa in difficoltà.
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Pure Heroin ~ L.H
FanfictionEravamo davvero troppo giovani per essere così tristi. Eravamo tutto ciò che la società disprezzava, eravamo il rifiuto della società. Eravamo figli della notte, del buio, delle tenebre. Indossavamo le nostre giacche di pelle, i jeans strappati e...