Ti bacerei fino a consumarmi le labbra.Ti proteggerei fino a farmi rompere le ossa.
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Avete presente quando tutto sembra andare, stranamente, per il verso giusto, allora siete così ansiosi che tutto possa sgretolarsi da un momento all'altro?
Ecco. Era così che si sentiva Alice Parker. Era uscita dalla clinica da oramai un mese, aveva degli splendidi amici accanto, un ragazzo che aveva smesso di farsi di eroina per amor suo e una madre che non si abbandonava all'alcool da ben cinque mesi.
Tutto andava bene, fin troppo bene.Alice sospirò, al che Luke la guardò stranito e preoccupato allo stesso tempo. Portò una mano tra i capelli del ragazzo per poi pensare al primo giorno in cui lo aveva visto, dietro il cortile della scuola. Quella volta aveva i capelli blu e non aveva mai chiesto lui il motivo. Anche perché la seconda volta che lo aveva visto era invece più biondo che mai.
- Perché la prima volta che ti ho visto avevi i capelli blu? - Domandò per la prima volta, dopo quasi un anno.
Luke ci pensò su un attimo. Poi sembrò illuminarsi - Avevo perso una scommessa con Michael, allora avevo fatto uno shampoo colorato per pagare il mio pegno. - Spiegò.
Prese la mano di Alice ed iniziò a giocarci, accarezzandole e soffermandosi sulle parti più morbide.
- Vorrei sapere qualcosa in più di te, Ice. Chi era Alice Parker prima di trasferirsi qui? Avevi degli amici? E quanti ragazzi hai avuto? -
La mente di Luke era piena di punti interrogativi, probabilmente perché Alice, che odiava parlare di se stessa, rispondeva difficilmente alle domande troppo personali, rimanendo sempre sul vago. Ma quel pomeriggio di maggio, Alice sentiva che doveva al biondo qualche risposta. Lui con lei si era aperto raccontandole del fratello e delle colpe che si era affibbiato. Le aveva spiegato il motivo per il quale aveva iniziato a drogarsi, perché fosse tanto ossessionato dall'idea di morire, quindi, raccontare almeno a lui la verità, era il minimo.
- Alice Parker, prima di venire qui, era una ragazza con poche persone vicino e nessuna veramente accanto. Ero considerata feccia a causa della mia situazione familiare, che faceva proprio schifo, allora mi si avvicinavano solo persone che credevano di essere simili a me. -
Iniziò a raccontare della sua vita, sebbene cercasse di rimanere sul vago. Ma Hemmings era curioso, voleva sapere tutto quello che aveva portato la sua Ice a diventare così restia a tutte le persone che le stavano intorno. Voleva capire quale fosse il motivo che l'aveva spinta ad essere sottopeso, voleva sapere tutto.
Ma Hemmings neanche immaginava quante cose avesse dovuto sopportare Alice Parker in soli diciotto anni di vita.- Ed esattamente, qual è la tua situazione famigliare? -
Luke guardava la ragazza con lo sguardo assottigliato di chi è pronto ad assorbire tutte le informazioni in un colpo solo. Alice sospirò.
- I miei si sono messi insieme più o meno alla nostra età. Mio padre era un tossicodipendente a cui non importava niente di mia madre, ma lei sarebbe morta per lui. Letteralmente. Iniziò a fare uso anche lei di droghe, anche se preferiva di gran lunga l'alcool e questo penso che tu possa averlo notato. -
Alice si mise su un fianco, in modo tale da avere Luke di fronte e poter così studiare tutte le sue espressioni. Il ragazzo annuì.
- Non passò molto che mia madre rimase incinta. Sinceramente, non so neanche perché non abbia abortito. Portò avanti la gravidanza pur essendo fatta o ubriaca gran parte del tempo. Dio solo sa come e perché sono venuta al mondo! - Sorrise malinconicamente.
- Sei venuta al mondo per poter salvare me. - Affermò il biondo, sfiorandole una guancia, al che Alice si avvicinò e regalò lui un bacio a fior di labbra.
- Una volta nata, Ellen ha cercato di darsi una ripulita e per brevi tratti ci riusciva, ma poi, puntualmente lui combinava qualcosa: la tradiva, andava via, la trattava male e allora lei cadeva nel solito circolo vizioso. Eppure mi stupivo, anche da piccola, sai? Io guardavo mia madre, questa bella donna che era pure intelligente e gentile disintegrarsi a causa di un uomo egoista e meschino. Mi domandavo: ma cosa ci vede in lui? Perché non riesce a lasciarlo andare? -
Alice per un attimo ripensò alle volte in cui la madre era arrivata a dire di odiarla, solo perché l'uomo riservava più attenzione ad Alice che a lei. Eppure, Alice avrebbe fatto qualsiasi cosa per risultare invisibile agli occhi del padre.
Qualche anno dopo avrebbe scoperto che la madre soffriva di disturbo bipolare e al contempo della Sindrome di Stoccolma, poiché la relazione dei suoi genitori era iniziata con uno stupro.- Io in ogni caso tentavo di starmene in disparte e di non creare problemi. Studiavo e leggevo così tanto che ero sempre la prima della classe e nessuno che si presentasse agli incontri con gli insegnanti per saperlo. A volte mio padre mi picchiava, quando tentavo di prendere le difese di Ellen, ma quando anche lei aveva iniziato a picchiarmi perché intervenivo nelle loro liti distogliendo - secondo mia madre - l'attenzione di Jonathan da lei, ho deciso di stare per conto mio, sebbene più di una volta Jonathan avesse rischiato di ucciderla. -
Luke annuiva, concentrato. - Non avevi nessuno a cui raccontare tutto questo? Nessun ragazzo che potesse spaccare la faccia a tuo padre e portarti via? - Domandò quasi incazzato.
- Hemmings, prima di te non ho mai avuto un ragazzo. - Affermò Ice, guardandolo dritto negli occhi e sperando che capisse.
- Ma tu non eri vergine quando lo abbiamo fatto la prima volta alla festa. Ne sono sicuro. Hai avuto rapporti occasionali allora? -
Ice sentiva un groppo alla gola. Non riusciva a parlare. Chiuse gli occhi per un attimo, quasi come se stesse cercando la forza da qualche parte e stentasse a trovarla. Sentì il palmo della mano del biondo incontrare il suo, allora si decise a parlare.
- Avevo quattordici anni, quando Jonathan decise di abusare di me per la prima volta, fregandosene altamente del fatto che fossi sangue del suo sangue e che fossi ancora una bambina. -
Al ricordo, gli occhi di Alice si riempirono di lacrime. Poteva sentire Luke tremare dalla rabbia, gli occhi iniettati di sangue e la mascella serrata.
- Tuo padre. - Ripeté assorto nei suoi pensieri. - Ti ha violentata. Perché? -
- Diceva che avevo delle forme "troppo belle per essere solo guardate". - Citò Jonathan. - Allora avevo smesso di mangiare. Pensavo che se avessi perso quelle stesse forme che lui stesso adorava, mi avrebbe lasciata perdere. -
- Quindi non sei una fottuta anoressica. -
- No, ho cercato di spiegartelo, ma non mi hai mai creduto. -
- Perché non l'hai denunciato? Anzi, perché non hai denunciato entrambi? -Alice scrollò le spalle. Era facile parlare, per lui, che era cresciuto nell'alta società di Sydney, dove si scandalizzavano per poco e bastava alzare un dito per risolvere tutto.
Alice aveva denunciato il padre tantissime volte e nessuna di queste era stata presa seriamente in considerazione.- L'ho fatto. Ho denunciato Jonathan cinque volte prima che venisse arrestato. L'ultima volta sono stati costretti, visto che mi ha mandata in ospedale. E' successo due anni fa, ma a quanto pare è stato un solo anno in prigione e ancora non mi spiego come sia stato possibile. -
Luke Hemmings impallidì, Alice aveva capito che avrebbe voluto chiederle qualcosa e stava cercando il modo meno brusco per farlo, vista la volubilità del carattere della ragazza.
- Quel giorno, quando mi hai chiamato...-
- Sì, stavo scappando da lui. Ci ha trovate. -Al solo pensiero, Alice andò nel panico totale. Non ci pensava da tanto tempo e di punto in bianco, quella realtà le era piombata nuovamente addosso. Finché Jonathan sapeva dove trovarla, non erano al sicuro.
Luke le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo. I suoi occhi cristallini ed apparentemente innocenti, nascondevano un vero e proprio mare burrascoso. Nuotarci all'interno poteva elettrizzare al punto tale da essere pervaso dall'adrenalina oppure da morire annegato.- Ice, non permetterò a nessuno di farti del male, te lo prometto. -
- Tu non puoi capire, Luke, lui...-
- Non mi importa. Ti proteggo io. -
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Pure Heroin ~ L.H
FanficEravamo davvero troppo giovani per essere così tristi. Eravamo tutto ciò che la società disprezzava, eravamo il rifiuto della società. Eravamo figli della notte, del buio, delle tenebre. Indossavamo le nostre giacche di pelle, i jeans strappati e...