Capitolo XXII ~ Resilienza.

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Resilienza: capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.

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Il giorno in cui Alice Parker uscì dal Sydney Mental Institution, era marzo inoltrato e il sole brillava alto nel cielo.
Ellen la attendeva all'ingresso, sul volto della donna era dipinto un sorriso nervoso scaturito dall'insicurezza, forse, di un ipotetico rifiuto da parte della figlia.

Alice osservò la madre, sembrava stare bene, il gonfiore dovuto all'alcool era svanito e la sua pelle sembrava più radiosa, quasi ringiovanita di dieci anni.

Si stupì di se stessa, quando ebbe l'istinto irrefrenabile di stringerla forte a sé.

- Mi sei mancata. - Ammise.

Alla fine quella struttura le era stata di grande aiuto. Non solo perché aveva messo su dieci chili e le sue forme da donna erano tornate senza che le importasse, ma perché si sentiva meglio con se stessa.
Non vedeva l'ora di far vedere il suo nuovo corpo a Luke.
Alice non vedeva Luke Hemmings da quando gli aveva confessato di amarlo. Non aveva più avuto notizie di lui.

- Tesoro, sei bellissima. -

Ellen aveva gli occhi lucidi e la ragazza le sorrise, quasi come per ringraziarla di aver fatto la madre, per una volta, e averla fatta rinchiudere in quella clinica dove aveva conosciuto la dottoressa Sullivan.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, uno di quei silenzi tranquilli, pacifici.
Alice continuava a volgere lo sguardo oltre il finestrino mentre Ellen canticchiava qualche canzone alla radio.
Non appena arrivò a casa, si diresse velocemente in camera e mise il cellulare sotto carica. Quando l'apparecchio elettronico si aprì, iniziarono ad arrivarle decine di notifiche ed sms.
La ragazza si soffermò soprattutto su una conversazione.
Le aveva scritto quasi due settimane prima.

Da: Hemmings

Ice, quando cazzo torni?

Chissà come stava, Luke Hemmings. Quel messaggio era la prova certa che almeno per un istante era stata nei suoi pensieri. Si sentiva una stupida a pensare cose così sdolcinate, non era da lei, eppure non ne poteva fare a meno. Quel biondino era stato come un uragano nella sua vita: aveva sconvolto tutto. Messo tutto sottosopra.
Eppure, ad Alice, nulla era mai sembrato più giusto.

A: Hemmings

Sono tornata.

Era tornata, ma si sentiva diversa. Forse perché non sentiva quello strano senso di disagio, di perdizione, che l'aveva sempre pressata. Forse perché per una volta era tornata a casa ed Ellen era sobria e il pensiero di Jonathan era lontano.

La vibrazione del cellulare la distrasse un attimo. Aprì la notifica.

Da: Hemmings.

Cinque minuti e sono da te.

O forse perché adesso nella sua vita c'era Luke Hemmings.
Qualche minuto dopo il campanello suonò ed Ellen aprì.

- È in camera sua. -

Fu tutto ciò che Alice sentì prima che la porta della sua camera venisse spalancata e lei scomparisse tra le braccia del ragazzo.
Luke stringeva Alice così forte che a breve avrebbero dovuto chiamare un'ambulanza, non riusciva proprio a respirare e non gliene fregava un cazzo. Anzi, ricambiò l'abbraccio con altrettanta risolutezza.

- Dio, se mi sei mancata! -

Iniziò a lasciarle baci tra i capelli, poi sulla fronte, sul naso, ed infine arrivò alle labbra. Alice schiuse subito le labbra, lasciando che la lingua di Luke incontrasse la sua.
Fu il genere di bacio che lasciava intendere che qualcosa nel rapporto fosse cambiato. Quel genere di bacio che graffiava l'anima così forte che una volta finito, ti dava la piena consapevolezza dell'importanza di quella persona. La piena consapevolezza che senza quella persona ti saresti sentito perso, non saresti stato lo stesso.

Pure Heroin ~ L.H Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora