Capitolo V

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Marianna era già in camicia da notte e stava per andare a letto quando qualcuno bussò piano alla porta della sua camera.
Il ballo era finito tardissimo e lei si sentiva esausta. Paola dormiva già da un po'. Dalla sua camera non proveniva alcun rumore.
I colpi discreti all'uscio di legno nel cuore della notte ridestarono d'improvviso tutte le sue angosce.
- Chi è?
- Sono io, Marianna. Papà. Vorrei parlarti un momento.
- Entra pure, papà. È aperto.
Gli andò incontro con la gola chiusa da un nodo di inesplicabile, folle paura. Che cosa doveva dirle? Quello che aveva tentato di tener celato poche ore prima, davanti a Paola?
Umberto Mazzotti era avvolto in una veste da camera color vinaccia e appariva pallido e teso.
Marianna gli posò una mano sul braccio. - Vieni, siediti qui.
Lo fece accomodare alla scrivania; lei prese un cuscino e gli si accoccolò di fianco, alzando su di lui uno sguardo ansioso.
- Non sei stupita di questa mia irruzione notturna?
Marianna scosse la testa. - No. Ho intuito che mi nascondevi qualcosa, questa sera. Mentre uscivamo per andare al ballo.
Umberto sorrise. - E brava Marianna.
- È così?
Mazzotti strinse le labbra.
- Non proprio. Non volevo spaventare Paola, che è tanto bambina e... Insomma, preferisco parlarne con te, che ormai sei una donna e hai dimostrato di saper affrontare con responsabilità situazioni difficili.
- Di che cosa si tratta?
L'uomo sospirò. - Riva, ieri sera, mi aveva messo sull'avviso... Questa sera, al ballo, il generale Pino della guardia nazionale, che è un caro amico, mi ha confermato i sospetti di Gualtiero. - Esitò un momento, e lo sguardo gli cadde sulla "Divina Commedia" posata sulla scrivania. - Il libro della mamma...
Marianna abbassò gli occhi sulle mani che aveva involontariamente giunto quasi in un gesto di preghiera. - Papà, per favore... Che cosa ti ha detto Pino?
- Domani uscirà l'ultimo numero del "Monitore".
- E allora?
- Pare che le autorità francesi abbiano in animo di ordinare il sequestro. Forse la soppressione.
Marianna rifletté un instante, avvolgendosi una ciocca di capelli intorno all'indice.
- E quale sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
- L'articolo di Francesco Fontana su Desaix nel numero scorso.
- Abbiamo insultato la memoria dell'eroe di Marengo?
- Già.
- Ora capisco perché Oldrati si scaldava tanto.
Mazzotti annuì. - Probabilmente ne aveva avuto sentore. Anzi, ha cercato di dirmi qualche cosa...
- A proposito di Francesco. - Marianna si umettò le labbra e scelse con cura le parole. - Se... I nostri peggiori sospetti si rivelassero fondati... E la soppressione avesse luogo, allora...
Umberto si costrinse a sorridere. - Non è la prima volta che finisco in qualche guaio.
Marianna tacque. Con gli occhi della mente, vedeva già suo padre nelle prigioni dei francesi.
Né l'uomo anziano né la giovane donna ebbero il coraggio o la volontà di dare voce ai sentimenti che si agitavano nei loro cuori. Ma per un minuto buono evitarono di guardarsi negli occhi, temendo di non riuscire a mantenere l'impossibilità.
Poi Mazzotti si sentì in dovere di aggiungere qualche cosa che gli stava particolarmente a cuore.
- Sono... Sono sicuro che, qualunque cosa accada, baderai a Paola come una madre. E ti comporterai con dignità.
Le labbra di Marianna si piegarono in un sorriso così amaro che Umberto la fissò stupito.
- Sta' tranquillo, papà. Riusciremo a tirarti fuori dai pasticci, ammesso che tu proprio ci debba finire, e Paola non avrà a soffrirne. Te lo prometto.
Mazzotti si alzò in piedi, rassicurato.
- Era quello che volevo sentirmi dire. In ogni caso, ricorda che Enrico è un ottimo amico, su cui fare affidamento... Se non verrà coinvolto anche lui in questa faccenda. Vorrei vedervi insieme, un giorno. Lui ti ama molto.
Marianna sollevò le sopracciglia con aria dubbiosa, poi si alzò in piedi a sua volta.
- Buonanotte, Marianna. Ti lascio riposare, ora.
- Buonanotte, papà.
Avrebbe voluto abbracciarlo per farsi coraggio l'un l'altro, ma vedendo che si avviava verso la porta non trovò l'umiltà necessaria a fare il primo passo e si limitò a precederlo e ad aprirgli l'uscio. Mazzotti si voltò verso la figlia.
- Ora dormi. E fa' piano a chiudere, o sveglieremo Paola.
Lei sollevò la testa di scatto e lo fissò un momento con intensità tale da spaventarlo. Ma fu un attimo, e il suo sguardo tornò freddo come il ghiaccio. Umberto si chiese se per caso non avesse sognato.
- Buonanotte, papà. - Disse ancora Marianna, col tono pacato di sempre, senza sorridere.
Lui fece un cenno con la mano e scivolò fuori.
Mentre entrava nella propria camera e si disponeva a coricarsi, considerava con un misto di irritazione e di orgoglio la imperturbabilità della figlia maggiore a una notizia che avrebbe provocato una scena isterica in altre donne. Non immaginava nemmeno lontanamente che Marianna avrebbe trascorso la notte intera passeggiando si e giù per la stanza, con la mente in subbuglio e il presentimento di una tragedia nel cuore.

Marianna, mon amourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora