C'è nel giorno un'ora serena che si potrebbe definire assenza di rumore, è l'ora serena del crepuscolo. L'ora che nasconde la città, le luci, i problemi... E rivela le persone.
Le sorelle Mazzotti ed il bell'Enrico avevano appena finito di cenare. Dopo diversi commenti sulla squisita cenetta preparata da Matilde, Marianna e Resnati uscirono per parlare in privato nel giardino di casa Mazzotti.
Sedettero sull'erba, uno accanto all'altra, e stettero a guardarsi in silenzio per qualche minuto.
- Tu non mi ami, vero, Marianna? - Chiese timidamente il ragazzo ad un certo punto.
La mora abbassò la testa e non rispose, le dispiaceva così tanto...
Enrico, con i capelli scompigliati dalla fresca brezza serale e il volto femmineo, in quel momento avrebbe davvero potuto essere scambiato per una creatura divina; le narici dilatate e gli occhi tristi davano al suo implacabile profilo greco quella espressione di malinconia che, secondo gli antichi, si addice alla giustizia.
Era davvero un bel ragazzo, peccato che Marianna, ai riccioli dorati ed agli occhioni azzurri di Enrico, preferiva la folta capigliatura mora e le iridi verdi di René.
- Io... Marianna, io... Riesco a immaginare la tristezza che ti porti nel cuore, la sofferenza per tua madre e per tuo padre... Anch'io ero legato a Umberto quasi quanto te e sento la sua mancanza, ogni giorno. Comprendo le responsabilità che hai con Paola, e sai che anch'io mi prendo cura di lei come un fratello... Lascia che porti via la tua sofferenza, lascia che la prenda, lasciala a me... - Continuò il biondo. - Io ti amo. Credo che questo, tu lo sappia già. - Le strinse la mano. - Sei così bella, Marianna...
- Enrico, io...
- Umberto... Umberto sarebbe stato felice di vederci insieme. Sono sicuro che anche Paola ne sarebbe molto felice... E René... È solo un dannato francese... Noi non volevamo un'Italia unita? Non volevamo un'Italia libera? - Senza aspettare una risposta da parte della ragazza, le carezzò la guancia timidamente e la baciò all'improvviso.
Marianna, stupita, si ritrasse bruscamente da Enrico.
L'odore del vino ancora sulle labbra dolci del giovane... Ma no, no! Non erano queste le labbra che conosceva! Quelle che conosceva lei... Ah... No, erano più calde, più morbide... Quelle che la baciarono teneramente...
- Mi dispiace tanto. - Mormorò.
- No, no. Capisco. Tu ami René Saurrois, non è così? Il valoroso soldato francese...
Le sfiorò il polso con le dita.
Lei, imbarazzata, si fissò la punta scarpette.
- Mi hai calpesto il cuore con quelle scarpette, Marianna. - Rise.
Dopo qualche istante di silenzio, la mora poggiò la testa sulla spalla di Enrico.
Il ragazzo, felice di quella piccola dimostrazione d'affetto, le carezzò i capelli castani.
Osservava quella ragazza come avrebbe guardato un bicchiere di cristallo, o un quadro molto bello, ma che non gli apparteneva.
Pian piano, piccole goccioline di pioggia iniziarono a cadere sulle teste dei due amici ed il cielo, da arancio che era, si fece plumbeo e scuro.
Marianna gli occhi li teneva chiusi, ricostruendo un altro volto, un altro sorriso, un altro sguardo...
- Noi saremmo perfetti. - Sussurrava il biondo. - Se solo tu non fossi innamorata di un altro.Passarono i minuti, forse anche delle ore... Chi lo sapeva? Non stavano prestando attenzione al tempo. Fu il rumore del tacco di uno stivale che affondava sull'erba bagnata a riportarli alla realtà. Marianna alzò lentamente la testa.
Saurrois?
Il giovane aveva i capelli fradici e respirava appena; era, evidentemente, arrivato di corsa.
- Marianna! Enrico!
Prima che la ragazza potesse alzarsi, Enrico la prese per un polso, ma poi, incerto la lasciò andare.
Corse da René e lo abbracciò stretto, come a voler riparare per tutto il tempo perduto con un abbraccio carico d'affetto, di tutto quell'affetto che davanti a Lassalle e Roch, quella stessa mattina, non aveva voluto mostrare.
- Mi dispiace davvero di presentarmi a quest'ora... - Esclamò René. - Ma...
Marianna lo interruppe. - Dopo tutto quello che abbiamo passato, credi ancora che ci sia bisogno di queste stupide formalità?
- C'è una cosa che non ho avuto modo di chiederti, questa mattina... E che, in realtà, avrei voluto chiederti molto, molto tempo fa... Forse... Forse ritieni che siano troppe emozioni per un solo giorno, ma... Marianna, mi vuoi sposare?
La ragazza annuì, con la grazia discreta che le era solita. Si strinse contro il petto di René, quasi pianse di gioia.
L'odore di polvere e di pioggia sull'uniforme, di sigaro e rose...
Sembrava che l'acqua non li toccasse minimamente; d'altronde, come potevano curarsi di un dettaglio così insignificante come un po' di pioggia, loro due?
Enrico sembrò non accorgersi nemmeno di quello che stava accadendo. Assistette alla proposta di René a testa bassa ed in disparte, come fosse stato un fantasma, spettro di un amore che, magari, in altre circostanze, sarebbe potuto esistere.
I due ragazzi, prima di entrare in casa al riparo, si soffermarono a dare un ultimo sguardo alla luna, o, più precisamente, a guardarsi l'un l'altro sotto la sua luce.
Resnati preferì restare ancora un po' da solo.
Si poté sentire un'urletto emozionato di Paola, nascosta dietro la tenda della finestra, insieme a Matilde, felice quasi quanto la sorella maggiore. Che avessero seguito tutto quello che era accaduto, fin dall'inizio?
- Oh, povero Enrico...! - Esclamò la bionda.
- Mf.. Quelli non hanno paura di nulla. - Borbottò la governante. - Guardali. Guarda René e Marianna... Loro due insieme sfiderebbero Satana e tutte le sue legioni.
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Marianna, mon amour
Tarihi KurguNell'inquieta e affascinante Milano napoleonica del 1800, Marianna, una giovane milanese bella e coraggiosa, e René, un ufficiale francese reduce da troppe battaglie, s'incontrano, si scontrano, si cercano, si perdono, s'ingannano, si sfuggono, si o...