- Qui staranno benone. - Dichiarò Antonino, aprendo la porta del fienile. - E soprattutto, non avranno modo di cercare di uscire.
Il gigante diede un'occhiata all'interno dello stanzone in penombra. - Mmh... La signorina si adatterà. - Alzò le spalle e sogghignò. - Tanti non sarà per molto. Non è il salone di villa Elisa, vero, ragazza?
Marianna strinse i denti e cercò lo sguardo di René. Lui riuscì perfino a sorriderle, ma era pallidissimo.
Il sogghigno del gigante si spense. Il brigante esitò, poi si tolse un pugnale dalla cintura e si avvicinò a René. Il capitano s'irrigidì.
- Calma, francese. Voglio solo liberarti le mani... Perdi sangue come un maiale sgozzato.
Saurrois si appoggiò con la schiena alla parete, massaggiandosi i polsi indolenziti.
Il gigantesco brigante si avviò verso la porta. - Io starò qua fuori fino a domattina. - Lanciò un'occhiata eloquente a Marianna. - Chissà, magari ti farò una visitina, lingua lunga. - Continuò in tono allusivo. - Per aiutarti a passare il tempo...
René smise di massaggiarsi i polsi e lo fissò.
- Ti consiglio vivamente di non provarci, bestione.
Enrico fece una smorfia e aggiunse un timido: - G... Già. Marianna è m... Mia.
René alzò una mano per far tacere il biondo e si avvicinò al gigante. - Non devi permetterti nemmeno di sfiorarla.
Il brigante gli lanciò ancora una lunga occhiata e parve lì lì per dire qualcosa. Poi cambiò idea, richiuse la porta in malo modo e la sprangò all'esterno.
Marianna si voltò in tempo per vedere René barcollare e crollare al suolo. La ragazza gli si adagiò subito accanto. Il suo volto era cereo.
Saurrois cercò di sollevarsi su un gomito. - Non preoccuparti, Marianna: un momento di défaillance...
La mora scosse la testa, spaventata. - No, René. Lasciami fare. - Alzò gli occhi su Enrico. - Vuoi aiutarmi, sì?
Il biondo esitò un momento, ma Marianna non abbassò gli occhi ed il ragazzo finì con l'annuire.
- Portami quel secchio d'acqua lì in fondo.
Resnati obbedì.
Marianna sollevò la gonna e, senza esitare, strappò lunghe strisce dalla sottoveste di tela bianca.
Enrico abbassò modestamente lo sguardo.
René seguiva tutti i suoi gesti e lei aveva l'impressione che quegli incredibili occhi verdi non fossero mai stati così dolci.
- Non avrei mai creduto di vederti tutta presa a curare un francese. - Osservò a un certo punto il capitano.
Scostando la giubba, Marianna mise a nudo un largo squarcio che partendo dalla spalla scendeva fino allo sterno. Enrico strinse le labbra, chiedendosi come avesse fatto Saurrois a resistere al dolore per tutto quel tempo.
Marianna aggrottò le sopracciglia. - Devo pulire la ferita, poi bisognerà accostarne i lembi prima di fasciarla... Non... Non sarà piacevole, René.
Lui annuì. - Coraggio. - Le sorrise, con un'espressione di sfida divertita. - Dopo tutto, sono solo un dannato francese.
Enrico seguì con le mascelle serrate la dolorosa operazione. René sussultò appena quando Marianna iniziò a pulire la ferita, e rimase perfettamente immobile e silenzioso fino alla fine.
Le mani della ragazza non tremarono, e nessuno dei presenti poté immaginare lo strazio che le procurava veder soffrire, sia pure stoicamente, il capitano francese.
Terminata la fasciatura, René appoggiò le spalle al muro e sorrise. - Va molto meglio, grazie.
Marianna gli si sedette vicino. Si sentiva esausta. Le emozioni delle ultime ore, lo sforzo di mantenere un atteggiamento controllato, le erano piombati addosso di colpo. Solo adesso iniziava a mostrarsi veramente per quello che era: giovane ed indifesa.
Enrico si schiarì la voce. - Marianna...
Lei sorrise. - Enrico.
- Tutto bene?
- Tutto bene.
Lui alzò le spalle imbarazzato. - Intendevo dire... Sei...
La ragazza si tirò indietro i capelli spettinati, lasciando che le ricadessero sulle spalle e lo guardò incuriosita.
Resnati scosse la testa. - Non importa.
Marianna chiuse gli occhi per qualche secondo, poi sentì il braccio di René cingerle la vita.
Sollevò lentamente le palpebre. Un languore nuovo, un emozione mai provata la indussero ad aggrapparsi a lui come un naufrago ad un relitto galleggiante. Non aprì bocca, stringendosi d'impeto a Saurrois, appoggiandogli la testa sul petto, sfiorando la spessa fasciatura in una timida carezza. Si sentiva di colpo svuotata di energie.
- Sei meravigliosa. - Mormorò lui accarezzandole i capelli, badando bene che il biondo non sentisse.
- René, io...
- Zitta, zitta. Non abbiamo ancora la corda al collo. - Sorrise. - È strano... In questi ultimi anni ho visto molte volte la morte in faccia. Me la sono sentita vicina. Ho imparato a conoscerla e a non temerla più. Adesso... - Esitò.
- Adesso?
- Adesso non la vedo. Non la sento vicina. Come se accanto a te... Con te... Non possa accadere niente di male.
Marianna abbassò gli occhi. Forse Enrico li stava guardando ma non gliene importava niente. L'indomani sembrava remotissimo.
René le sollevò il mento e la fissò. I loro volti erano vicinissimi.
- A casa tua non mi hai lasciato parlare, ma qui non puoi sfuggirmi. Io ti amo, Marianna. Ti ho amata quando ti ho vista tener testa a quei due soldati. Ti ho amata quando mi hai respinto. Ti ho amata sempre. Amo tutto di te. Ma... - Le sorrise un po' imbarazzato. - Ma tu non mi avresti mai dato la possibilità di dirtelo.
Lei gli scostò i capelli che gli ricadevano sul viso.
- Già. Ma adesso è diverso. Non è Rousseau a dire che è virtuoso chi sa vincere le sue affezioni, poiché allora segue la sua ragione e la sua coscienza? Ah, ragione e coscienza... René, sono così stanca che...
- Non mi prendi sul serio, Marianna. Non è questa la risposta che speravo. Una citazione dì Rousseau!
Lei annuì. Le tremavano le labbra. Saurrois se ne accorse e se la strinse contro tanto forte da farle male. Lei cercò debolmente di svincolarsi.
- Attento, la ferita...
- Al diavolo la ferita! Ho passato le ultime due settimane a sognare ad occhi aperti il momento in cui ti avrei avuta tra le braccia... In cui ti avrei sentita ammettere quello che la tua bocca orgogliosa rifiuta di ammettere... Anche adesso! Non hai soltanto un cervello, Marianna, hai anche un cuore!
- Rousseau non dice forse che la volontà è indipendente dai sensi? - Mormorò lei, cercando disperatamente di non soccombere alla tempesta di sentimenti che le si agitava dentro.
- Al diavolo anche lui! - Esclamò. - Come posso parlare d'amore a una donna che cita l' "Émile" invece di starmi a sentire?
Lei sorrise gli sfiorò la guancia in una carezza leggera.
- Marianna, mi ami? - Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi, improvvisamente ansioso. - Mi ami? - Un bagliore minaccioso gli attraversò le iridi verdi. - E ti proibisco di rispondere con una citazione!
- Capitano Saurrois, sei proprio uno sciocco. Sì, se non l'hai capito da te, sei proprio un grandissimo sciocco. - Alzò le spalle. - Bene, ora lo sai.
Era arrossita in maniera vistosa. L'ufficiale la guardò un momento come se la vedesse per la prima volta, poi l'attirò a sé dolcemente.
- Marianna!
Lei chiuse gli occhi. - Dio, Saurrois, sei proprio uno stupido. Questa mattina al Folto della Strega credevo di morire dallo spavento, quando ho visto che ti saltavano addosso in dieci... E poi davanti al Barone, quando quella specie di ciclope ti ha colpito... E poco fa, quando ti sei sentito male... E ancora indietro, quella sera nel giardino degli Oldrati... E quando sei venuto a casa mia dopo i funerali di papà, io... - Nascose il volto nella giubba blu. - Dio, René, che stupido... Che stupido!
Sentiva battere il cuore del francese un po' più velocemente del dovuto. Oh, che cos'aveva detto? Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo in viso, mai più...
D'improvviso, lo sentì sussultare, e sollevò il capo di scatto. La testa ripiegata all'indietro contro il muro, René scopriva i denti candidi in una risata gioiosa, una risata così felice, così contagiosa, che dovette mettersi a ridere anche lei, arrossendo ancora di più.
- Sì, sono stato stupido. Pazienza, mi rifarò del tempo perduto. E, Dio mi danni, nessuna corda ci dividerà, accidenti a quel maledettissimo Barone.
All'altro lato del fienile, Enrico aveva assistito in silenzio alla dolce dichiarazione dei due, sbuffando.
In quel momento, si udirono delle voci concitate all'esterno, e la porta si aprì di colpo.
Una donna di mezz'età alta e robusta con una gran cesta sul braccio, si profilò sulla porta.
- Lasciatemeli vedere! - Esclamò con voce stentorea.
Marianna sussultò. - Antonietta!
La custode di villa Elisa entrò nel fienile, accompagnata da un paio di briganti.
- Ah, ah! Eccola qui, la padroncina! - Rise, divertita, e ammiccò a un rivoltoso al suo fianco. - Sai da quanti anni faccio la serva ai Mazzotti? Lo sai? - Alzò le spalle. - Ero alta così. Così! - Indicò con la mano. Rise di nuovo e afferò per un braccio Marianna, facendola girare su se stessa, urlandole in volto: - Adesso è finita! Finita! Domattina verrò a vedervi pendere dal ramo dell'albero più alto del giardino di villa Elisa!
Nascondendo il gesto con la sua mole, la custode le aveva infilato in mano un biglietto, senza smettere di gridare. Poi fece un passo indietro e indicò la cesta. - Lo sai che cos'ho qui, padrona Marianna? Eh?
La ragazza scosse la testa, facendo scivolare nel polsino il foglio ripiegato. Antonietta sogghignò, scostando il panno colorato e mostrando numerose bottiglie scure. - Vino delle cantine Mazzotti per questa brava gente! Che lo bevano finalmente i poveri cristi! Che lo bevano i contadini! Che lo beva chi se lo merita, chi se lo è guadagnato! E crepino i signori!
- E crepino i signori e i francesi! - Aggiunse un ragazzo al suo fianco.
Saurrois s'inchinò. - Grazie, gentile signora. - Disse, ironico. - Spero vivamente che tutto quel vino vada in veleno puro a quei gentiluomini e a quelle gentildonne per vostro che ne berranno.
Antonietta sputò per terra e uscì, seguita dagli altri briganti.
Marianna si allontanò il più possibile dall'uscita e aprì il biglietto con gesti febbrili. Subito René le fu accanto.
- Dice... - Gli occhi fissi sulla grafia sgraziata di Antonietta. - Che nel vino c'è del sonnifero e di star pronti...
- Allora il suo comportamento era un trucco... Beh, scarsa in ortografia ma svelta di cervello. - Commentò Enrico.
- Tutto dipenderà dalla velocità di quei dannati là fuori nello scolarsi le bottiglie. E naturalmente, dalla rapidità del sonnifero. Spero che quella donna abbia fatto bene i suoi calcoli... - Osservò Saurrois. - Altrimenti passeremo un brutto quarto d'ora...
Enrico sollevò la testa. - In che senso?
René parve a disagio. - Et bien... Quel gigante sembrava interessato a Marianna. - Si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita con aria di possesso. - Se prova anche solo a sfiorarti, io...
Fuori, le voci dei briganti cominciavano ad alzarsi di tono. Si sentivano delle risate.
Saurrois si strinse contro Marianna.
- Bravi, bravi, bevete, salauds, bevete... - Mormorò, lo sguardo fisso sull'uscio. - Bevete, che il diavolo vi porti!
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Marianna, mon amour
Historical FictionNell'inquieta e affascinante Milano napoleonica del 1800, Marianna, una giovane milanese bella e coraggiosa, e René, un ufficiale francese reduce da troppe battaglie, s'incontrano, si scontrano, si cercano, si perdono, s'ingannano, si sfuggono, si o...