Capitolo XII

2.3K 165 4
                                    

E i briganti, in effetti, bevevano, eccome.
A un certo punto si udì levarsi la voce del gigante in una canzonaccia; subito altri gli fecero eco. Poi il ragazzo gridò con voce impastata: - Eccomi, fiorellino, arrivo! Aspettami, rondinella, un altro sorso, poi ti terrò compagnia!
Saurrois si irrigidì. - Direi che ce l'ha con te... - Mormorò a Marianna.
Fissò la porta di legno. Se si fosse aperta, che cosa sarebbe successo? René non poteva certo rimanere a guardare... E nemmeno Enrico, tutto sommato.
Si udì raspare debolmente contro l'uscio. Poi le voci si affievolirono. Per qualche minuto, il gigante continuò da solo a stonare da far paura. Poi il silenzio.
Un borbottio dietro la porta. - Arrivo... Aaarr... Rrivo...
René si strinse contro Marianna, le sopracciglia aggrottate.
- Ma perché dormite tutti quanti? Dooorr... Mite... Io... La bella rondinellaaaa...
Un tonfo sordo, come un corpo che cade. Poi più nulla.
Saurrois si chinò a bere un po' d'acqua dal secchio. Sulle sue guance il pallore cereo di poco prima aveva lasciato il posto a un rossore altrettanto innaturale. Aveva gli occhi lucidi di febbre.
- Silenzio! - Esclamò Marianna. - Viene qualcuno.
L'orecchio incollato al legno, Marianna rimase in ascolto, il fiato sospeso. Riuscì a sentire una specie di borbottio, poi uno strano rumore seguito da un tintinnio di vetri infranti.
Qualcuno armeggiava con la porta in maniera febbrile. Finalmente, la spranga fu tolta e l'uscio si spalancò.
Antonietta corse dentro, pallida e spaventata.
- Presto, fuori di qui!
Teneva in mano una bottiglia rotta.
- Cos'è stato quel rumore? - Chiese Marianna, seguendola all'aperto.
La custode indicò il corpo inerte del gigante, sdraiato di lato all'ingresso. Qualcosa di vischioso e scuro gli impiastricciava i capelli. Tutt'intorno, una dozzina di briganti dormiva nel più completo abbandono.
- Quando mi ha vista, ha cercato di riaprire gli occhi. Altro che sonnifero! Per un bestione del genere, ci voleva arsenico puro!
- Gli hai rotto una bottiglia sulla testa?
Antonietta annuì. - Sì. Ma a fin di bene... - Esitò. - Andiamo. Bisogna girare dietro l'edificio, prima che qualcuno ci veda...
Rapidamente, Saurrois si impadronì delle armi dei briganti addormentati, con un sospiro di soddisfazione, il francese s'infilò nella fascia che gli stringeva la vita due pistole e ne porse altrettante ad Enrico.
- Date una pistola anche a me. - Mormorò Marianna, tendendo la mano.
Il capitano annuì brevemente, affibbiandosi una sciabola al fianco, poi precedette gli altri girando cautamente attorno al fienile.
Il paese era quasi buio. Poche luci brillavano alle finestre. C'era silenzio, nelle immediate vicinanze del fienile. Da lontano, si sentiva provenire un vago schiamazzo, echi di canti e risate.
- Gli uomini del Barone sono nella villa del povero dottor Bossi e stanno facendo baldoria... Portano via tutto quello che c'è di valore e distruggono quel che non possono prendere. - Antonietta scosse la testa. - Era un paese così tranquillo, prima...
Si trovavano dinanzi a un ripido pendio erboso, al di là del quale si stendeva un vasto tratto di prato scoperto; ai margini del prato, iniziava la macchia fitta del Folto della Strega.
La luna calante rischiarava pericolosamente il tratto erboso completamente pianeggiante. Le luminosità argentee conferivano colorazioni irreali ai volti dei fuggitivi.
Antonietta fece un passo avanti. - Dobbiamo attraversare il Prato del Morto. Se arriviamo al Folto, siamo in salvo. Conosco una certa scorciatoia... Non ci riprenderanno.
René annuì. - Già. Ma immagino che il Barone non sarà così stupido da non mettere qualche sentinella a sorvegliare l'unica strada che porta al paese...
La donna scosse la testa, improvvisamente turbata.
- No, signore. Le sentinelle sono appostate molto più in su, alle prime case di Binate.
Saurrois la fissò, sospettoso. - Mi pare strano... E rischioso.
- No, signore... Vedete, nessun contadino, nessun brigante, nemmeno il più temerario, accetterebbe di passare la notte del Folto di Melinda. Io stessa, signore, tremo al pensiero di incontrare lo spettro della strega. Ma ho con me una efficacissima reliquia, un brandello del vestito con cui fu seppellita due anni or sono Marietta Chiesa, la nostra santa... La santa di Binate. Lei ci proteggerà.
Il capitano era sbalordito. - Incredibile! Voglio dire... - Lanciò un'occhiata divertita a Marianna. - Se riusciamo a spuntarla, dovremo essere grati a questa Melinda... O come diavolo si chiama. - Sogghignò. - Quasi quasi, mi piacerebbe conoscerla.
Antonietta sobbalzò. - Non evocatela, signore, per l'amore del Cielo! Non è saggio ridere di quel che non si conosce.
Marianna alzò le spalle. - Sentito, René? Tienitelo per detto. E vediamo di muoverci. Dobbiamo attraversare quel dannatissimo prato.
Enrico sospirò. - Neanche un cespuglio dietro il quale nascondersi se le cose si mettono male.
Saurrois strinse la mano di Marianna. Insieme, si lasciarono scivolare giù per il pendio verde. Gli altri li seguirono a brevissima distanza.
René voltò la testa. - Antonietta! - Bisbigliò.
- Dite.
- Perché diavolo questo prato si chiama "del Morto"?
- Perché ci hanno trovato un uomo assassinato, nel '94.
Lui sollevò le sopracciglia. - Ah.
Enrico imprecò sottovoce.
- Che cosa c'è? - Chiese Marianna.
- C'è che dovrebbero chiamarlo "delle ortiche", questo dannatissimo prato.
René respirò a fondo. - Preparati a una bella corsa.
Lei annuì. - Ma tu ce la farai?
- Certo che la farò.
Il prato le sembrava infinto. Correvano nella luce impietosa della luna, il fiato mozzo, con la paura di sentire da un momento all'altro le grida dei briganti e la carezza bruciante di una pallottola nella schiena.
Marianna si voltò a vedere se gli altri arrivavano. Inciampò, cadde, René la sollevò quasi di peso e continuarono l'attraversata del prato argenteo.
René aveva l'impressione che il tempo si fosse fermato. Il Folto della Strega appariva sempre più vicino, ma la ferita gli doleva in modo insopportabile.
Quando sentì sotto le dita la corteccia ruvida del primo tronco d'albero, la vista gli si annebbiò per un momento. Sentiva l'ansimare di Marianna, accanto a lui.
- Ecco che arriva Enrico... Ma Antonietta che cosa fa...? - Boccheggiò la ragazza, la schiena appoggiata a una pianta secolare.
René si raddrizzò con sforzo e le sfiorò la guancia in una carezza rassicurante. - Vado a vedere. Aspettami qui un momento.
Sola nel Folto, Marianna chiuse per un momento gli occhi, cercando di ritrovare un normale ritmo di respiro.
Una mano le si appoggiò pesantemente sulla bocca all'improvviso. Un'ombra imponente le si era parata davanti e la schiacciava contro l'albero al quale si era appoggiata.
In preda a un terrore folle, nel suo tentativo di liberarsi, si trovò sotto le dita qualcosa di molto simile alla lunga abbottonatura di una giubba militare. Dibattendosi, graffiò a sangue il volto in ombra dello sconosciuto assalitore.
- Sacrebleu! - L'ombra scura imprecò sottovoce in francese, immobilizzandole i polsi. - Ma state un po' ferma, que diable! Sono io, Lassalle!
Lei s'irrigidì. Lassalle?
L'uomo la lasciò libera e arretrò d'un passo. Ai raggi lattei della luna che penetrava tra le fronde fitte dei primi alberi del Folto, riconobbe le fattezze del colonnello francese.
Il Folto era gremito di francesi. Marianna si guardò intorno sbalordita. A un esame appena più attento, riuscì a distinguere il luccichio delle armi dei soldati appostati dietro gli alberi.
René, Enrico ed Antonietta le erano accanto, ansimanti per la corsa e stupiti quanto lei.
Lassalle si avvicinò a René. - Come state? Tutti bene? Vi abbiamo visti attraversare il prato. Al primo momento, c'è mancato poco che non vi sparassimo addosso.
René lo fissò. - Questa sì che è una bella sorpresa. - Riuscì a dire, sbigottito. - Come diavolo...
Il colonnello fece un gesto vago. - Un vostro soldato, un certo Turgot...
- Ma Turgot è morto! L'ho visto cadere fulminato a non più di due metri da me...
Lassalle annuì. - Così credevano anche i briganti. No, Turgot era soltanto ferito. È riuscito a tornare indietro ed a dare l'allarme... Siete senza parole, eh, signorina Marianna?
- L'inferno vi inghiotta, Lassalle, mi avete fatto morire di paura. - Replicò lei.
- Temevo che gridaste. - Si portò una mano alla guancia graffiata. - Ma se avessi immaginato una reazione così... Umh... Violenta...
Lei frugò nella gonna ed estrasse la pistola. - Poteva andarvi peggio.
Enrico sorrise divertito. - Imprevedibile, eh? Caro capitano... - E batté confidenzialmente una mano proprio sulla spalla ferita di René.
Saurrois barcollò, e Resnati lo sostenne, sbigottito.
- Accidenti a te, Resnati... - Riuscì a dire René a denti stretti.
Marianna gli fu subito accanto.
Lassalle sorrise. - Beh, il maggiore medico Raoul si prenderà cura di voi...
René scosse la testa. - Ma io sto benissimo. Perché volete togliermi la soddisfazione di partecipare all'attacco?
- State zitto, Saurrois. Non intendo mettere a repentaglio l'incolumità di un uomo come voi. O non vi pare d'averne passate abbastanza, per oggi?
Il maggiore Raoul arrivò in quel momento. Vide Saurrois e gli sorrise.
- Capitano Saurrois! Siete incorreggibile. Non ditemi che siete riuscito di nuovo a trovarvi sulla traiettoria di una pallottola dei rivoltosi.
René fece una smorfia.
- No, maggiore. Stavolta ho preferito variare.
- Baionetta?
- Sciabola.
- Bene, andiamocene di qui prima che scoppi l'inferno. Dovete avere una febbre da cavallo, caro capitano.
René cinse le spalle di Marianna. Lei sollevò la testa di scatto. Saurrois la guardava dolcemente, quasi con orgoglio, e se la stringeva contro con aria di tenere possesso. Il sagrato gremito, il Barone, il prete, il fienile sembravano lontanissimi, irreali.
Lassalle gli osservava in silenzio.
Lassalle!
In un lampo, Marianna tornò alla realtà. Si sovvenne di Gualtiero, dell'articolo, di suo padre...
Con dolce fermezza, si sottrasse all'abbraccio di René e si raddrizzò sulla persona. Poi guardò il capitano negli occhi.
Per quanto indebolito dalla febbre, Saurrois ebbe la netta impressione che la ragazza che gli era accanto in quel momento non fosse più la stessa che aveva confessato di amarlo nel fienile di Binate.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma Lassalle non gliene diede il tempo.
- Allora, signori! Ancora qui? Avanti, Raoul, accompagna questi due ragazzi e il capitano. Abbiatene cura.
Nemmeno a Enrico era sfuggita la repentina metamorfosi di Marianna...

Marianna, mon amourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora