Mi dispiace

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Due occhi azzurri mi fissano, carichi di disprezzo e disgusto verso di me molto probabilmente.
"Smith?"
Chiedo anche se conosco già la risposta, non sembra abbia voglia di fare amicizia.
"Dovevi morire."
La stessa voce del sogno, profonda e terribile, era lui che aveva parlato e forse, era sempre lui quello che aveva gli arti di metallo. Lascio da parte lo sgomento e ordino al cervello di preparare i muscoli al combattimento.
Sento la Fiamma iniziare a riscaldarsi, pronta per accendersi.
"Me ne hanno detto di peggio."
Rispondo.
Oramai la tensione tra di noi è palpabile anche alle persone che ci fissavano impaurite.
Guardo La folla, uno sguardo di avvertimento. Ma loro sono stupidi e tremendamente curiosi, non si muovono di un millimetro.
"Andate via, sub..."
Un pugno in piena pancia mi obbliga a non finire la frase. Il dolore lancinante alle costole mi piega in due, anche se sono distesa sull'asfalto duro. I miei polmoni cercano spasmodicamente l'ossigeno che mi è stato strappato via violentemente.
Mi rialzo a fatica.
Smith sta correndo verso la folla, il mio sangue si ferma per poi continuare il suo percorso.
Prendo il potere del fuoco e lo colpisco con uno dei miei proiettili, bruciando la sua manica che lascia intravedere il suo braccio di metallo. Iniziamo a colpirci, io subisco più di lui. Avrò tre costole incrinate e qualche organo danneggiato.
Smith continua a voler attaccare la folla che inizia a scappare, io continuo a fermarlo nel suo intento, ferendomi ancora di più. Un suo pugno nelle costole mi scaraventa ai piedi della folla che si gira per guardarmi.
Io li fisso, piena di sensi di colpa per non riuscire a proteggerli.
Vedo volti conosciuti e sconosciuti guardarmi, chi con compassione chi con disperazione.
È chiaro chi vincerà tra me e Smith, loro lo sanno.
Devo solo fare più danni possibili a lui, renderlo debole anche se ho le costole andate.
Il cuore batte lentamente, i polmoni sembrano aver rinunciato a pretendere aria per farmi vivere.
Tutto il corpo brucia, la Fiamma pulsa ancora, unico segno di vita che si può vedere in me.
Mi alzo, anche se una grande quantità di dolore tenta di farmi cadere a terra.
Guardo Smith.
"Non dovevo lasciarti in mano agli Avengers, loro hanno un cuore di zucchero e ti hanno risparmiata, cosa che io non avrei fatto. Sei una mina vagante."
Mi odia davvero, non posso esserne più che felice, ho un nemico davvero forte e questa cosa mi piace.
"Una mina che tu hai acceso Smith, io non ero pronta ad esplodere."
Il mio sussurro arriva forte e chiaro a lui.
"Tuttavia, non voglio ucciderti così presto. Sono certo che un giorno ci rivedremo, Regina degli Elementi."
Detto questo un qualcosa di grosso, rosso e verde, veloce come una saetta, lo prende e lo porta in cielo, facendolo volare via da noi. Cado a terra, il cuore che si è fermato per un minuto intero e i polmoni che faticano ad alzarsi.
Vengo soccorsa da mille mani, vedendo tutto buio nel giro di un secondo.

Un rumore alla mia destra mi fa aprire gli occhi lentamente.
Sono in una stanza ben nota: l'infermeria dello S.H.I.E.L.D.
Dovevo prevederlo che loro mi avrebbero ripreso, era scontato.
Ho una sorta di tubo infilato in bocca che mi fa sentire stranamente meglio, due tubicini nel naso che mi permettono di farmi respirare e una miriade di fili attaccati al corpo, fasciato dalla punta dei piedi fino alle spalle.
Vorrei muovermi, scappare, tornare da mio fratello, solo che non posso.
Un macchinario mi controlla il battito cardiaco che aumenta quando sento un movimento vicino a me.
Vorrei dire al cuore che mi fa male se pulsa così velocemente, ma non mi ascolta mai.
La mia vista controlla quanta polvere c'è sul comodino pieno zeppo di farmaci per poi posarsi sulle sfumature scure che si confondono col colore marrone di due occhi grandi, posati su di me.
"Lo sapevo che saresti tornata, solo non conciata così."
Faccio una smorfia infastidita a Tony Stark, felice come un gatto bagnato di rivederlo.
"Ho capito, hai fatto il voto del silenzio."
Con gli occhi indico il tubo che mi occupa la bocca, per dirgli che non posso parlare altrimenti gliene direi tante.
"Giusto, adesso sei costretta a stare con noi. Ti obblighiamo a diventare un Avengers."
Quanto vorrei dire di no, maledetto tubo.
"È inutile che mi urli contro, sei obbligata."
Fa un sorriso perfido quando dice "è inutile che mi urli contro"...lo odio cento volte più di Smith.
Cerco di far parlare gli occhi al posto della bocca, uccidendolo con lo sguardo.
Improvvisamente si avvicina al mio viso, cercando di leggermi dentro, di districare quel mistero che i miei occhi hanno.
Io lo fisso impotente, non posso fare davvero niente se non muovere gli occhi.
"Comunque sono felice che tu sia di nuovo tra noi."
La sua voce non è piena di sarcasmo e indifferenza come lo è di solito, ha usato un tono dolce.
Mi vuole lo stesso bene, e io ne voglio a lui, nonostante le nostre discussioni.
Cerco di fargli vedere un pizzico di luce nei miei occhi che equivale ad un sorriso, riuscendo nel mio intento.
Lui sorride, facendomi ammirare i suoi denti bianchi come la neve che fanno cadere ai suoi piedi tutto l'universo femminile. Le sue labbra calde si posano sulla mia fronte, chiudo gli occhi durante quei secondi per poi riaprirli quando la porta si apre con un tonfo, facendo entrare i vendicatori.
Sono vestiti in modo "civile" e mi sorridono, dal primo all'ultimo.
Passiamo la giornata con loro che cercano di farmi ridere e divertire nei modi più stravaganti.
Il mio cuore sembra essersi riscaldato di più, il vuoto che lo occupava si è riempito.

*buonasera signori! L'estate sta finendo, di nuovo. Manca un mesetto e si ricomincia, di nuovo.
Io non ho voglia di aprire i libri dei compiti, di nuovo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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