Inchiodo con la macchina. Davanti al cancello di casa mia, accasciato per terra, c'è Charlie.
Mi fiondo letteralmente da lui. I suoi capelli chiari ricadono sul suo viso, impedendomi di vedere la sua espressione.
Sposto i capelli e vedo che ha gli occhi chiusi.
"Non ci pensare neanche."
Gli dico, come se fosse una minaccia per dirgli di non morire. Mi abbasso sul suo petto per sentire il battito del suo cuore. È vivo. Un moto di felicità invade il mio corpo, svanendo così come è arrivato.
Afferro il cellulare e chiamo L'ambulanza.
"Pr..."
Non lo lascio finire. So che è Dave, il mio migliore amico che lavora al pronto soccorso.
"Dave, devi mandarmi subito un'ambulanza. Charlie sta male, non apre gli occhi, il cuore batte ancora grazie a Dio."
"Arriva tra due minuti, Grace resisti."
"Grazie mille."
Mi siedo accanto a mio fratello, pregando Dio di non giocare ancora con la mia vita. Se muore io non avrò nessuno.
Mio padre non conta più ormai. Il mio cuore sta accelerando. Metto una mano sul petto, sentendo un rigonfiamento e qualcosa di duro sotto il tessuto della mia giacca. La Fiamma. A volte dimentico di averla.
Guardo Charlie e noto che in mano ha la sua cartella e un libro. Lo sfilo dalle sue mani per leggere il titolo.
La copertina è blu con un ragazzo che assomiglia tanto a lui. Il titolo in giallo dice:"Young Sherlock Holmes, Nube Mortale." È il libro che gli avevo regalato io una settimana fa. Un rumore di sirene mi obbliga a spostare lo sguardo sul fondo della strada. L'ambulanza sta arrivando a gran velocità. Appena si ferma, escono subito i medici che lo portano sulla barella per portarlo all'ospedale. Hanno lasciato a terra la sua cartella. Io la prendo e la metto in macchina per poi andare con loro.
"Ehi, posso venire anche io?"
Chiedo ad una donna vestita di rosso.
"Lei è sua sorella? Salga pure."
Non la ringrazio neanche e salgo dove hanno messo mio fratello. Vederlo con tutti quei macchinari addosso mi fa sentire male. Decido di guardare la strada che sparisce dietro di noi. Dopo venti minuti, sono sulle scomode sedie della sala d'attesa dell'ospedale. Odio aspettare. I medici mi hanno solo detto che si è svegliato ma dovrà restare in ospedale.
Devono vedere la gravità della sua situazione per poi decidere se fare l'operazione o meno. Mi dicono di andare a casa, mi aggiorneranno sulle sue condizioni. Esco dall'ospedale in fretta. L'ultima cosa che gli ho detto è stato un "Vedi di farti la doccia, puzzi come un troll!"
Appena rimetto la macchina in garage, il mio cane, River, mi accoglie con la sua coda scodinzolante.
Entro nel salotto e mi dirigo in camera mia. Voglio solo dormire, anche se sono le 6:30 del pomeriggio.
Il mio cellulare vibra e io lo afferro.
C'è un messaggio del Preside Smith, quello della scuola di mio fratello.
-Salve, le volevo chiedere se lei domani è disponibile. Facciamo una passeggiata a cavallo per parlare di suo fratello.
Questo Smith è strano. Quando convoca i genitori, li porta sempre a fare una passeggiata. Magari anche lui ama la natura. Scrivo la risposta e mollo il telefono sul comodino.
-Certo, ci vediamo domani.
La sua risposta mi costringe a riguardare il display.
-Venga alla scuderia del paese.
E dove se no? Meglio distrarmi che di dormire il mio corpo non vuole neanche saperne.
Prendo il mio computer e ordino del sushi dal ristorante cinese migliore del paese. Leggo varie notizie sugli Avengers, un gruppo di supereroi che tutti amano e ammirano, per poi andare verso la porta per prendere il cibo.
Dopo aver pagato, poso il cibo sul tavolino del salotto e afferro le bacchette. River tenta di rubarmi il salmone, ma io gli lancio la pallina per distrarlo. Chissà se Charlie starà pensando a me, chissà cosa avrà da dirmi Smith.
La mia vita è triste. Monotona sotto certi punti di vista. Ma, il mio sesto senso, mi dice che qualcosa sta per accadere.
Non bado troppo a questa sensazione.
Lentamente mi addormento sul divano, aspettando che il Sole mi svegli con i suoi caldi raggi che mi accecano ogni volta che apro gli occhi.
Mi sveglio alle prime luci dell'alba, cadendo dal divano. Di faccia. Un lamento di dolore esce dalle mie labbra per poi trasformarsi in un imprecazione.
Faccio forza sulle braccia e mi metto a sedere. Sul portatile c'è la lista delle cose da fare che ho scritto ieri sera.
-Andare in canoa.
-Trovare mamma.
-Trovare Charlie.
-Andare in scuderia dal Preside.
In due secondi faccio una colazione a base di caffè e cereali. Mi metto la mia solita camicia a quadri verde, jeans neri e vans verdi. Do un buffetto a River e corro verso il fiume che non è molto lontano da casa.
Appena arrivo, saluto le persone che sono lì a pescare e mi piego in due per la fatica. Arranco fino alla mia canoa, afferro i remi, mi metto sopra e inizio il mio giretto mattutino.
Tutto è silenzioso. Il dolce suono dell'acqua che viene spostata dai remi crea un'atmosfera di pace.
Il paesaggio di montagna è la ciliegina sulla torta. Ma il tempo non aspetta nessuno e così sono costretta a tornare a riva.
Adesso c'è la parte più difficile della giornata: andare al cimitero.
Amo quel posto. Senza pretese ti costringe a rispettare l'eterno riposo delle persone che vivono lì. Ti fa pensare se esiste qualcosa oltre la morte. Mi dirigo senza troppi complimenti verso la lapide di mia madre. Appoggio i fiori che ho comprato prima e mi siedo, appoggiando la schiena sulla lapide. I soliti ricordi di noi due tornano a galla.
È come se ogni ricordo, ogni colore, ogni odore di quei momenti, diventasse in bianco e nero. Poi la sensazione che ti afferra al cuore e allo stomaco è pazzia. Sento le lacrime che si mettono in fila per scendere e suicidarsi sul terreno.
Incrocio le braccia all'altezza del petto e inizio a piangere, silenziosamente. Guardando il cielo.
Tutte queste responsabilità sono quasi impossibili da affrontare. Sentire quella certezza che se molli, anche solo per un secondo, tutto ti crolla addosso è...snervante. E mi sento stanca. Stanca come se fossi anziana. Stanca di avere questo peso sulle spalle. Stanca di sentire la forza di volontà che sta svanendo. A volte vorrei davvero lasciare le cose in mano agli altri. Ma ho paura di apparire come una persona che scarica i suoi problemi sulle altre persone, una che scappa.
Ed è proprio quella paura che alimenta la mia volontà. Ma adesso è il momento di trovare mio fratello. Accarezzo la superficie dura e fredda della lapide e mi dirigo verso l'ospedale. Non prendo la macchina. Ho voglia di camminare oggi.
Così mi ritrovo ad aprire la porta della stanza di Charlie. Il bianco di quella stanza mi acceca. Ma appena vedo mio fratello sul letto, con dei fili attaccati alle braccia, mi dirigo verso di lui.
"È bello."
Dice.
Mi siedo sul letto e gli prendo una mano.
"Il libro che mi hai regalato."
Continua.
"Mi fa piacere."
Patetico Watson. È tuo fratello!
"Non ti arrabbiare con papà."
Quella frase mi spiazza.
"So che ti sei arrabbiata con lui, so che poteva salvare la mamma."
Ha capito che gli ho mentito. Almeno il peso della bugia si è tolto.
"Lo dicevo io, assomigli un pochino a Holmes."
Lui ridacchia. Ma è una risata di quelli che sanno che possono morire. E mi distrugge quella risata.
"Ti porterò tutti i libri che vuoi, ma adesso devo andare dal Preside Smith. Vuole sapere come stai."
Mi alzo, ma una mano ferma sul mio polso e mi costringe a girarmi.
"E non poteva venire lui? Mi sembra sospetta questa cosa, stai attenta Grace."
Sempre sospettoso questo qua.
"Va bene. Tu cerca di star bene."
Sto per uscire dalla porta e un "Di non morire, magari." In sua risposta mi fa salire le lacrime.
Corro come se avessi un leone dietro. Quasi vado a sbattere contro il cancello in ferro battuto della scuderia.
Inspiro l'odore di sterco e di cavallo che io amo e entro.
Smith mi aspetta con due cavalli, uno baio e alto almeno uno e novanta e uno morello alto uno e sessanta.
I suoi occhi azzurri mi scrutano per poi porgermi la mano che io stringo. Giusto per essere cortese. Altrimenti la mano che sta stringendo se la ritrova in faccia. Ho sempre odiato i suoi modi falsi di rivolgersi alle persone. Se ti sto sul culo dimmelo no? Non mi cambi la vita.
"Il suo è questo."
Indica quello baio.
Io sorrido e monto in sella. I cavalli di questa scuderia mi conoscono tutti, mi seguirebbero anche nelle fiamme.
Rimango spaesata da quanto mi sento alta su quel cavallo.
Lui monta in sella e si mette davanti a me.
"Andiamo nel bosco, la guido io."
Oh, non ti azzardare a farmi da guida in un posto che conosco da quando sono nata.
"So la strada."
Dico, affiancandolo.
"Ebbene, vuole fare una gara prima di arrivare al bosco?"
Ti sei scavato la fossa da solo, mio caro Smith.
"Può scommetterci."
Parto spedita al galoppo veloce, con lui di fianco che tenta di sorpassarmi.
Il vento mi schiaffeggia la faccia e si intrufola nei miei capelli.
Continuo a spronare il cavallo e muovo anche le redini, finché non raggiunge una velocità degna di una Ferrari e sorpassa Smith.
Mi giro e gli faccio un sorrisetto di sfida che lui ricambia.
Ormai sento solo il rumore degli zoccoli che calpestano il terreno duro che porta al bosco.
Mi fermo all'entrata del bosco per aspettarlo. Davvero ha voluto sfidare la miglior cavallerizza che Banff abbia mai visto?
"Cavalca come un campione."
La sua voce mi dice che posso mettere al passo il cavallo e addentrarmi con lui nella foresta.
"Anni di allenamento."
Rispondo, guardandomi in torno.
Sento che il cavallo diventa più teso ad ogni passo che fa.
Quando alza le orecchie capisco che qualcosa non va. Lo fermo.
Sento dei rumori udibili solo da chi ha imparato a sentire anche quando cade una piuma. Una come me. Quei rumori sono passi. La tensione afferra il mio stomaco.
"Dobbiamo andare."
Giro il cavallo ma Smith mi blocca la strada.
"Dobbiamo correre via!"
Gli urlo. Cosa fa lì impalato? Devo farlo cadere?
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi."
Quel sorriso. È un sorriso da "sta per succedere qualcosa e tu sei nei guai." Stringo gli occhi e lo fisso.
"A che gioco sta giocando?"
Chiedo. Lui sorride ancora. I rumori di passi sono più vicini. Il vento aumenta senza che io l'abbia deciso.
E quando mi giro capisco che si, sono nei guai.*ma ciao belle persone! Viva la depressione di sto capitolo!! Io vado a riempirmi di waffle alla Nutella finché una balena spiaggiata assomigli ad una modella confronto a me. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.Ok non c'entra nulla ma guardateli. Qua la ship parte come una Ferrari. *iniziano a tirarle pomodori e la inseguono coi forconi* Okay, va bene! Vado via in sella al mio lamagongo di pianura.
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The Queen Of The Elements
Fiksi PenggemarGrace Watson, una giovane ragazza canadese, possiede dei poteri sovrannaturali. Riuscirà a controllarli? Perché gli Avengers la vedono come una minaccia capace di cambiare le sorti dell'umanità? Bene o Male? Luce o Oscurità? A chi deve la sua lealtà...