sixteen

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Il mattino seguente Steve si svegliò per primo trovandosi Bucky poggiato sul petto dolcemente addormentato. Lo guardò con dolcezza e un velo di tristezza poi prese i suoi vestiti e li rimise. Prese il casco della moto e andò via chiudendo piano la porta. Sospirò e mentre camminava nel corridoio vide Bruce che lo salutò.
-Già vai via Cap?- si rivolse a lui con un sorriso.
-Si,ho delle cose da fare oggi,ci vediamo- se ne andò velocemente. Andò via con un nodo alla gola. Quella notte era il suo addio,sapeva che dopo non avrebbero mai più potuto stare insieme. Era pensieroso e preoccupato,non voleva che gli altri sapessero cosa fosse successo nella stanza dell'hotel e non voleva nemmeno ammettere di aver fatto una bastardata. Lo aveva lasciato solo nel letto,chissà come si sarebbe svegliato,chissà se aveva qualche speranza o altro. Non poteva aprirgli le braccia dopo che lo aveva lasciato. Mentre era immerso in questi pensieri guidava la moto e si era beccato un sacco di fischi dalle aitomobili,quando fu ad un incrocio accellerò pensando di farcela a passare ma una macchina veniva da destra e lo prese in pieno. Per Steve fu un attimo. Si era trovato a terra con la sua amata Harley Davidson addosso. Non riusciva a sentire i suoni intorno a lui e la vista si offuscava sempre di più,sentiva dolore ovunque. Lentamente chiuse gli occhi senza accorgersene.
Erano le undici di mattina e Buck era tornato alla torre con gli altri. Era rimasto deluso,si aspettava di trovare il biondo vicino a lui e invece se n'era andato. Erano tutti seduti sul divano o a terra a guardare la televisione. Tutti aspettavano Cap che non era ancora tornato.
-Ve lo ripeto,mi ha detto che aveva da fare,tranquilli- ripeteva Bruce. Tony arrivò dalla cucina e cambiò canale,per caso c'era il telegiornale che trasmetteva le solite notizie noiose ma poi tutti si misero sull'attenti. C'era stato un incidente vicino casa loro,erano coinvolti un ragazzo e un uomo sulla quarantina. L'uomo stava bene,aveva riportato qualche ferita ma non grave e parlava alla telecamera di ciò che era successo mentre più in là il ragazzo veniva trasportato su una barella,dicevano che era gravemente ferito. Quando il giornalista chiese più informazioni ad un poliziotto sul posto si girò stupito verso la telecamera. "A quanto pare il ragazzo è proprio Steve Rogers,il nostro Captain America. Sono sconvolto". Tutti si girarono a guardarsi e scattarono in piedi. Bucky fu il primo ad uscire di casa. Non gli importava più niente. Cominciò a correre verso l'ospedale,le gambe erano veloci,sentiva il fiato corto e il cuore gli era salito in gola. Aveva paura. Aveva troppa paura di nom vederlo mai più. Era consapevole di aver fatto una cazzata ed ora si stava addossando ogni colpa. Si ripeteva che se non lo avesse lasciato non sarebbe successo nulla. Essendo anche lui un super soldato si trovò all'ospedale mentre Steve veniva portato dentro il pronto soccorso. Corse verso di lui urlando. Le lacrime minacciavano di uscire e il cuore gli usciva dal petto. Aveva il viso rovinato,vedeva la camicia quasi strapata con del sangue sopra,i suoi capelli biondi erano coperti di polvere e gli occhi erano chiusi. Aveva provato a correre ancora verso di lui ma non ci riusciva. Aveva pensato alla notte prima in cui era stato fra le sue braccia beato e aveva pensato a tutto quello che aveva passato con lui. Ogni momento percorreva la sua testa. Ricordava la sua bella risata dopo una battuta idiota,i suoi baci,le sue carezze,la sua dolcezza,la sua determinazione,il suo coraggio. Stava percorrendo anche i momenti in cui lo aveva ferito. "È finita davvero." gli aveva detto freddamente. Lo aveva fatto per egoismo e lui era stato a piangere per ore. Per colpa sua adesso stava male,anzi,malissimo. Tutti quei pensieri lo fecero sentire peggio e sentiva di stare per vomitare. Non ci credeva,non poteva crederci. Le lacrime ormai gli rigavano il volto e avevano reso i suoi occhi ancora più azzurri. Si sedette e aspettò gli altri. Piangeva e la sua mente viaggiava,pensava al suo Stevie,al suo punk. Pensava al giorno in cui si erano incontrati,Steve era seduto in cortile a disegnare,era seduto da solo ed era concentrato. Nessuno lo disturbava e lui si era avvicinato incuriosito dal bambino con i capelli biondi. Gli aveva chieso cosa disegnava e da una semplice domanda era nata un'amicizia che poi si è trasformata in amore. Bucky prima di quel momento non sapeva come si fosse sentito Steve quando lui era precipitato dal treno. Adesso sapeva che tutto quello che aveva provato era rabbia e tristezza. L'impotenza e la consapevolezza di non aver fatto abbastanza per lui lo logorava. Quando arrivarono,gli altri chiesero a James se aveva notizie. Lui rispose di no con un filo di voce. Erano preoccupati per Steve e dispiaciuti per Bucky. Erano tutti in silenzio,nessuno era in grado di affrontare quello che stava succedendo. Era come se quel silenzio stesse a significare "va tutto bene",ma niente andava bene. Cap era quello che riusciva a tenerli uniti.
-Potete parlare? Vi prego questo silenzio mi sta rompendo i timpani- ruppe il silenzio Tony,che in tutta risposta ricevette delle occhiatacce.
-Vado a parlare con qualche infermiere,voglio sapere che sta succedendo-. Sparì nei corridoi dell'ospedale per un pò. Bucky non volveva alzarsi da lì,non si sarebbe alzato fino a che non avrebbe potuto vedere Steve. Stark tornò dopo quasi mezz'ora con il volto indecifrabile. "Ecco" pensò James "questa è la fine".
-Ha sbattuto la testa,ma questo non ha portato nessun danno grave per fortuna portava il casco. Hanno detto che riporta delle ferite sul corpo sopratutto sul lato dove la moto gli è caduta addosso. Una gamba rotta e due costole incrinate.- da un lato era davvero dispiaciuto ma dall'altro sollevato. Tutto sommato stava bene e non portava danni permanenti.
-Posso vederlo?- chiese il moro guardando Tony.
-Stanza 131-. Corse a cercare la stanza,ansioso di vederlo. Aveva bisogno di vedere il suo viso. Eccola. Stanza 131. I numeri erano scritti sulla targa accanto la porta chiusa. Cercando di non fare rumore aprì la porta e lo vide. Era sveglio e guardava le sue mani. Sembrava un bambino che lì non voleva stare.
-Posso?- chiese quasi impaurito James con gli occhi ancora arrossati per via delle lacrime. Vide Steve che annuì distratto. -Come ti senti?- avvicinò la sedia al suo lettino e finalmente lo guardò negli occhi. La sua espressione divenne ancora più cupa mentre guardava Bucky.
-Stavi piangendo- affermò.
-Sto bene,per favore,mi dici come ti senti ora? Va tutto bene? Vuoi che ti sistemi il cuscino?- stava cercando in tutti i modi di cambiare argomento. Steve gli afferrò la mano metallica e la strinse. -Non rendere tutto più difficile...Non sai quanto mi dispiace,non sai quanto vorrei tornare da te,non sai quanto mi manchi...Quindi ti prego,non fare così- disse serio.
-Steve ti prego,se è vero che ti manco,se è vero che vuoi tornare,fallo. Sai che ho commesso un errore ma posso aggiustare tutto,te lo giuro io posso- venne interrotto dalla voce del biondo che ancora stringeva la sua mano.
-Non puoi sempre aggiustare ciò che è rotto...Non è vero che non mi importava che tu mi avessi lasciato. Ho dato un bel peso alle tue parole James. Io ho pesato ogni lettera e ogni sillaba di ciò che mi hai detto. Sono stato con altre persone perchè pensavo che saresti uscito dal mio cervello,dal mio cuore. Sono stato con altri perchè pensavo che mi sarei sentito amato. Invece non è stato così. So bene che odi quando cerco di scaricare la colpa del tuo passato su altri,so che ti ritieni un errore,uno di quelli che dovrebbe essere cancellato,ma non è così. Mi hai scaricato perchè stavo cercando di farti sentire meglio,mi hai lasciato perchè volevo farti sentire amato come faccio sempre. In quel momento dovevo farti capire che io più degli altri c'ero anche se mi avevi fatto del male io ero pronto a combattere per te e per la tua felicità. Tu lo hai fatto una volta. Ma a quanto pare non ti importava davvero. "Non si tratta di superare la morte di qualcuno che ormai si trova sottoterra da anni". Non sai nemmeno come mi sono realmente sentito in quel periodo,come mi sento sempre. Molta gente pensa che i brutti periodi durano poco ma invece non è così,durano troppo tempo per alcune persone e purtoppo capita sempre alle persone migliori come me e te. Io volgio farti stare bene,voglio fadti dimenticare tutto ma tu sei troppo occupato a pensare al peggio. Ti chiedo solo di non piangere adesso,perchè devo dirti delle cose e se cominci a piangere mi si spezzerà il cuore in mille pezzi- lo guardò e lo vide annuire in silenzio con gli occho sgranati -L'ho fatto a posta. Ho visto la macchina che veniva a tutta velocità e mi sono buttato così che quella macchina mi prendesse in pieno. Volevo che andasse diversamente ma eccomi ancora qui. Bucky io l'ho fatto perchè la scorsa notte è stata una delle più belle della mia vita e non avrei mai più riavuto indietro la sola cosa che mi facesse restare vivo. È stato ieri notte che io ti ho perso per sempre. Non potevo farcela,non posso farcela senza di te okay? Mi sono sentito così...non lo so. Per una settimana,per ogni secondo che è passato da quello stupido "È finita" ho cercato ogni ragione possibile. Sai come sono,sai quanto quegli insulti mi abbiano condizionato e sai bene quanto è difficile togliere le cattiverie dalla testa. Penso che la vera raguone per cui tu mi hai mollato è che sono un disastro Buck. La tua scusa in quel momento era quella di farmi del male e la mia testa ha cominciato a urlare "non è vero,non è vero,sta cogliendo l'occasione per non doverti dire che sei un tale disastro,un pasticcio"- un singhiozzo gli uscì dalle labbra con le lacrime che correvano giù senza freni e fu lì che il moro intervenne.
-Non avresti mai dovuto pensare una cosa del genere nemmeno per un secondo. Io ti amo e la paura di poterti fare del male era troppa in quel momento. Sei il mio disastro,il mio pasticcio bellissimo. Ti prego fammi rimediare a tutto quanto..Non voglio vederti così e non voglio che ti succeda qualcosa. Sei ancora il mio punk. Sei ancora e sarai sempre il mio piccolino.- poggiò le mani sulle sue guance e asciugò le lacrime guardandolo negli occhi. Sorrise. Uno dei sorrisi più sinceri che potesse fare in quel momento. Un sorriso misto di dolcezza,amore e dolore.
-Non mi importa come,dove o quando,io ti amerò sempre-.
-Ti amo anche io- disse con la voce rotta.Un sorriso comparve anche sulle sue labbra. Quei due sorrisi si unirono in un bacio dolce che permetteva ad entrambi di trasmettere sicurezza e tranquillità.

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