thirteen.

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Steve era spaventato e Bucky invece non voleva ferire nessuno. Quando dovettero andare a New York,Steve se ne andò senza Bucky con la sua moto e quindi al moro toccò prendere un taxi. Steve era arrabbiato per quello che era successo e semplicemente non aveva voglia di parlarne. Sapeva che non era stato veramente lui,ma ci teneva troppo. Ora non aveva tempo di prendersela,doveva pensare a tenerlo al sicuro perché sapeva che adesso si sarebbe sentito male per giorni solo per avergli fatto qualche livido. Finché tutto non sarebbe stato a posto avrebbero vissuto da Tony con gli altri. Andò sul grande divano e Clint lo guardò stupito. Il viso di Steve aveva un livido violaceo sull'occhio e il labbro era completamente distrutto e sanguinante. Un disastro a detta sua.
-Che c'è? Non hai mai visto uno che è stato pestato?- lo disse con strafottenza,in quel momento era davvero irritato da ogni cosa e gli importava solo di Bucky che era seduto alla fine del divano con i gomiti sulle ginocchia e le mani unite. Gli si avvicinò.
-Dovresti starmi lontano,sono pericoloso-.
-Sei il mio ragazzo,non posso starti lontano nemmeno per 70 anni.-ridacchiò sperando di tirarlo su.
-Non provarci nemmeno,non sono in vena di giochi-.
-Non fare il capriccioso! Sto solo cercando di fare qualcosa per quel muso lungo- sorrise.
-Senti,io ti ho quasi ucciso okay? Come credi che possa sentirmi? Io ti amo e solo guardando le ferite sul tuo viso mi picchierei da solo- sospirò e cercò di restare calmo,sapeva che quando si arrabbiava le sue parole erano più taglienti di qualsiasi lama.
-Ti ho ripetuto che non è successo nulla,passerà. Hanno quasi preso quel bastardo sei al sicuro e sai bene che non sei stato tu a farmele-. I nervi erano a fior di pelle e Steve aveva premuto proprio sopra una nota dolente. Spesso non si rendeva conto di usare parole idiote che Bucky prendeva come offesa.
-Si infatti è stato un cazzo di fantasma! Svegliati e cerca di guardare la realtà Steven. Hai sempre la testa fra le nuvole,pensi ad essere il tuo perfetto supereroe e pensi che per tutti sia facile così come lo è per te. Non significa che solo perché sono di nuovo qui con te io sia felice e che tutto mi sia passato. Potrebbe essere così per te ma per me no,affatto. Io sono tormentato da tutto,non è una cosa facile da superare,devi schiaffarti in testa che il mio problema è gigante,non si tratta di superare la morte di qualcuno che ormai si trova sottoterra da anni! Il mio problema persiste nella mia anima e nel mio cervello. Non passerà mai. Sarò sempre tormentato da quelle persone e tu devi accettare il fatto che sono stato io ad uccidere della gente e sono stato io che per ben due volte ti ho quasi ammazzato. Sai cosa? Tu non dovresti nemmeno starmi vicino. Tu sei il dolce e saltellante Steve che vive ancora negli anni 40 spensierato mentre io sono cresciuto,sono cambiato e in peggio. Dovrebbe...dovremmo finirla qua. Siamo davvero diversi e allora eravamo stupidi ragazzini-. Non lo stava guardando in faccia,non aveva il coraggio di farlo. Sapeva che la loro relazione significava molto per lui ma preferiva così.
-Guardami e dimmi che vuoi davvero finirla qui. Guardami negli occhi e dimmelo James.- aveva i denti stretti e i pugni serrati. Sperava che lui non lo guardasse e invece i loro occhi puntavano gli uni negli altri. Steve perse uno,due,tre,quattro battiti. Non ci credeva.
-È finita. È davvero finita-. Aveva avuto il coraggio di farlo. Bucky stava assistendo ad una cosa peggiore della morte. Assisteva alla sconfitta di un ragazzo,un povero ragazzo.
Steve si chiuse in bagno e cerco di non piangere. Si era poggiato al lavandino per non rischiare di perdere l'equilibrio e poi alzò la testa per guardarsi allo specchio. Si guardò bene. Per la prima volta si vide per bene. Vedeva un ragazzo segnato dalla solitudine e dall'amore. Un ragazzo che non era mai riuscito a superare il passato e che era rimasto solo. Per lui era inevitabile non piangere,la sensibilità era parte di lui da sempre. Erano le peggiori lacrime quelle che versava in silenzio perché ogni lacrima era una colpa che si dava. Scivolò contro la porta sedendosi a terra. Guardava la luce fioca entrare dalla piccola finestra dall'altra parte del muro mentre le lacrime calde correvano giù. Il silenzio lo avvolgeva,gli faceva da involucro. Il silenzio lo stava risucchiando e tutto nella testa aumentò il volume. Sentì che stava tornando quel periodo della sua vecchia vita che pensava di aver superato,quei momenti orribili che lo avevano fatto morire dentro.

"Caro diario,
la mia tristezza dura da tre mesi. Non mangio,non bevo,non dormo. Sono fatto scheletrico e mi ammalo più di prima. Odio la mia vita."

Aveva continuato a piangere fino a che non si era addormentato sul pavimento. Non era chiuso a chiave quindi fu facile per i ragazzi portarlo in una camera e metterlo a letto.
Bucky era andato in panico quando si era chiuso là dentro. Aveva iniziato a pensare al peggio e quando i minuti diventarono ore,iniziò a ripercorrere degli episodi orribili. Era corso da Natasha per raccontarle tutto.
-Quando Steve ha perso sua madre è caduto in depressione,anche se aveva me lui non riusciva a capacitarsi di nulla. Era un ragazzino indifeso e in quel periodo le sue insicurezze e le sue paure divennero pura realtà. I compagni si facevano sempre più pesanti con lui,gli insulti raddoppiarono e veniva picchiato spesso quando sapevano che io non avrei potuto soccorrerlo e la paura di perdere sua madre era diventata la dura realtà. Quando veniva picchiato usciva da scuola in fretta prima che potessi anche solo vederlo. Schizzava a casa con la testa bassa e poi lo trovavo sulla porta con gli occhi rossi e un sorriso.Aveva provato di tutto pur di colmare quel dolore,ci ha provato a farmi stare tranquillo tenendo il sorriso. Sapevo che le cose non andavano perché quando la notte andavo sotto la sua finestra sentivo i singhiozzi e una notte dovetti correre dentro da lui-. La rossa lo fissava attenta.
-Che era successo?-.
-Aveva spaccato uno specchio con una mazza. Era completamente scalzo e i vetri gli avevano martoriato i piedi. Urlava,urlava come se fosse stato posseduto. Avevo paura,avevo solo un anno più di lui,ma poi capii che era solo compito mio farlo felice e aiutarlo. Avevamo 16 o 17 anni all'epoca ma ci sono riuscito. Ci ero riuscito a farlo felice fino ad oggi...-. Si guardò le mani preoccupato,ma non era pentito. Non si era pentito di averlo lasciato,era una decisione più che giusta secondo lui.
-È successo tempo fa,Bucky. Steve non è rimasto così debole e non devi stare in pensiero perché chiunque sarebbe triste dopo una rottura. Vedrai che quando si sveglierà sarà tutto a posto. Adesso pensiamo a Rumlow,questo e il problema maggiore ora.-

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